Per circa 150 bambini che ogni anno nascono in Italia non si potra' appendere sulla porta ne' un fiocco rosa ne' un fiocco celeste: la loro identita' sessuale, infatti, e' incerta. Sono i cosiddetti 'bambini del terzo sesso', che pongono interrogativi anche di ordine etico affrontati dal Comitato nazionale di bioetica (Cnb) nel parere approvato oggi.
Scientificamente queste patologie si chiamano DSD, ovvero disordini della differenziazione sessuale. In questi casi accade che gli organi genitali esterni sono ambigui (metà maschili e metà femminili): In Italia il fenomeno riguarda circa 150 bimbi l'anno, ovvero uno su 5.000 nati. Percentuali grosso modo identiche al resto del mondo. Questa condizione pero', avvertono gli esperti, non coincide affatto con quella dei transessuali, che nascono con una precisa determinazione biologica ma psicologicamente rifiutano la propria identità sessuale. Nel nostro Paese sono operativi tre centri specializzati per aiutare bambini e famiglie in questa situazione: a Roma presso l' ospedale San Camillo, a Milano presso il San Raffaele e a Bologna al Sant'Orsola-Malpighi.
Nel 70% dei casi i medici si trovano di fronte alla sindrome adrenogenitale detta pseudoermafroditismo femminile: Si tratta di femmine che durante la gestazione sono state sottoposte ad anomala stimolazione di ormoni maschili prodotti dal surrene e che quindi presentano un clitoride ipertrofico che sembra un piccolo pene. Lo pseudoermafroditismo maschile invece si registra se i genitali esterni non sono ben sviluppati per un deficit nella sintesi del testosterone. Diffusa anche la sindrome di Morris, che si ha quando l'individuo è biologicamente maschio ma il suo corpo non sente gli ormoni androgeni: in questo caso i piccoli sembrano femmine ma non hanno utero e ovaio.
Nella maggior parte delle situazioni di 'middlesex' (sesso di mezzo) si procede alla 'femminilizzazione' definitiva, più agevole tecnicamente e più compatibile con una vita serena. A seconda delle patologie, comunque, le linee guida consigliano verso quale sesso orientare il piccolo paziente. A prendere la decisione sono i medici in accordo con i genitori del neonato. La complessa questione e' all'attenzione anche dei comitati bioetici di altri paesi europei e del Parlamento tedesco.
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