Matrimoni gay, adozioni a trans e aborto: l’America latina tra liberalizzazione e conservatorismo


Di Paolo Manzo, giornalista , vive a San Paolo, in Brasile, con la moglie. Per Baldini e Castoldi ha scritto Lula il presidente dei poveri.

Matrimoni omosessuali collettivi a Città del Messico (5 coppie di gay e lesbiche si sono sposate ieri ma altre 42 diranno sì nei prossimi giorni).

Pillola del giorno dopo in Perù – si decide in queste ore ma è probabile un sì mentre circola nelle farmacie già da un paio di mesi in Cile.

Una coppia di fratellini argentini – lei di 4 anni lui di 7 – data in affidamento a a María Belén Ochoa che ha commentato “è fantastico, non me l’aspettavo”. La Ochoa è infatti un travestito.

L’America Latina sta cambiando più di quanto non si possa credere proprio su quei temi che per un continente tradizionalmente legato alla Chiesa Cattolica erano considerati tabù fino a ieri.

Non a caso infatti Buenos Aires è stata nominata recentemente città “gay friendly” e ha ospitato la prima edizione dei mondiali di calcio gay. Naturalmente non mancano le polemiche e, dopo i tabù infranti, i passi indietro.

Tre giorni fa, ad esempio, proprio a Buenos Aires un giudice ha annullato il primo matrimonio omosessuale celebrato nella capitale argentina appena mercoledì scorso tra il 42enne Damian Bernath e il 39enne Jorge Salazar.

In Nicaragua, invece, l’aborto continua ad essere vietato in ogni caso, anche in casi gravissimi di cancro della madre, nonostante il governo sia di sinistra con l’ex guerrigliero sandinista Ortega alla presidenza, mentre il neo-eletto presidente cileno Sebastian Pinera, di centro destra, ha già fatto sapere che non ha nessuna intenzione di modificare la legislazione della Bachelet sulla pillola del giorno dopo.

Di certo, al di là delle ideologie, si stanno scatenando un po’ ovunque le polemiche e i dibattiti, con sondaggi online sui principali giornali del continente.

Con da un lato soprattutto le associazioni dei Gay, delle Lesbiche e dei Travestiti e dall’altro la Chiesa che difende inascoltata la famiglia etero-sessuale e il no all’interruzione volontaria della gravidanza. Una dimostrazione che l’onda lunga partita nel 2005 dalla Spagna del leader socialista José Luis Rodríguez Zapatero con la legge sulle nozze gay ha oramai attraversato l’Atlantico, dilagando nella pur cattolicissima America Latina. Come evolverà non è dato sapere anche se il trend appare inarrestabile.

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