Feroce aggressione a un cuoco di 28 anni e a uno studente universitario di 22, figli di un pilota d’aereo congolese addestrato a Fertilia e di una donna di Alghero. Al grido di "sporchi negri" sei ragazzi sono scesi dai loro motori e hanno prima lanciato sassi e pietre contro i due, poi sono passati alle mani colpendoli con calci e pugni
ALGHERO. «Sporchi negri, tornate a casa vostra». Con questi insulti sei giovani algheresi hanno aggredito all’alba di domenica due fratelli di colore, di 22 e 28 anni, cittadini congolesi, di madre algherese, in possesso anche della cittadinanza italiana.
L’episodio si è verificato nella centralissima via Carducci, a due passi da piazza Sulis. Il pestaggio è cominciato con il lancio di pietre, mattoni raccolti dalla pavimentazione stradale, poi con calci e pugni fino a quando qualcuno non ha dato l’allarme e i sei si sono allontanati lasciando i due giovani doloranti a terra. Accompagnati nel pronto soccorso dell’ospedale civile, a entrambi sono stati assegnati dieci giorni di cure per contusioni, sospette fratture, abrasioni al volto e lividi ovunque.
Le indagini sono seguite dal commissariato di polizia, ma ieri mattina i due senegalesi accompagnati dai familiari e dai loro avvocati hanno presentato denuncia anche alla compagnia dei carabinieri di via Don Minzoni. Le telecamere di una postazione di una vicina tabaccheria avrebbero ripreso tutta la scena.
I due congolesi avevano trascorso tranquillamento l’intera nottata di sabato in piazza Sulis, con altri amici, come avviene ogni fine settimana per centinaia di giovani. Ma probabilmente erano stati presi di mira da un gruppo di balordi, una mezza dozzina di individui che paiono specializzati nei pestaggi (non è la prima volta che si cimentano in imprese del genere, sempre di taglio razzista) e che di socializzare avevano poca voglia. Hanno perfino una sigla che fa riferimento a movimenti dell’estrema destra.
I due congolesi, che per comodità chiameremo George, 22 anni, al terzo anno di medicina nell’università di Sassari, e Vincent, 28, diplomato nell’istituto alberghiero di piazza Sulis e ora cuoco in un noto ristorante in Belgio, sono figli di una signora algherese che ha sposato quarant’anni fa un allievo pilota della Repubblica del Congo, conosciuto ad Alghero dove all’epoca la scuola di volo dell’Alitalia addestrava piloti per l’aviazione civile di Paesi di tutto il mondo e in gran parte del continente africano. Oggi il padre di George e Vincent è il comandante pilota dell’aereo del presidente della Repubblica del Congo.
I due intorno alle 5 del mattino di domenica lasciano piazza Sulis e a piedi raggiungono via Carducci, pochi passi di distanza. Stanno per varcare il cancello del passo carraio del palazzo dove abitano quando arrivano tre motorini con sei giovani in sella, un agguato in piena regola che ha perfino avuto successo, visto che i picchiatori sono fino a questo momento impuniti. Partono i primi mattoni, pezzi di asfalto, e a niente serve che George e Vincent urlino di essere cittadini italiani, cresciuti addirittura ad Alghero. Vengono pestati perché di colore. Nei giorni scorsi il giudice di pace di Alghero, Barbara Cossu, ha condannato una ristoratrice algherese, Antonia Salis, titolare del Santa Cruz, a 500 euro di multa oltre al pagamento delle spese processuali per aver ingiuriato e malmenato un proprio dipendente, un cittadino della Repubblica Dominicana. Si ha quindi la sensazione che nella «civilissima» città di Alghero fermenti razzistici, frutto prevalentemente di grande ignoranza, stiano prendendo piede.
L’episodio di domenica mattina risulta particolarmente grave in quanto è stato messo a segno con cinica violenza: i due giovani congolesi sono stati attesi al rientro nella loro abitazione per essere pestati e puniti soltanto perché di colore. Ed è anche per questa ragione che la collettività algherese attende ora una immediata risposta da parte delle forze dell’ordine perché vengano individuati i colpevoli. Significativo il commento del sindaco Marco Tedde: «Ho difficoltà a credere che questo episodio sia realmente accaduto, almeno così come mi viene raccontato. Sono mortificato personalmente, ma credo di rappresentare i sentimenti di tutta la città nel manifestare la più ampia solidarietà alle vittime e alle loro famiglie, mettendoci a disposizione per ogni iniziativa che si rivelasse utile per ribadire ancora una volta che la nostra non è una città razzista, anzi, come mille testimonianze confermano, è aperta e multietica».
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