ROMA (11 ottobre) - I violenti scontri di ieri a Belgrado a margine del Gay Pride hanno provocato 157 feriti, in massima parte poliziotti, e 249 fermi, 131 dei quali sono stati tramutati in arresto. È questo il bilancio finale degli incidenti fornito stamane dal capo della polizia serba, Milorad Veljovic. Sul totale dei feriti, è stato precisato, 132 sono agenti di polizia - cinque dei quali sono in condizioni serie - e 25 sono manifestanti, uno dei quali ha riportato ferite gravi. Sono stati inoltre distrutti o danneggiati 15 veicoli della polizia. Tra gli arrestati vi è anche Mladen Obradovic, leader della formazione di estrema destra Obraz (in serbo volto, faccia, ma che in senso metaforico sta a significare orgoglio.
Gli scontri e le scene di violenza al Gay pride di ieri a Belgrado sono un segnale molto negativo inviato alla comunità internazionale, che potrebbe in particolare condizionare la posizione dell'Olanda riguardo al cammino ulteriore della Serbia verso la Ue. Lo ha detto Jelko Kacin, rapporteur del Parlamento europeo per la Serbia. A suo avviso, le immagini di Belgrado sotto assedio con gli scontri fra polizia e estremisti di destra - che hanno fatto il giro del mondo - hanno lanciato un messaggio molto negativo sull'assenza in Serbia dei principi elementari di tolleranza nei confronti delle minoranze e delle diversità, e sull'inefficienza delle istituzioni statali. Kacin, citato dai media serbi, ha detto che Belgrado ha sprecato una opportunità unica per mostrare che lo stato di diritto si è pienamente installato in Serbia. Tutto cio, ha osservato, potrà influire negativamente sulla posizione dell'Olanda, l'unico paese della Ue ancora riluttante a dare il via libera alla trasmissione alla commissione europea della domanda della Serbia di adesione all'Unione europea. Una tale decisione è attesa in occasione del consiglio europeo del 25 ottobre a Lussemburgo. Fonte (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=122347&sez=HOME_NELMONDO#)
la festa rovinata dai nazionalisti omofobi.
Dal sito http://www.vitadidonna.org/in-primo-piano/diritti/belgrado-gay-pride-la-festa-rovinata-dai-nazionalisti-omofobi-5263.html
Ieri, dopo il primo tentativo del 2001, si è organizzato un Gay Pride nella capitale serba. Circa 1500 sono stati i partecipanti. Non vi erano solo gay e lesbiche, ma tutti coloro che hanno voluto manifestare la propria solidarietà nei confronti del movimento omosessuale, come il ministro serbo per le Minoranze Svetozar Ciplic, i rappresentanti in Serbia di OCSE e UE, Dimitri Kipreos e Vincent Degert e l’ambasciatore USA a Belgrado Mary Warlick.
Il grande evento nazionale è durato solo un quarto d’ora, quando un contro-corteo dell’estrema destra omofoba è partito. Da li, sono iniziate ore di scontri, tra i 5 mila poliziotti che scortavano il corteo e gli skinhead fascisti.Le forze dell’ordine hanno cercato di disperdere la folla con il lancio di fumogeni, ma la risposta degli estremisti è stata il lancio di mattoni e molotov.
I vigili del fuoco, invece, sono stati impegnati a spegnere il fuoco scoppiato nella sede del partito democratico serbo, dovuto dal lancio di bottiglie molotov da parte degli esponenti nazionalisti.
Sembra proprio che non ci sia nulla da fare, ormai i movimenti xenofobi e nazionalisti si stanno estendendo a macchia d’olio in tutta Europa, come se questo continente non fosse stato vittima dei fascismi.
Il Gay Pride di ieri doveva essere un banco di prova, per cercare di dimostrare la propria idoneità per una possibile entrata nell’Unione Europea (e non sembra molto pronta).
Una cosa è certa però, tolleranza e democrazia, non sono ancora di casa in Serbia e i diritti per gli omosessuali serbi, sono come un’oasi nel deserto africano.
Oltre a queste forme di contestazione violenta, non sono mancate neppure rivendicazioni pacifiche da parte di preti ortodossi e credenti al fine di chiedere l’annullamento della manifestazione. Gruppi di religiosi e fedeli hanno affiancato alcuni cordoni di agenti intonando preghiere e canti per “salvare la Serbia da tutte queste persone malate”.
Alla luce di tutti queste violenze ed esempi di estremismi, appare lecito chiedersi se la Serbia sia davvero pronta per entrare in Europa. Ed è proprio quello che valuterà l’Unione Europea, insieme all’OSCE e ad Amnesty International. Alla vigilia del corteo infatti, queste istituzioni e organismi internazionali avevano dichiarato che lo svolgimento del Gay Pride sarebbe stato un “test” per misurare il livello di democraticità, di libertà e di tolleranza sociale nel Paese.
La popolazione di questo Paese balcanico è ancora molto conservatrice e poco tollerante, sebbene il governo e le alte autorità serbe stiano facendo seri sforzi per dirigersi verso la strada che porterà Belgrado ad adeguarsi agli standard europei in materia di democrazia e rispetto dei diritti delle minoranze. Al momento attuale, la diversità non appare permessa in Serbia. Bisognerà combattere contro ogni forma di estremismo, in primo luogo quello che si manifesta in modo violento, senza tuttavia sottovalutare quello pacifico. Scomodare l’Onnipotente per “guarire” gli omosessuali dalla loro malattia, non è forse definibile come un “eccesso di zelo” inopportuno e del tutto non necessario da parte dei fedeli estremisti e dei preti ortodossi di Belgrado?
Fonte http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=122347&sez=HOME_NELMONDO#http://www.vitadidonna.org/in-primo-piano/diritti/belgrado-gay-pride-la-festa-rovinata-dai-nazionalisti-omofobi-5263.html
1 commento:
Awfully well executed piece.
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