Di musei d'arte antica, moderna o contemporanea Berlino ne vanta a centinaia. Ma lo Schwules Museum, situato sulle sponde della Sprea, è davvero unico. È il primo, e sinora unico al mondo, Museo dell'omosessualità, con la bellezza di oltre 700 oggetti esposti nella mostra permanente. "Abbiamo iniziato in una piccola saletta 25 anni fa", ci spiega il direttore Karl-Heinz Steinle: "Oggi ci visitano in media quasi 15 mila persone all'anno e abbiamo diversi partner fra università e istituzioni".
Siamo al 61 del Mehringdamm, nel cuore del quartiere alternativo (e turco) di Kreuzberg, e lo Schwules Museum occupa tre piani (e i cortili) di una ex fabbrica a mattoni rossi. "È in questo quartiere", ricorda Jens Dobler che dirige l'archivio del museo, "che negli anni '70 partì il movimento di emancipazione degli omosessuali". Lo testimoniano la miriade di pub e locali gay che costellano la vita diurna e notturna della capitale tedesca. E anche i 250 metri quadrati della mostra stabile nel museo che ripercorre due secoli di storia dell'omosessualità.Si parte dal 1790, con i primi timidi disegni di scene omoerotiche; e poi i dagherrotipi e le riviste dei primi del Novecento. Ma è nella Repubblica di Weimar che Berlino "diventò il laboratorio più attivo della vita socio-politica dei gay in Europa", dice Steinle. Un'intera sala è dedicata al maestoso "Institut fuer Sexual Wissenschaft" (l'Istituto per la scienza sessuale), la villa tutta bianca fondata a Berlino da Magnus Hirschfeld: fu la prima che, nel '33, i nazisti saccheggiarono, spedendo l'esimio scienziato in esilio e gli omosessuali a migliaia nei lager.
Ma non è certo per gli incubi del nazismo o le persecuzioni negli anni della ex Rdt che lo Schwules Museum attira sempre più pubblico. Lo si deve, oltre che alla mostra permanente, anche alle serie di temporanee che Steinle con i suoi 57 collaboratori ("Rappresentanti", racconta, "di tutti i gusti e tendenze sessuali") allestiscono nei frastagliati spazi del Museum. Il secondo piano ospita una mostra sui cartoon di Ralf Koenig (fino al 4 ottobre), maestro riconosciuto della graphic novel. Nel cortile del museo invece è in corso una retrospettiva su Erik Charell, il maestro dell'"Operetta omosessuale" che negli anni '20 ebbe il merito, fra l'altro, di scoprire Marlene Dietrich (fino al 27 settembre).
È molto frequentata anche la biblioteca-videoteca al primo piano. "Ci vengono studenti da tutto il mondo", dice l'archivista Dobler, "in particolare ricercatori dai "puritani" Stati Uniti".
Per garantire a studiosi e curiosi tutti questi servizi, il Senato della capitale, retto dal sindaco (omosessuale) Klaus Wowereit, ha premiato, dal primo gennaio scorso, le attività dello Schwules Museum con una sovvenzione di 250 mila euro annui. Serviranno, oltre a pagare personale e costi, a finanziare i tanti altri progetti in programma nella "fabbrica rossa" sul Mehringdamm.
Le prossime mostre si concentreranno sulla "Trans-Identitat" e su Jean Genet.
L'estate prossima invece saranno "Le lesbiche e il calcio" a occupare gli spazi nel cortile, dato che il fenomeno del coming out non è riservato solo ai calciatori. Questo sport verrà sviscerato in tutti i suoi aspetti. E a un amante del pallone, Pier Paolo Pasolini, nel 2012, "in occasione dei 90 anni dalla nascita del poeta e scrittore", conclude il direttore Steinle, lo Schwules Museum dedicherà una retrospettiva. Un motivo in più per festeggiare nei locali (in verità un po' scuri) dello "Schwuz", il pub notturno del museo.
Fonte:http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quel-gay-e-un-capolavoro/2132123/9
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