Se il prof è omosessuale




Cara Rossini,

sono un insegnante di lettere in una scuola media di una città di provincia. Sono omosessuale e conciliato con il mio stato, anche se non sono tra coloro che si dichiarano pubblicamente. Da cinque anni ho un compagno con il quale c’è intesa e amore, ma agli occhi dei conoscenti cerchiamo di apparire come due amici che dividono un appartamento. Non so se gli altri ci credano o facciano finta, ma abbiamo trovato così un nostro equilibrio. Da un po’ di tempo però noto qualcosa che non va nella mia scuola. I miei alunni di terza media si sono lasciati scappare qualche allusione ingenuamente volgare come accade a quell’età, mentre alcuni genitori si sono lamentati con un mio collega dicendosi preoccupati per l’educazione morale dei loro figli e persino per la loro sicurezza. Insomma – faccio fatica solo a pensarlo- sospettano che potrei far loro del male.
Scrivo a lei perché ho notato che tratta spesso questi argomenti con civiltà ma con la convinzione che il nostro paese abbia raggiunto un alto grado di accettazione delle forme non convenzionali della sessualità. Non è così e forse io potrò sfuggire a questa ignominia solo chiedendo il trasferimento. Niki Vendola dice che l’Italia è pronta per un premier gay. Peccato che la sua sia soltanto demagogia, per di più perdente. Vorrà perdonarmi se non mi firmo per esteso.

Michele B.

E’ di questi giorni la notizia del risarcimento di 150 mila euro a un maestro milanese, dichiaratamente omosessuale, accusato otto anni fa di aver violentato due alunni, tenuto in carcere per mesi, additato pubblicamente come “mostro” e poi assolto con formula piena. Un po’ di soldi in cambio di una vita distrutta dal pregiudizio e dalle fantasie malate. Che omosessuale non significhi pedofilo, né travestito, né trans è un concetto che purtroppo tarda a superare lo scoglio dell’ignoranza. L’amarezza della sua lettera è pienamente giustificata, gentile professore, e mi auguro che trovi la forza per fronteggiare e sconfiggere questi rozzi attacchi. Continuo comunque a ritenere che, tra omofobie residue (spesso violente) ed eccessi di esibizione la condizione sociale degli omosessuali sia, nel nostro paese, profondamente migliorata. In quanto a Vendola, ha già per due volte dimostrato che nella sua regione non è l’orientamento sessuale a fare la differenza. Ma da qui a farne uno slogan il passo è davvero lungo.

Da “L’espresso” in edicola il 6 agosto 2010

Commento di una signora
Maria Rinchiuso scrive:

"Caro professore ti sono vicina e mi dispiace che tu debba provare, sulla tua pelle, un’umiliazione e una mortificazione per una cosa privata, che riguarda solo te. Io vorrei dire a queste mamme : se fosse capitato a vostro figlio casa direste? Come fate ad escludere che uno dei vostri figli non possa essere gay? Non fare agli altri quello che un giorno potrebbero capitare a voi. Non so se ti possa consolare, io ho due figli meravigliosi, un uomo e una donna, omosessuali: Due persone meravigliose , due persone speciali, speciali perchè sono i miei figli. Quindi so perfettamente di che cosa stai parlando. Quest’anno , dopo 35 anni nella nostra città c’è stato il gay pride e sono rimasta contenta di come la città ha risposto. Questo mi fa ben sperare. Coraggio amico mio e un abbraccio da mamma."

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