mi chiamo Selene Biasi, sono una ragazza di 20 anni della provincia di Como, e mi sono rivolta, oggi 09 ottobre 2010, al laboratorio S***** di Saronno, in via ********, essendo l'unico della mia zona convenzionato con U*****e. Il mio problema è uno e sarò diretta ad esporlo: all'anagrafe mi chiamo Andrea Biasi, sono di sesso maschile e sono transessuale.
Sono entrata con la mia ricetta all'interno del suddetto laboratorio e mi ha accolta una signora, di nome T*****a, credo, che ha fatto i suoi controlli e mi ha indelicatamente chieso "ma è lei Andrea?". Lì per lì ho risposto sorridendo, consapevole del fatto di avere un aspetto femminile e dei documenti maschili, che rendono possibili queste situazioni di imbarazzo. Successivamente sono stata richiamata, perchè erroneamente è stato inserito il sesso femminile nel database e quindi il codice fiscale dava un errore. Ho capito subito il problema, accaduto altre volte, ed ho spiegato subito, silenziosamente, che il problema era il sesso sbagliato inserito nel database. La signora ha subito detto, con un tono di voce molto alto, "ma come il sesso è sbagliato? Perchè?". Il collega a fianco ha subito capito il problema e ha detto "tranquilla, ho capito io" ma la signora T*****a, insistente, ha voluto sapere di che sesso fossi, come se fosse un suo diritto sapere cos'ho tra le gambe. Ha ripetutamente detto "ma non è una donna?" e frasi del genere, che non ricordo perfettamente. Tra l'imbarazzo generale (il laboratorio era pieno di persone) mi sono riseduta e ho atteso il mio turno, mentre la signora continuava ad osservarmi dubbiosa.
Bene, probabilmente questo reclamo non avrà risposta, come accade spesso, ma ci tenevo particolarmente a farvelo sapere, nella speranza che i Vostri dipendenti possano essere "educati" nel rispetto della privacy di una persona, sia essa uomo, donna o trans, magari iniziando ad usare un tono di voce appropriato e a non insistere nel voler sapere a tutti i costi perchè una ragazza abbia i documenti maschili. Tengo a precisare che il dipendente, collega della signora, ha provveduto subito a scusarsi, ma ormai tutte le persone lì presenti mi osservavano, parlottavano e sghignazzavano, cosa che hanno fatto gli stessi dipendenti quando stavo uscendo dalla struttura.
Trovo semplicemente schifoso un atteggiamento del genere del 2010, in una struttura medica, che dovrebbe basarsi sull'assistenza al paziente. E' ora che si dica alle persone che lavorano col pubblico che esistiamo anche noi trans e che andiamo rispettate in quanto PERSONE.
Non so se mai tornerò a quel laboratorio, se non a ritirare i referti. E chissà se mi chiederanno ancora se Andrea Biasi sono io, o magari chissà, che ci deve essere un uomo al ritiro dei referti. Spero che per quel giorno la loro curiosità morbosa sia cessata.
Detto questo,
porgo i migliori saluti.
Selene Biasi
Fonte:http://www.facebook.com/home.php?#!/note.php?note_id=482976495481&id=717337425
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