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mercoledì 10 febbraio 2010

"Anche due donne devono potersi unire per legge"


Il sindaco interverrà alle "nozze" lesbiche


torino

C’è una data, il 27 febbraio, e c’è un luogo, la Rotonda del Valentino. Gli anelli, fatti ad hoc da un orafo di Torre Pellice, sono pronti e al momento giusto sarà una bambina a porgerli.

È quasi tutto organizzato per il gesto politico e d’amore che Antonella D’Annibale e Debora Galbiati Ventrella - otto anni felicemente insieme - si sono reciprocamente promesse. «Ti voglio sposare entro l’anno», aveva detto Antonella a Debora qualche mese fa. Da quel momento le due donne, 45 e 44 anni, Antonella operatrice del servizio comunale contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e Debora educatrice, si sono impegnate per arrivare ad una cerimonia almeno simbolica alla quale potesse essere presente il sindaco. Solo venerdì scorso, però, dopo un ennesimo colloquio nel corso del quale Chiamparino ha preso atto delle sobrie modalità organizzative, sono partiti i primi inviti a familiari ed amici.

«Il pomeriggio del 27 febbraio compiremo un gesto politico, che abbiamo deciso di dedicare alla memoria di Enzo Francone, tra i fondatori del Fuori!», spiegano Antonella e Debora. «Sarà un modo per chiedere al nostro paese che sia concesso subito di potersi sposare alle coppie omosessuali che lo desiderano. Nella società italiana, da tempo, è avvenuto un cambiamento: le unioni oggi sono molteplici e ogni persona ha diritto di esistere e di esprimere la propria diversità». Ma non solo. «L’ultimo sabato di febbraio sarà comunque la nostra festa, una festa - spiegano - dove con un rito nostro, laico, il sindaco e quattro persone a noi care testimonieranno la nostra unione».

Sul ruolo che avrà quel giorno, Chiamparino sgombra il campo da possibili equivoci: «Mi sarà data la parola e io, facendo riferimento alla storia concreta di Antonella e Debora, ribadirò che sono convinto della necessità che il Parlamento doti la nostra comunità di una legge per le unioni civili da affiancare al matrimonio: uno strumento che consenta alle persone omosessuali, e tutti coloro che in un determinato momento della loro vita possono averne bisogno, di consolidare simbolicamente il loro affetto e al tempo stesso garantirsi reciprocamente dal punto di vista giuridico senza ricorrere a forme privatistiche». Un messaggio preciso e forte che il sindaco accetta di lanciare alle condizioni pattuite. «Partecipo volentieri a un incontro che festeggia l’unione di Antonella e Debora, ma non mi presto alla spettacolarizzazione di un problema serio. La nostra società sta morendo di spettacolarizzazione, sta perdendo i suoi valori per questo, e io non voglio alimentare il fenomeno. A me interessa unire un messaggio forte al Parlamento a una dimostrazione di amicizia che faccia sentire questa coppia meno sola e isolata dalla comunità cittadina per la sua scelta di vita».

La festa, organizzata con l’aiuto del Circolo Maurice (in cui la coppia milita da anni), del Coordinamento Torino Pride e del Queever, prenderà il via alle 16 nel grande locale del Valentino, scelto per poter accogliere tanti parenti, amici, compagne e compagni di strada nell’impegno per i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Tra i testimoni-cerimonieri, con le amiche Anna Cabianca e Vera Stirano, ci saranno Roberta Padovano del Coordinamento Pride ed Enzo Cucco, presidente della Fondazione Sandro Penna. «Un’amica canterà per noi - dicono entusiaste Debora e Antonella -, la nostra nipotina ci porterà gli anelli, altre amiche porteranno i fiori...».

Tra gli ospiti saranno prsenti anche alcune coppie di Affermazione Civile, il movimento che ha ideato una nuova strategia per arrivare al riconoscimento del diritto al matrimonio, una iniziativa che passa per i tribunali: quando una coppia lesbica o gay riceve dal Comune il rifiuto alla richiesta di pubblicazioni, presenta ricorso in tribunale. I casi sono già numerosi: i giudici - e quelli veneziani sono stati i primi - accolgono il ricorso ritenendo contrario alla Costituzione il divieto di sposarsi per persone dello stesso sesso. La decisione di rinviare il caso alla Consulta sollevando il problema di costituzionalità è già una mezza sentenza, dicono i matrimonialisti.

MARIA TERESA MARTINENGO

fonte:http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/costume/articolo/lstp/134352/





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