La donna, transessuale sulla ventina nota solamente con il nome di W, nata maschio ha poi intrapreso una transizione che negli ultimi cinque anni l’ha portata alla chirurgia e alla volontà di sposare il proprio compagno. Michael Vidler, avvocato della vittima di questa ingiustizia, ha ben chiaro di trovarsi in una situazione unica.
“E’ una donna e dovrebbe avere gli stessi diritti di una donna” ha dichiarato telefonicamente il difensore spiegando come la legge che regola i matrimoni in Cina non sia per nulla definita quando ci si trova davanti, come in questo caso, a coppie in cui uno dei due componenti ha biologicamente cambiato genere. A prevalere è la consuetudine, figlia della mentalità socialmente ed etnicamente conservatrice della Cina.
Vidler ha però fatto notare come diverso sia oramai l’atteggiamento che le autorità adottano nei confronti di W e di chi come lei sceglie di cambiare sesso: la sua terapia ormonale così come l’operazione di chirurgia sono state pagate dal governo che non si è fatto problema alcuno a concederle un nuovo documento d’identità così come un certificato scolastico che ne attesta il sesso femminile.
Tutto liscio fino al matrimonio. Quando l’anno scorso W ha cercato di sposare un uomo, la sua domanda è stata respinta a causa del certificato di nascita, documento rimasto immutato. Su di esso risulta infatti che W è nata uomo e come tale non può sposarsi ad Hong Kong dove il matrimonio omosessuale non è concesso.
Ora la corte si trova a discutere un nuovo caso, quello di una donna che chiede i propri diritti. Conclude Vidler: “non stiamo provando a cambiare la legge e non vediamo come questo caso possa condizionare o richiedere il cambiamento di qualsivoglia norma. Vogliamo solamente che lei sia vista come una donna e trattata come tale”. Basta poco, no? (A. B.)
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