14/03/2010
Pubblichiamo un intervista rilasciata da Imma Battaglia a LSDmagazine.
Poca visibilità da parte dei media, eppure questa data, il 23 marzo, segna un momento fondamentale per la Costituzione italiana. Ne parliamo con Imma Battaglia, esponente di punta del movimento gay e lesbico italiano, lei, matematica ed esperta di informatica, ma anche sportiva (è stata nella nazionale di pallamano) ha lottato, riuscendo, per esempio che il World Gay Pride si svolgesse a Roma nell’anno del Giubileo, lei ad inventare con un gruppo di amici il Gay Village, luogo-evento che si rinnova con successo ogni estate a Roma. E sempre lei ha presieduto (prima di dimettersi) il Circolo Mario Mieli, storico punto di riferimento del movimento omosessuale romano, portandolo a livelli nazionali con una gestione strutturata delle attività tra cui, la celebre discoteca Muccassassina che decise di affidare alla direzione artistica di Wladimir Luxuria.
Ultima sua creatura il Di’ Gay Project, un’associazione che per statuto “si oppone attivamente a ogni forma di discriminazione nei confronti delle minoranze gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender ma anche etniche e religiose”. Ed è proprio l’art.29 - “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”- oggetto della pronuncia della Corte Costituzionale italiana sull’incostituzionalità del divieto appunto al matrimonio verso soggetti dello stesso sesso.
Imma Battaglia insomma una data oserei dire storica per la Costituzione italiana. Siamo di fronte ad rivoluzione in atto?
Si è innescato un processo di confronto culturale fuori da ogni schema tradizionale. La Corte Costituzionale rappresenta la massima espressione della nostra democrazia ed evidentemente il solo fatto che sia chiamata a discutere su un tema come il matrimonio omosessuale è un fatto simbolico di portata storica. Come controindicazione, evidentemente, dobbiamo tenere presente non ci troveremo mai davanti ad un risultato secco da stadio ma molto probabilmente, indipendentemente dal diniego o dall’assenso, ci sarà un rimando al Parlamento. Certamente la questione sarà diversa se ci si troverà di fronte ad una decisione favorevole o meno. In entrambi i casi però si innescheranno reazioni a catena di portata nazionale politica rilevante di fronte a cui dovremmo farci trovare preparati. La cosa che più mi preoccupa è che un giudizio favorevole della Corte potrebbe innescare immediatamente una reazione politica che cercherà di modificare la Costituzione Italiana per sancire in maniera definitiva e tombale che, in Italia, il matrimonio si intende soltanto tra un uomo e una donna. Questo lo temo come una sconfitta senza via d’uscita.
Rivoluzione che però forse arriva in ritardo a differenza di paesi anche a noi vicini, cattolici come la Spagna. Come mai?
Le ragioni sono tutte politiche. In Italia si è creata una situazione di fatto molto grave che ha visto prevalere lo scontro ideologico di posizioni su un sano pragmatismo democratico di evoluzione dei diritti. E le responsabilità stanno da tutte le parti. Si sono alzate bandiere ideologiche invece che pensare all’evoluzione dei diritti civili in modo da rispondere a situazioni reali che non trovano riconoscimenti giuridici. La questione gay va sottratta alle ideologie culturali e politiche, questa sarebbe una grande rivoluzione.
Durante i lavori della Primavera dei Diritti, meeting svoltosi in Puglia, lei dichiarava di essere “speranzosa” di questo reale cambiamento. Quali in realtà i dubbi concreti che non si possa forse ottenere nulla?
Il dubbio nasce da come è andata la storia fino ad oggi. Dopo 40 anni di lotte e di impegno sul piano legislativo si è ottenuto praticamente niente. Mentre possiamo dire che sul piano sociale c’è stata una rivoluzione dei costumi, la politica è stata immobile. Quindi è naturale che prevalgano i dubbi. Ci vuole un cambiamento di rotta. Deve cadere un muro fatto di divieti a favore del progresso naturale del diritto.
Penso di sì. Ma se la Corte si esprimerà in senso favorevole sarà la politica a doversi rendere interprete di questo giudizio. Ed è lì che bisogna creare le condizioni perchè ci sia la svolta, perchè in ogni caso lo scontro rischia di radicalizzarsi ancora di più.
I diritti vanno tutelati, ed è un dato di fatto che l’istituto della famiglia si è evoluto. E’ chiaro che per arrivare al 23 marzo c’è alle spalle tutto il grosso lavoro delle associazioni gay. Come vi siete mossi nella campagna di sensibilizzazione?
Il merito va soprattutto alle coppie che hanno deciso faticosamente di portare avanti la battaglia e alle associazioni come Certi Diritti e la Rete Lenford che hanno creato le condizioni di questa iniziativa.
Il comitato nasce come coordinamento di associazioni e persone che sostengono la strada della Corte Costituzionale e che pianificano iniziative a supporto della politica per i matrimoni omosessuali.
E come la rete Lenford, con i suoi legali, ha raggiunto gli obiettivi preposti?
La rete Lenford è un network di avvocati glbt (gay, lesbo, bisex, trans) che da sempre lavorano al fianco della comunità e delle persone glbt per cui ha sviluppato una specializzazione verticale unica su tutti i temi dei diritti civili e della discriminazione, la Rete Lenford si muove soprattutto all’interno del mondo degli avvocati e dei giuristi verso cui sta facendo un grande lavoro di formazione e approfondimenti che li ha visti organizzare un seminario sul tema dei diritti civili a cui hanno preso parte ben 250 giuristi da tutt’Italia un successo e un attenzione mai visti prima d’ora.
Inutile rilevare che c’è ancora poca informazione a riguardo. Dal suo punto di vista perchè si evita l’argomento?
In politica sta succedendo di tutto. E in più è in corso una campagna elettorale in cui prevalgono i toni accesi. Questo come molte altre questioni concrete sono ai margini. La politica deve ritrovare la forza di confrontarsi e non solo di accendere i conflitti. Comunque dubito che qualunque sia la decisione della Corte possa passare inosservata.
LSDmagazine
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