Laicità: una parola che unisce europee e arabe di Nicoletta Pirotta

A Beirut, in un quartiere del centro nel quale la presenza di una moschea e la preghiera del muezzin ricordavano quanto sia in aumento la presenza della religione islamica, alcune donne dell’Iniziativa Femminista Europea (ed io fra quelle) hanno incontrato le femministe di AISHA, una rete di donne Arabe che comprende 7 paesi e 13 organizzazioni del magreb (Egitto, Sudan, Tunisia e Marocco) e del mashreq (Palestina, Libano e Giordania).

Beirut è una città affascinante di oltre 2 milioni di abitanti con un storia complessa, a volte drammatica, come nel difficilissimo periodo della guerra civile quando il centro di Beirut, oggi carrefour di vita e di commerci, venne quasi rasato al suolo.
La città, e il Libano, sono situati in un’area geografica, segnata da un’invadente presenza occidentale, dove è ben lungi dall’essere risolta la questione della presenza di uno stato israeliano e dove non trovano ancora soluzioni le vicissitudini del popolo palestinese. Vicissitudini che hanno segnato e segnano la vita delle e dei libanesi.

Ma Beirut è nello stesso tempo una città dove le differenze hanno imparato a convivere anche grazie ad una vivacità culturale che si respira nelle sue strade affollate e caotiche, nei tantissimi bar dove si incontrano intellettuali, giovani, molti dei quali donne, che non si vogliono rassegnare ad un destino già scritto o scritto da altri.

In questa cornice e in un quartiere del centro nel quale la presenza di una moschea e la preghiera del muezzin ricordavano quanto sia in aumento la presenza della religione islamica, alcune donne dell’Iniziativa Femminista Europea (ed io fra quelle) hanno incontrato le femministe di AISHA, una rete di donne Arabe che comprende 7 paesi e 13 organizzazioni del magreb (Egitto, Sudan, Tunisia e Marocco) e del mashreq (Palestina, Libano e Giordania).

Il desiderio di un incontro era nato in Macedonia durante la conferenza internazionale di Antico (rete di femministe macedoni) sulla pace, la sicurezza e la violenze contro le donne. Allora condividemmo l’idea di lavorare collettivamente all’organizzazione di un’iniziativa sulla laicità a il Cairo (che dovremmo riuscire a tenere a fine anno) e il desiderio di incontrarci fra femministe europee ed arabe per provare a ragionare insieme sui fondamentalismi contemporanei.

E’ stato un incontro appassionante, ricco, stimolante, utile. Un primo passo per un percorso comune, una sfida per camminare insieme con pari dignità e nel reciproco riconoscimento di valore. Un percorso che sarà complesso perché molte sono le differenze (di linguaggio, di simboli, di significati) non solo fra aree geografiche ma anche all’interno di esse.
Per esempio, laddove noi europee usavamo parole come diritti, conflitto, differenze nei ragionamenti delle nostre amiche arabe prevalevano uguaglianza, libertà,democrazia. Un termine però ci faceva uguali: laicità.

Questo primo incontro è stato per così dire interlocutorio, ci siamo “annusate” per conoscerci meglio, ci siamo gustate il piacere di stare insieme, di condividere spazio, tempo e parola.
Abbiamo convenuto sul senso del lavorare insieme: sviluppare solidarietà e creare luoghi comuni di comunicazione e di condivisione di esperienze fra femministe impegnate, in contesti differenti (ma segnati entrambi dall’aumento di fondamentalismo e integralismi di natura clericale e non solo) per provare a dare maggior forza al nostro lavoro in Medio Oriente e in Europa. Abbiamo anche provato, e continueremo a farlo, a identificare bisogni, finalità e interessi comuni che siano in grado di strutturare la cooperazione fra le nostre due reti.

E ci siamo anche sorprese a vicenda quando noi europee abbiamo raccontato delle difficoltà a difendere le conquiste ottenute dentro un contesto di declino democratico e di svuotamento di significato nel quale, per esempio, viene venduta come libertà femminile la presenza, in un bar di Varsavia, di cameriere che servono ai tavoli completamente nude e le amiche arabe ci hanno raccontato dei pericoli (fisici e non solo psicologici!) che corrono nell’affermare il valore del femminismo, anche in contesti democratici e di sinistra, e quanta fatica incontrano, anche fra le donne democratiche, nel passare dalla richiesta di emancipazione ad un vero processo di liberazione.

Questioni antiche che ritornano costantemente nella storia delle donne e dei loro movimenti ma che diventano ancor più “corpose” quando si fanno relazione fisica e spaziale fra donne differenti.

L’incontro si è concluso con la definizione di un progetto di cooperazione concreta sulle politiche di contrasto a tutte le discriminazioni di sesso, nazionalità, religione che proveremo a realizzare collettivamente in Libano. Ife ha invitato AISHA ai prossimi appuntamenti europei di rete (l’assemblea generale, il seminario estivo sul ruolo del femminismo, la conferenza sui militarismi a Goteborg).
E insieme ci siamo date un appuntamento comune alla prossima Conferenza internazionale del Cairo.

Immagine tratta dal sito beirut2beijingandbeyond.wordpress.com

fonte:http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article5695

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