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martedì 27 aprile 2010

Usa, Arizona: Obama valuta azioni giudiziarie contro legge anti-immigrati

Arizona, la più dura legge anti-immigrati
Dopo settimane di dibattito infocato e di proteste, il parlamento dell'Arizona ha approvato la più dura legge anti-immigrazione mai approvata in uno degli Stati uniti. Firmata dalla governatrice Jan Brewer davanti alle telecamere, la legge considera un reato penale non avere documenti di immigrazione legale, e da alla polizia il potere di chiedere i documenti e detenere quanti sospetta di essere immigrati clandestini.
La nuova legge entrerà in vigore 90 giorni dopo la fine della sessione legislativa - sempre che non sia prima dichiarata incostituzionale. L'iniziativa dell'Arizona ha infatti suscitato grandi polemiche, dalle organizzazioni per i diritti civili o delle comunità ispaniche fino alla Casa Bianca. Negli ultimi giorni davanti al parlamento statale di Phoenix, Arizona, decine di persone hanno manifestato contro la nuova legge che, dicono, apre la strada a una diffusa discriminazione degli immigranti ispanici, guardati come sospetti a priori. Ma il critico più altolocato è stato il presidente Barack Obama, che ha definito la legge approvata in Arizona «malconsigliata»: quella legge, ha detto, «minaccia le nozioni elementari di correttezza a cui come americani teniamo, così come la fiducia delle comunità nella polizia che è cruciale per mantenere la sicurezza». Obama ha dato mandato al Dipartimento alla giustizia di esaminare se la legge è costituzionale.
La governatrice Brewer ha dichiarato che la sua legge è necessaria per «proteggere i cittadini dell'Arizona», stato di frontiera col Messico, da criminalità e immigrazione illegale. I critici dicono che la governatrice ha firmato una legge evidentemente incostituzionale per scopi politici, poiché cerca la rielezione - e tra gli elettori la caccia ai clandestini risulta molto popolare. Certo è che l'iniziativa dell'Arizona avrà l'effetto di rilanciare la discussione su una riforma delle leggi di immigrazione a livello federale, come ha promesso il presidente Obama.

Negli Stati Uniti ci sono quasi 11 milioni di immigrati irregolari che vivono e lavorano nell’ombra e nell’agenda di Obama la questione immigrazione era certamente una delle priorità, anche se finora passata in secondo piano e offuscata dalle urgenze della riforma sanitaria e di quella finanziaria. Ora, la legge approvata in Arizona riporta prepotentemente alla ribalta la questione.

Il punto della legge che fa indispettire in molti (tanti sono gli ispanici che hanno votato Obama) e fa alzare gli scudi alle associazioni è che la polizia dovrebbe fermare un presunto immigrato irregolare in base a un “ragionevole sospetto“. Si capisce facilmente come la norma abbia in questo modo ampi margini di discrezionalità. In arrivo perquisizioni e arresti di massa?

Solo in Arizona, si stima che vivano 460 mila immigrati irregolari. L’immigrazione messicana nel Sud degli Stati Uniti è da sempre un problema. Gli sforzi per contrastare l’immigrazione irregolare, i muri eretti (il Safeguard) per arginare il flusso di persone che tenta di cambiare vita non hanno mai frenato del tutto il fenomeno. Ed è ragionevole pensare che non lo freneranno.

Il ministro degli esteri messicano Patricia Espinosa non ha tardato a far sentire la propria voce, affermando che il decreto potrebbe danneggiare le relazioni tra Messico e Arizona, due stati che da sempre hanno forti legami commerciali.

A farle eco il Presidente messicano Felipe Calderon, secondo cui la legge “apre la porta all’intolleranza, all’odio, alla discriminazione e all’abuso della polizia”. Calderon ha anche affermato di aver dato disposizioni al ministero degli Esteri perché siano raddoppiati gli sforzi per proteggere i diritti dei messicani che vivono negli Stati Uniti. “Nessuno può starsene seduto con le braccia incrociate di fronte a decisioni che così chiaramente riguardano i nostri concittadini”, ha detto, sottolineando anche che i legami commerciali e politici con l’Arizona “ne risentiranno seriamente”.

E ora? Il Presidente Obama prenderà ancora più duramente posizione? La questione ha forti analogie con quanto accade in Europa. Leggi a protezione degli Stati che si fanno più restrittive, al limite del persecutorio, e frontiere sempre più prese d’assalto da chi cerca una chance e vuole cambiare vita. Come gestire il fenomeno? È sufficiente stringere le maglie? L’esperienza dimostra che così facendo si fa spesso il gioco degli smuggler, i trafficanti di uomini che lucrano sulla pelle dei migranti. Entrare illegalmente diventerà più difficile, più costoso, più rischioso. Ma si entrerà ugualmente.

Perché non è certo una frontiera chiusa che ferma chi vuole cambiare vita. Sono le aspettative dei migranti che contano, sono le percezioni dell’”Eldorado” inseguito che fanno da molla potentissima. In proposito, un sondaggio di alcuni mesi fa condotto dal Pew Research Center di Washington su un campione di un migliaio di cittadini messicani rivela che un messicano su tre vede la vita negli Usa migliore che nel suo Paese. Sei messicani su dieci (percentuali in ascesa rispetto al 2007) ritengono che muoversi verso gli States porterà loro un miglioramento di vita.

Alti tassi di criminalità, droga, corruzione, un’economia che stenta sono i problemi che i migranti vorrebbero lasciarsi alle spalle. Anche se gli ultimi anni hanno visto una flessione dell’immigrazione dal Messico agli Usa: la crisi economica ha colpito anche e soprattutto i lavoratori ispanici immigrati. Così, si ripensano aspettative e progetti di vita.

Sempre il Pew Research Center aveva condotto un’altra ricerca, datata luglio 2009, in cui fotografava il flusso migratorio messicano verso gli Usa come mutevole e a tratti “circolare”. Non tutti i migranti cioè si spostano per stabilirsi definitivamente all’estero. Alcuni migrano per trovare un lavoro stagionale, altri sanno che rimarranno solo pochi anni per poi tornare in Messico. Tra il 2008 e il 2009 circa 440mila immigrati hanno riattraversato il confine e sono tornati a casa.

L’opposizione alla legge sta intanto crescendo: i contrari hanno dipinto svasiche sulle pareti del parlamento, leader per la tutela dei diritti civili chiedono un boicottaggio dell’Arizona, gruppi di cittadini stanno raccogliendo firme per una petizione e il presidente Barack Obama sta valutando la possibilità di intraprendere un’azione legale contro lo stato.

Anche gli attivisti politici pensano ad un’azione della magistratura nella speranza di bloccare l’applicazione della legge sostenendo che interferisce con l’autorità del governo federale nel regolare l’immigrazione, e che viola i diritti costituzionali dei cittadini attribuendo eccessivi poteri alla polizia.

La contestata legge – che dovrebbe entrare in vigore a fine luglio o ai primi di agosto – renderebbe criminoso in base alle leggi statali di trovarsi negli Stati Uniti illegalmente. Prevede che la polizia statale, locale e gli agenti dell’immigrazione possono interrogare quelle persone che possono essere sospettate di essere illegali e chiedere di visionare i permessi di soggiorno.

”Se sembrate uno straniero o parlate come uno straniero – dice Alessandra Soleer Meetze, direttrice del capitolo in Arizona dell’American Civil Liberties Union – sarete costretti a sottostare per ore a tutta una serie di richieste della polizia per confermare la vostra identità e cittadinanza”.



fonte:http://blog.panorama.it/mondo/2010/04/27/immigrazione-in-arizona-giro-di-vite-contro-i-messicani/

http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/usa-arizona-obama-valuta-azioni-giudiziarie-contro-legge-anti-immigrati-347898/

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