Aldo Busi è uno dei più grandi intellettuali italiani, e la sua partecipazione all’Isola dei famosi ne è una clamorosa riconferma. Pasolini avrebbe fatto altrettanto, e così Dante. La contemporaneità è sempre imbrattata di cultura popolare, e immergersi fino al collo nelle sue acque putride è la condizione per redimerla. Non è sufficiente scrivere libri da classifica o esprimere opinioni garbate negli spazi televisivi gentilmente messi a disposizione dal governo o compilare eleganti editoriali per i quotidiani alla moda: questo è il mestiere di Saviano e di Baricco, non dell’intellettuale.
Fin da Vita standard di un venditore provvisorio di collant (1985), Busi è stato capace come pochi di entrare nella pancia del paese, e di squadernarne le viscere: non con gli strumenti piccoloborghesi del realismo sociale, ma con quelli libertari e libertini del corpo. L’omosessualità rivendicata, esibita, rinfacciata e infine trasfigurata è la chiave di lettura del mondo, ma è anche la provocazione continuamente lanciata, e perennemente raccolta.
Per un intellettale – di nuovo, come Pasolini e come Dante – stregato dalla corporeità, è fortissima la seduzione della televisione, di quel luogo cioè dove esistono soltanto i corpi, e dove tuttavia quei corpi sono mera immagine. Maria De Flippi, che ha molti difetti ma di sicuro non manca di intelligenza, lo ha capito per prima e nel 2005 ha arruolato Busi nel cast di Amici come “insegnante di cultura generale e comportamento”.
La partecipazione all’Isola ha segnato un salto di qualità: nulla meglio del reality, infatti, documenta l’inconsistenza della dialettica verità/finzione con cui siamo abituati a ragionare; e nulla come il vip incarna il vuoto assoluto dell’immaginario televisivo. Introdurre in questo campionario di decerebrati famosi un concentrato di neuroni particolarmente brillante è di per sé un’operazione rivoluzionaria. La tv è abituata a prendersi in giro per finta, secondo il modello di Striscia: ma non tollera di mettersi in discussione.
Busi, con la sua lunga invettiva dell’altra sera, ha rotto il tabù: non perché ha parlato dell’omofobia papale, che è una verità autoevidente, ma perché ha puntato il dito contro la stupidità incolmabile della televisione, e dunque, in definitiva, ha ammesso il suo proprio fallimento come intellettuale: il reality dei vip, cioè la quintessenza della tv, è troppo idiota per essere redento.
Nessuno ha capito una parola di quello che ha detto Busi, come si è visto dalle facce sgomente di chi lo ascoltava martedì: è il destino in cui incorrono talora le persone troppo intelligenti. Meglio allora diserbare il campo e colpire alla radice: e così i mediocri censori di viale Mazzini, che mandano in onda ad ogni ora e su tutte le reti parolacce, insulti, tette e culi, hanno deciso in ventiquattr’ore di radiarlo dal servizio pubblico.
La decisione, che a me pare ben più grave della sospensione temporanea di Annozero e Porta a porta, è stata subito derubricata dai giornali: non un caso clamoroso di censura, ma uno dei tanti episodi che costellano di pseudoscandali la vita di ogni reality. La centrifuga televisiva, capace di triturare ogni cosa trasformandola in ‘spettacolo’, sembra dunque aver vinto. L’intelligenza è stata bandita dalla tv, e reagiamo come se un qualsiasi ragazzotto fosse stato eliminato dalla casa del Grande fratello. Però ci prepariamo tutti a scendere in piazza per la libertà: chi domani con Berlusconi, chi giovedì con Santoro.
fonte :http://www.thefrontpage.it/2010/03/19/lintelligenza-espulsa-dalla-televisione/
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