Accesso al mercato del lavoro per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. Il rapporto del Sen Network del 2010 per l'Italia


di Anna Argiolas


In Italia la discriminazione per l’orientamento sessuale è ancora un fenomeno significativo capace di influenzare tutte le sfere della vita, compreso l’ambito lavorativo. Secondo recenti studi condotti dall’associazione Arcigay l’accesso al mondo del lavoro per gli omosessuali è molto difficile e non sono rari gli episodi di mobbing e discriminazione sia da parte dei colleghi che dei superiori.

L’accesso al mondo del lavoro è particolarmente difficile per i trans gender e per i transessuali che, non potendo in nessun modo nascondere il proprio orientamento sessuale, vengono spesso scartati o selezionati solo per lavori che non prevedono il contatto con il pubblico.

Per quanto riguarda i gay e le lesbiche non dichiarati, la situazione, almeno in apparenza, può essere meno difficile. Questi, che non mostrano visibilmente il proprio orientamento sessuale, riescono ad accedere con meno problemi al mercato del lavoro, ma spesso si trovano a dover nascondere la propria identità proprio per non incorrere in discriminazioni. Ciò comporta problemi a livello psicologico in quanto, imitando la vita eterosessuale per paura dei pregiudizi dei colleghi, sono costretti a rinunciare a una parte fondamentale di sé, nascondendo se stessi e il loro partner. Di conseguenza dissimulare una parte importante della propria identità può determinare una mancata condivisione della cultura dell’azienda e un minore impegno nel perseguimento dei suoi obiettivi.

Dallo studio è emerso che gli omosessuali che dichiarano il proprio orientamento sessuale sono per lo più persone che godono di una certa tranquillità lavorativa ed economica, lavorano in pubbliche amministrazioni o usufruiscono di un contratto a tempo indeterminato.

Questo però non li rende immuni dalle discriminazioni o dall’emarginazione dei colleghi.

Infatti i livelli di omofobia in Italia sono ancora molto alti, come testimoniano alcune recenti rilevazioni: i dati rilevati dall’Eurobaromentro collocano l’orientamento sessuale all'ottavo posto tra le cause più citata di potenziale discriminazione quando ci si candida a un lavoro; l’indagine condotta sulle chiamate ricevute alla linea telefonica Gay Help Line, istituita dall’Arcigay, evidenzia che il 30% degli utenti, che hanno chiamato per questioni legate alla sfera legale/lavorativa, ha denunciato casi di discriminazione da parte dei superiori o dei colleghi e il 22% ha dichiarato di aver subito dei veri e propri episodi di mobbing.

Va sottolineato inoltre che i problemi non sono solo a livello sociale. La stessa normativa italiana presenta ancora notevoli carenze rispetto alla tutela di queste minoranze, sia in ambito lavorativo, che a livello di coppia. Infatti a questi cittadini viene privato il godimento di alcuni diritti che ai loro colleghi eterosessuali sposati sono riconosciuti e concessi: congedi per prendersi cura dei figli, rimborsi per trasferimenti, congedi per lutto o per assistere il partner malato, diritto alla pensione di reversibilità, ecc.



Fonte:http://www.avvisatore.it/Default_Dettaglio.asp?IDArt=12028

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