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lunedì 30 agosto 2010
Miss Italia Trans 2010. È Marika D'Amico, 32 anni, fiorentina
È Marika D'Amico, 32 anni, fiorentina che vive a Pisa e lavora come vocalist in una discoteca sulla marina di Torre del Lago la Miss Italia Trans 2010. È stata incoronata la scorsa notte al termine del concorso che si è tenuto al Priscilla Caffè di Marina di Torre del Lago. La selezione era stata organizzata da Regina Satariano e la direzione artistica è stata di Vladimir Luxuria . Marika succede a Gisella, 22 anni, italo-brasiliana di Treviso. Marika dice di essere stata fidanzata con un carabiniere che ha lasciato da tempo: «Il rapporto con la 'divisia cominciava ad essere troppo impegnativo così ho deciso di mollare tutto e dedicarmi a tempo pieno alla mia passione, il canto e lo spettacolo in generale. Avevo partecipato altre volte al concorso, ma non avevao avuto fortuna. Quest'anno è andata bene e ringrazia la giuria che ha voluto premiarmi tra tante altre belle ragazze, tutte all' altezza del concorso». Alla selezione si sono presentate in 35: 22 anni la più giovane, 33 la più anziana. Miss Italia Trans è giunto alla 18/ma edizione e da quest'anno il concorso ha anche la fascia di Miss Italia Trans Sudamerica, terra da cui provengono molti transessuali. Il titolo è andato a Paola Candanga, 25 anni, brasiliana, estetista, residente a Massa. «Sogno un posto nel mondo dello spettacololo. So che non è facile, ma questi concorsi servono anche per abbattere certe barriere. Non mi aspettavo tanta gente a vederci». Sul palco del Priscilla Caffè di Torre del Lago a condurre la serata, oltre a Luxuria, Paolo Ruffini e Gabriele Belli del Grande Fratello. A Regina Satariano, ideatrice del concorso è stato consegnato il premio intitolato a Tiziana Lorenzi, la transessuale morta dopo un malore accusata al Genova Pride dello scorso anno. Il riconoscimento va a coloro che dimostrano impegno sociale. Tra le novità annunciate il prossimo anno probabilmente anche Mister Italia Trans.
domenica 29 agosto 2010
Obiettivo lavoro Un miraggio per chi cambia sesso
Storie di vita
Deborah Orlandini è pugliese. E’ nata a Lecce e ha un passato da uomo che non ricorda più. Sono passati quasi 5 anni da allora, da quando cioè non era nella sua pelle. Ora è finalmente quello che ha sempre sentito di essere: una donna. Chi la conosce bene, sa che è una persona tenace. Un appello su facebook mi porta da lei: ”Sono stata avvisata di un’emergenza riguardante una persona transessuale di 26 anni che al momento si trova a Bari. Serve alloggio e sostentamento di emergenza. Teniamoci tutti in allerta pronti a dare una mano. Chi è disposto me lo scriva in PVT (privato). Niente regno dei cieli, ma soddisfazione di servire a qualcosa sulla terra ok?”. Da quello che scrive e dalle informazioni che raccolgo, intuisco che se non fa l’avvocato, almeno deve intendersene di questioni legali. Così, faccio un giro di telefonate e attraverso Rete Lenford, la rete di avvocatura per i diritti GLBTQ, la raggiungo telefonicamente.
Perché le persone transessuali danno così fastidio alla società?
Io credo che dipenda dal fatto che noi transessuali mettiamo in crisi l’unica vera certezza primordiale della società e cioè che, da un lato ci sono i maschi e dall’altro ci sono le femmine. Di noi spesso viene data un'idea assolutamente distorta, confusa, qualcosa che non mette la gente in condizioni di capire. E come disse M. Jackson "la società tende a distruggere ciò che non capisce”.
Dalla maggior parte delle persone transessuali, la gente si aspetta o che siano già sulla strada o che ci finiscano prima o poi. Secondo te perché?
E’ un cliché che quasi mai corrisponde al vero, associare il transessualismo alla prostituzione è funzionale ad una logica discriminatoria. E’ come quando si associa l’omosessualità alla pedofilia, si dice una pericolosa falsità, per alimentare il pregiudizio. E' vero però che in molti casi la prostituzione è stata l'unica possibilità di sopravvivenza per chi si è trovata senza lavoro, ha visto frustrate le benché minime possibilità di trovarne uno e si è vista abbandonata dalla famiglia, dalle istituzioni, dai servizi sociali, dagli enti di beneficenza ecc.
Recentemente a Livorno, c’è stata la denuncia di un caso di discriminazione sul lavoro da parte di una persona transessuale nei confronti dell’azienda per cui lavorava. Ti è mai capitato di perdere il lavoro per il fatto di essere transessuale?
Sì, purtroppo è capitato anche a me. Lavoravo ormai da diversi anni, nell’ufficio legale di un'azienda. Pur non avendo ricevuto contestazioni o lettere di licenziamento, un giorno sono stata invitata dal mio datore di lavoro a trovare entro sei mesi un’altra occupazione, diceva, per motivi di bilancio. Dopo circa un mese, sono stata invitata a trovare questo famoso lavoro entro tre mesi, dopo dieci giorni ho ricevuto un altro invito a trovarlo entro un mese. A quel punto, mi sono vista costretta a presentare una lettera di licenziamento e in seguito ad avviare una vertenza che si é conclusa con una transazione.
Secondo te perché il tuo ex datore di lavoro ha agito così?
Per me è stato abbastanza facile associare tutto questo al fatto che i primi cambiamenti, a seguito dell’assunzione di ormoni, iniziavano ad essere evidenti e i pettegolezzi cominciavano a circolare nell’ambiente di lavoro.
E con colleghi, invece, com’è andata?
Prima ci sono state le battutine più o meno scherzose nella pausa caffè, del tipo “ma come reggi quella sigaretta sembri una trans” oppure “com’è che ti interessano tanto i discorsi da donne” fino al più comune “ma dillo che sei gay”. Poi è arrivato il punto in cui quello che facevo e come lo facevo non andava più bene, i miei lavori venivano affidati ad altri con la scusa della riorganizzazione interna. E finisce che non hai più una posizione di lavoro assegnata, oppure arrivi in ufficio e la tua scrivania è occupata da altri. Questo a me è successo per ben tre volte, in tre diversi posti di lavoro. Perché se capita che il mio curriculum interessi, poi la paura che la gente si accorga che in quell’ufficio ci lavora una trans e che questo possa comportare una riduzione del giro d’affari, prende spesso il sopravvento.
Ma allora perché non tutte le persone trans o gay vittime di discriminazione sul lavoro denunciano?
Perché gli ambienti lavorativi sono una specie di casta, se porti uno studio o un’azienda davanti ad un giudice del lavoro, in breve tempo si sparge la voce e lo sanno tutte le attività produttive nel giro di 100 km. Ed è come se fossi iscritta in una lista nera. Da quel momento non solo sei la trans, ma sei anche quella che fa le vertenze, e quindi non sei da assumere. A volte si conserva la speranza che attraverso un atteggiamento di basso profilo possa residuare qualche possibilità.
Mi sembra di capire che, però, l’esistenza di tutele per chi è discriminato perché trans, non risolve il problema più serio di trovare poi un altro lavoro.
Proprio così, per noi transessuali il problema più serio è l’accesso al lavoro. Siamo demonizzate dall’immagine che soprattutto i media danno di noi, e il risultato è che nessuno vuole avere a che fare con una transessuale, come se non fossimo ritenute adatte a svolgere alcun tipo di lavoro. E’ come se ci fosse una specie di presunzione assoluta nei nostri confronti.
Una presunzione? Di che tipo?
La gente pensa che se decidi di cambiare sesso allora hai qualcosa che non va nel tuo cervello e quindi sei inaffidabile, inadatto a qualunque tipo di lavoro. Ciò che prevale nella percezione del potenziale datore di lavoro è che sei trans, non che sei una persona preparata e volenterosa. Come dire “con tanti bravi padri di famiglia che la crisi mette per strada, chi me lo fa fare a dare lavoro ad una trans”. Però, vorrei ricordare, che anche noi siamo esseri umani e cittadini e non cambiamo sesso certo perché abbiamo un’irrefrenabile voglia di fare le prostitute.
Secondo qualcuno, però, se pure ci fossero più occasioni di lavoro per le persone transessuali, non tutte lascerebbero i guadagni facili della strada. Chi la pensa così si sbaglia?
Il mondo della prostituzione è una spirale che quando ti avvolge difficilmente ti lascia andare, specialmente se sei giovane e attraente e non hai sviluppato una forza caratteriale che ti consente di tirartene fuori. Questo per chi non cade addirittura in reti di sfruttamento in mano alla criminalità. E per andare dove poi, se come dicevamo, ti trovi circondata da un muro di indifferenza per la tua sorte, che ti annienta psicologicamente. Prostituirsi poi, significa mettere a repentaglio la propria incolumità e la propria vita. La quasi totalità delle transessuali uccise esercitavano la prostituzione.
Quando parlavi di un problema più urgente di accesso al lavoro, ti riferivi a tutte le tipologie di lavoro?
Secondo le stime dell’ONIG, l’Osservatorio Internazionale sull’Identità di genere, le transessuali sono lo 0,005% della popolazione italiana. Non tutte le persone transessuali hanno problemi di inserimento lavorativo, non ce l’ha chi studia, chi ha un’azienda di famiglia, chi è già in una situazione lavorativa protetta prima della transizione. Ci sono degli ambiti in cui il fatto di essere transessuale non è un problema.
Quali?
I call center ad esempio, non hanno in genere problemi ad assumere, o il mondo dell’arte e dell’intrattenimento in generale. Ci sono professioni particolarmente richieste come quelle nel settore informatico e della medicina dove la condizione di persona transessuale o transgender passa in secondo piano. Però evidentemente non siamo tutte artiste o medici o geni dell'informatica,quindi chi non rientra in queste categorie, ha un problema molto serio di accesso al lavoro, e qualche volta nonostante abbia tutti i requisiti, non trova sbocchi. Chiaramente la situazione è molto più grave al sud e nelle isole dove l'economia è meno dinamica, il turn over molto lento e i tassi di disoccupazione giovanile rendono praticamente impossibile per una persona transessuale inserirsi nel mondo del lavoro. E queste sono situazioni drammatiche che sono irrisolvibili senza interventi radicali.
Come ad esempio?
Si potrebbero concepire degli incentivi all’assunzione da parte di privati attraverso degli sgravi fiscali sostanziosi che rendano conveniente assumere una transessuale e che non manderebbero di certo in malora lo Stato. Non si tratterebbe di un trattamento di privilegio, perché stiamo parlando di persone che non hanno le stesse possibilità degli altri sul mercato del lavoro. Gli Enti locali potrebbero elaborare progetti di inserimento lavorativo, affidando ad esempio dei servizi pubblici a cooperative gestite da persone transessuali, piuttosto che escluderci anche dai servizi sociali come l’assistenza domiciliare integrata, solo perché siamo ritenute persone “non socialmente presentabili”. Tutto questo, però, dipende dalla volontà politica di affrontare il problema.
E secondo te non c’è?
Io credo che ci siano stati troppi studi e seminari sul transessualismo, ed è ora di passare all’azione. Perché quando una persona transessuale è in difficoltà vuol dire che sta davanti ad un bivio: prostituzione o suicidio. Gli psicologi usano un termine inglese "helplessness", ovvero la sensazione di abbandono, la consapevolezza di essere privi di qualsiasi sostegno. Abbiamo detto quanto sia pericoloso il mondo della prostituzione. Non è il caso si prendere sotto gamba il problema, perché c’è gente che muore e, oggi come oggi, nel mondo transessuale ci sono tante persone culturalmente preparate con curricula di tutto rispetto e capacità lavorative non inferiori a qualunque altro lavoratore. Insomma possiamo anche noi contribuire al progresso della società.
Tu credi che negli altri Paesi per le persone transessuali sia più semplice trovare lavoro?
Sì, perché nel nostro Paese occorre prima di tutto un cambio di mentalità. Recentemente il ministero della difesa britannico ha dichiarato “a noi non importa se una persona cambi sesso, ma che sappia fare il suo lavoro”. In Italia purtroppo siamo lontanissimi da questo tipo di logica.
Al margine della conversazione, con una battuta fuori dai denti, perfettamente nel suo stile, Deborah mi fa capire che, è molto difficile che qualcuno dovendo scegliere, si faccia difendere da un avvocato transessuale. Parla “per esperienza”. Eppure lei non si è arresa, non è finita sulla strada né ci finirà. Al momento collabora con alcune associazioni, fornisce consulenza legale. Riceve decine di richieste d’aiuto, a cui fa seguire appelli e mobilitazioni come quello che mi ha portato da lei. Per molte altre persone transessuali, invece un lavoro onesto, purtroppo è ancora un miraggio.
Fonte:http://www.lanazione.it/cronaca/2010/08/27/375836-obiettivo_lavoro.shtml
sabato 28 agosto 2010
Celebrità Transessuali: Roberta Close.
Roberta è la più famosa transessuale brasiliana e, allo stesso tempo, l'unica che, anche anni prima di sottoporsi al intervento chirurgico di cambiamento di sesso, è stata votata dal pubblico maschile come il modello femminile più sexy del pianeta. Questo è veramente incredibile ! Ma prima di arrivarci, affermandosi come una donna agli occhi di tutti, con l'identità di Roberta Close, ha passato ostacoli e disgrazie. Alla fine, Roberta è uscita come vincitrice e come la prova vivente che gli organi sessuali sono solo una indicazione di una persona.
Tuttora è la più famosa transessuale donna dell' America latina, della vita di Roberta Close è stato detto di tutto. Molte delle storie sono state chiaramente inventate, ma suscitando sempre molta curiosità .
Per raccontare la vita di questa bellissima transessuale oggi donna a tutti gli effetti, famosa per la sua bellezza e carisma, cercherò di raccontavi un pò della sua storia .
Nata a Rio de Janeiro, Brasile , nel dicembre del 1964 e battezzata con il nome di Luiz Roberto Gambine Moreira, Roberta ha iniziato a vivere come una "ragazza" sin da molto giovane, con grande rammarico della sua famiglia. Iniziò segretamente con le iniezioni di ormoni femminili. Nel 1981, all'età di 17 anni, la sua fama e carriera nel mondo del spettacolo decollò e lei presto si trovò la più amata dai media, apparendo in numerose riviste, periodici e nella pubblicità.
Quando viene chiamata per il servizio militare obbligatorio in Brasile (per gli uomini) a 18 ha riferito che indossava un abito bianco ultra-femminile. La guardia confusa le chiese del suo "suo fratello" il sergente esaminando velocemente i suoi documenti, ha organizzato subito il suo esonero dal servizio militare. Suo padre scandalizzato (un alto ufficiale militare) disconobbe lei come sua figlia per parecchi anni . Ma che altro avrebbe potuto fare (guardate lei a quell'età )?
Nel 1984, Roberta Close era la star del carnevale di Rio. Fu da quel periodo che seguì le numerose apparizioni nella stampa, si può dire che all'apice del successo arrivò quando la rivista Playboy mise lei sulla copertina di maggio del 1984. Per la prima volta nella storia della rivista, l'attrazione principale non era una bella donna, ma un "uomo". Il richiamo della copertina era: "Incredibile. Le foto rivelano che Roberta Close confondono molte persone ". Tuttavia, questo uomo è una bellissima donna transessuale, e la rivista, ovviamente, non ha mostrato le fotografie dei suoi genitali. È stata anche la copertina delle riviste Lui & Lei, nel numero 184 di settembre 1984, poi in tutte le altre copertine come Manchete, Sexy, Amiga e Contigo.
Il successo fu tale che Roberta ha persino ispirato un fumetto erotico, in cui la protagonista era una bellissima trans . Nei decenni del 80 e 90 Roberta è comparsa nei talk show più importanti dei media brasiliani: Fantastico, Faustão, Hebe Camargo, Gugu, Goulart de Andrade, tra gli altri.
Nel 1989, in Inghilterra, ha fatto l' operazione di cambio di sesso. Subito dopo l'intervento lei ha iniziato la lotta per il diritto di cambiare il suo nome. Nel 1992 la ottava corte della Famiglia di Rio gli ha negato il diritto di cambiare i documenti, ed è stato negato anche nel mese di febbraio da parte del giudice della Corte suprema nel 1997. La difesa ha poi presentato un'altra causa, chiedendo il riconoscimento delle caratteristiche fisiche della donna. Roberta ha dovuto passare per nove specialisti medici per essere riconosciuto il suo stato, dalle analisi è emerso che possedeva aspetti ormonali femminili. La difesa ha inoltre sostenuto che Roberta non poteva vivere psicologicamente bene con un nome che gli impediva di vivere tranquilla dagli scherzi e dai pregiudizi, era legittimo il suo cambiamento di nome. La sua difesa ha anche mostrato le documentazioni dei casi di transessuali che sono riusciti a cambiare il nome in tribunale. Complessivamente all'epoca erano emersi 37 casi nel paese, 36 dei quali nello stato di San Paolo.
Il 10 marzo del 2005, quindici anni dopo il primo tentativo, Roberta Close finalmente può avere assicurato il diritto di cambiare il nome da Luis Roberto Moreira Gambine a Roberta Gambine Moreira. Un nuovo certificato è stato poi rilasciato dall'ufficio del 4 ° distretto di Rio de Janeiro. In esso egli riportò: "il 7 dicembre 1964, una bambina di sesso femminile, nata nel ospedale Beneficência Portuguesa Compassionevole, è stata nominata Roberta Gambine Moreira". Questo certificato garantisce il modello in Brasile per le rimozione dei documenti quali carta d'identità, CPF e passaporto, in quanto di sesso femminile.
Nella decisione della 9 ° Corte di Famiglia di Rio, sulla base di pareri di esperti medici, il giudice ha scritto che "il progresso della scienza deve essere accompagnato da un diritto, perché l'uomo crea, si applica ed è soggetto a norme di legge, dalle più antiquate e obsolete alle più avanzate e visionarie. "Mentre questa decisione rappresenta un cambiamento significativo per la vita della modella. Dopo il processo Roberta Close, disse, che se felice, continuava a temere un possibile cambiamento nella decisione giudiziaria in futuro.
Filmografia
- 1999 — Você Decide (episódio O Príncipe da Feira)
- 1997 — Mundo VIP (Portugal) .... ela mesma (um episódio)
- 1997 — Mandacaru (Rede Manchete) .... Maitê Flores
- 1990 — O Escorpião Escarlate .... Brigitte
- 1987 — No Rio Vale Tudo (ou Si Tu Vas à Rio... Tu Meurs) .... Julia
La controversia con un famoso cantate ,Erasmo Carlos
Una controversia che la canzone Give It, Dá um Close Nela di Erasmo Carlos sarebbe stato fatto per Roberta. Il musicista nega la relazione dicendo che la canzone sarebbe stata composta per il gruppo Roupa Nova , raccontando la storia di una donna che cammina per una bellissima spiaggia , ma la verità è che la donna e una trans. Il titolo originale della canzone doveva essere rovescio della medaglia che sarebbe solo un'altra coincidenza. Coincidenza o no, la canzone è stata rilasciata al culmine del successo di Roberta Close (che è stata anche la protagonista dellvideo clip) e, innegabilmente, la transessuale era responsabile per il suo primo successo pop radiofonico, la canzone diventa il primo successo di Erasmo Carlos in più di un decennio.
Era una delle pioniere trans Brasiliane nel 1980. Queste immagini sono vecchie, ma ancora oggi, lei è bellissima. Fin dall'inizio, è stata accolta dal pubblico brasiliano e internazionale, con una mente aperta, i pregiudizi a parte, e apprezzata per la sua straordinaria bellezza e la grazia innata.
La sua auto biografia è stata pubblicata nel 1998, si chiama " piacere di conoscerti, io sono Roberta Close". Dove sostiene di essere stata con numerose celebrità Americane. Non è stato pubblicato negli Stati Uniti.
giovedì 26 agosto 2010
Israele : Gay rapito dalla famiglia :hanno minacciato di uccidermi
"Ho iniziato a lavorare come drag- queen , e dopo che le mie foto sonno apparsa su internet, ho cominciato a ricevere minacce ", ha detto Angel Ynet .
"All'inizio mi hanno detto ' di eliminare le immagini da internet , oppure ti ammazzo '. Sono rimasto sorpreso , ma passata come al solito . Ho sempre avuto un buon rapporto con la mia famiglia, così l'ho ignorato ", ha detto .
Tuttavia, tre mesi fa , Angel ha scoperto che alcuni dei suoi parenti, hanno dichiarato guerra totale contro le sue preferenze sessuali.
"Ero certo che stavo per morire , e mi hanno anche detto di sì, " ha aggiunto, " Per fortuna il mio amico ha chiamato la polizia , loro hanno raggiunto la casa e salvato la mia vita. spero che no succeda mai più."
Angel ha sostenuto tutti i suoi tentativi di spiegare la sua situazione alla sua famiglia che sonno puoi caduto nel vuoto . "Non capiscono la mia situazione - è inaccettabile per loro. Vogliono sposarmi , ma non mi preoccupo di queste cose. voglio solo vivere la mia vita e il mio modo di vivere oggi. "
Fonte:http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3943931,00.html
Documentati 150 crimini di omofobia a Veracruz in Messico.
Sono stati documentati fino a 150 omicidi l'anno , per motivi omofobici a Veracruz, ha detto il leader della comunità glbt.
Alla conferenza stampa, nel porto di Veracruz , ha detto che i delitti, sono al primo posto a livello nazionale nella commissione che indaga sui reati di omofobia. Paragonabile solo con lo Stato del Messico, "ha detto.
Il leader sociali accusano la Chiesa cattolica e la chiesa evangelica come le principale responsabile per gli omicidi a causa dell'omofobia nella popolazione perché incoraggiano la discriminazione sulla diversità sessuale.
A questo proposito, egli ha osservato che non solo la Chiesa è stata responsabile per discriminare gli omosessuali, ma le stesse autorità locali.
" Chi uccidono le persone gay sono in genere collegati alla religione, dicono che siamo essere aberrante , siamo contro la natura, ma la verità è che siamo anche noi figli di Dio ", ha detto .
E ha criticato il ritardo dell'istituzione che non metti in primo luogo il rispetto per la diversità sessuale , e quindi aggrava il bilancio di morti è Violenze nella comunità gay.
Gran Bretagna : transessuale costretta a scusarsi con i colleghi di lavoro perchè si veste da donna.
Rachel Millingtonon ora residente in Lincolnshire procederà con una causa contro i suoi capi del centro, Suport Solutions Limited , che hanno licenziata senza motivo , solo tre giorni dopo che lei aveva annunciato il suo cambiamento di sesso . Le accuse contro l'ex datore di lavoro ,riguardano al licenziamento senza giusta causa , la discriminazione sessuale e la perdita della proprietà.
"Trovo ridicolo e completamente ingiusto. Sto solo cercando di andare avanti con la mia vita. Io non voglio fare male a nessuno ", ha sottolineato la Millington al 'Daily Mail '.
Secondo Rachel , nessuna delle persone con chi ho lavorato, non mi hanno mai detto nulla del suo cambiamento, ma i colleghi e i suoi dirigenti non hanno avuto lo stesso atteggiamento : hanno detto che stavo vivendo una fase difficile e che le tendenze finirebbero per passare.
Millington ha iniziato a indossare abiti da donna ha 12 anni e ha deciso di prendere la suo femminilità nel 2009 , cambiando nome, che una volta era Andrew. Per quanto riguarda il sesso, non ha ancora eseguito l'intervento per questioni giuridiche.
Vietnam funzionari di polizia si rifiutano di perseguire lo stupro di una transessuale
Fonte:http://www.earthtimes.org/articles/news/340907,refuse-prosecute-rape-transexual.html
La militanza come riscatto, storia del transito di Antonia
Intervista ad Antonia Monopoli, responsabile sportello trans ALA Onlus Milano
Ai libri spesso appartiene il compito di far scaturire curiosità, riflessioni e perplessità. Lo scorso marzo La Prima Donna è entrato nelle librerie italiane in veste di romanzo. La storia di Gabriele prima, e Gabry dopo l'operazione, è lo spunto di una discussione che avverrà questa sera presso l'Open Source dove, l'autrice del romanzo Giustina Porcelli insieme con Enrico Fusco, ex presidente dell'Arcigay di Bari e Antonia Monopoli, responsabile dello sportello trans Ala Onlus di Milano, affronteranno senza pregiudizi il delicato tema del cambio di sesso e la transessualità.
«Una verità spesso taciuta o distorta, una verità fatta di esperienze reali con le quali in pochi hanno voglia di confrontarsi». È scritto così nell'introduzione a La prima donna. Ed è proprio per volgere lo sguardo ad una realtà che la società condanna ancor prima di conoscere che abbiamo incontrato nella sua casa in affitto nelle campagne biscegliesi Antonia Monopoli, donna transessuale che, come dice il suo profilo facebook, di ciò ne ha fatto lo scopo principale della sua vita per sé e per gli altri.
Ciao Antonia! È diversa la vita da questa campagna di Bisceglie alla Milano frenetica, vero?
Si, certamente. Bisceglie è la mia terra d'origine e insieme a mia madre ho deciso di trascorrere qui le mie vacanze. Si respira sicuramente un pò di quiete, anche se come vedi non riesco a stare senza far nulla, ma per lo meno mi godo una pausa dalla mia vita milanese così intensa.
A Milano cosa fai?
Lavoro per “Via del Campo”, un progetto dell'Associazione A.L.A. che si occupa delle varie dipendenze ed in particolare di prostituzione transessuale. Inoltre sono responsabile dello sportello trans, sempre presso A.L.A., un servizio rivolto ad un target molto più ampio, sia per persone che prostituiscono, sia che non si prostituiscono. Le sigle MtF e FtM indicano il transito da maschio a femmina e viceversa. Mi occupo anche di accoglienza e orientamento affinché sia abbattuta la barriera dell'esclusione sociale per tutte queste persone che decidono di “diventare se stessi”.
Quando ti sei resa conto di essere diversa?
È una storia lunga che inizia negli anni Ottanta quando, già a otto anni mi sono accorta di voler essere donna. Credevo nel principe azzurro e mi sentivo femmina, inconsapevole della differenza fisiologica che c'è tra un uomo ed una donna. Un mio parente ha fatto notare la mia diversità a mia madre la quale mi ha portato alla clinica psichiatrica di Bisceglie dove hanno proposto come soluzione un'operazione di lobotomia, il lavaggio di cervello per intenderci, idea che per fortuna i miei non hanno condiviso. A quell'epoca le persone transessuali venivano chiuse in carcere o nei manicomi e tenute sotto controllo di psicofarmaci proprio perché la transessualità era, e lo è ancora, secondo le DSM (come la bibbia per gli psichiatri) una patologia alla quale non esiste tutt'oggi una risposta scientifica. Io ho trascorso dieci anni di visite psichiatriche fino a quando uno psicologo di Trani ha “illuminato” mia madre dicendole “signora, suo figlio è nato così”.
È da quel momento che ha avuto inizio il tuo transito?
In un certo modo si, diciamo che da allora ho iniziato ad avere più sicurezza della mia personalità e della mia femminilità, pur continuando a dover subire costrizioni da parte della mia famiglia su come vestire e come portare i capelli. E mentre passavo del tempo ad informarmi su centri per terapie eccetera, ho trovato a Bisceglie un gruppo di persone con le quali credevo di potermi identificare. Loro erano gay, e anche tra loro mi sentivo diversa. Così ho deciso di seguire il consiglio di una donna trans di Molfetta che frequentava la piazzetta. Sono scappata a Roma dopo nemmeno 24 ore dal nostro incontro e speravo di poter lavorare per club privé, così come mi era stato promesso e invece anche io avrei dovuto lottare per il marciapiede, ma subito sono stata costretta a tornare a Bisceglie. Qui per me la vita quotidiana era fatta di insulti, botte e violenze sessuali. Leggendo il libro di Giustina Porcelli ho rivissuto in parte la mia storia quando per uscire di casa facevo stradine più nascoste per evitare di essere perseguitata. A Sud la mia vita era estremamente difficile: la famiglia, la società, la mancanza di sbocchi lavorativi a tal punto che l'alcol era diventato l'unico modo per riuscire a superare quella situazione... con coraggio e forza sono riuscita a decidere di vivere piuttosto che sopravvivere. Mi piace vivere alla luce del sole e senza paure così, mentre molte persone simili a me si sposavano per avere una copertura, io sono partita per Milano dove volevo prima raggiungere il mio obiettivo di diventare donna, e poi tornare a Bisceglie per realizzare il sogno di gestire un mio negozio di artigianato.
Invece sei rimasta a Milano...
Si. Non ti nego che ancora oggi penso ad un probabile trasferimento qui a Bisceglie.
Come è avvenuto il passaggio dalla prostituzione all'attivismo?
Te lo spiego subito. Gli argomenti tra trans che si prostituiscono sono sempre tacchi, trucchi e genitali maschili. Io invece ho sempre cercato il confronto per crescere, così ho iniziato a dedicarmi al volontariato presso diverse associazioni e a cercare corsi di formazione per migliorare la mia persona e la mia cultura. Il corso per Peer Educator dedicato a persone che in quel momento si prostituivano o che avevano avuto un passato come prostituta, è stato decisivo alla mia crescita personale e professionale. Certo, è stato un periodo difficile anche quello per lo meno dal punto di vista economico: ho tentato svariati colloqui ma la solita risposta era “troverà altrove”. L'integrità nella società e nel mondo lavorativo è uno dei motivi che spingono spesso una transessuale al cambio di sesso chirurgico. Per non parlare poi delle difficoltà alle quali le persone trans andranno incontro nel caso in cui la transessualità venga tolta dalle patologie mentali. Questo, se da un lato è una vittoria, dall'altro ha i suoi grandi svantaggi perché verrà meno il servizio di supporto delle Asl nazionali. Un'operazione in Tailandia costa 7 mila euro, a Londra 15 mila e molte persone dovranno ottenere un mutuo, cosa al quanto impossibile per una persona trans che difficilmente viene inserita in un'azienda o in un semplice centro commerciale. Inoltre, Italia e Grecia sono gli unici paesi che per il cambio anagrafico richiedono il cambio di sesso, quindi il documento diventa un ulteriore motivazione per l'operazione da uomo a donna o da donna a uomo. Io ho sempre lottato per restare quella che sono e forse la mia sicurezza mi ha portato ad ottenere nel 2005 il mio attuale lavoro di cartomante astrologa. L'astrologia e la cartomanzia sono sempre state una passione che finalmente sono riuscita ad approfondire e a farne la mia professione.
La transessualità è un tema molto delicato sul quale addirittura è difficile pronunciarsi. Come credi si possa superare questo limite?
Informazione e formazione. Bisogna sapere che il cambio di identità di genere non implica la scelta dell'orientamento sessuale, ad esempio. Nel Sud Italia la situazione è davvero drastica, guarda la polemica che è scaturita per il concerto di Elton Jhon. Io sono ottimista e anche le stelle dicono che il 2012 sarà un anno di cambiamento...
A proposito di Sud, poco fa hai parlato di un trasferimento in Puglia...
Perché no? Anche questo è uno dei miei obiettivi: vorrei riscattare il mio passato e portare qui quei servizi che io cercavo ma che non avevo. E' questo il motivo per cui oggi sono una donna transessuale attivista. A Milano ho vissuto i primi anni come prostituta e in prima persona so quanto bisogno ci sia di dedicarsi alle persone che come me fanno di tutto pur di sentirsi integrati ed accettati... per permettergli di poter essere sé stessi e non doversi nascondere.
Ora, qui a Bisceglie, sei te stessa?
Ora si. Sono entusiasta di aver conosciuto una realtà nuova, l'associazione Open Source, alla quale mi sono avvicinata grazie ad una amico ritrovato e con il quale abbiamo iniziato a pensare ad alcune iniziative a tematiche trans, come l'evento della presentazione del libro della scrittrice mia compaesana. Poi, per concludere la risposta alla tua domanda, quest'anno per la prima volta ho indossato la gonna e per me questa è un ulteriore vittoria.
Per concludere una curiosità: Antonia Monopoli è innamorata?
C'è qualcuno che mi piace. Se son rose fioriranno. Il lavoro mi soddisfa e la mia priorità è seminare alberi, proprio come farei qui in Puglia, è in questo che trovo la mia pace.
In Bocca al lupo Antonia!
Crepi il lupo!
Fonte:http://www.bisceglielive.it/news/news.aspx?idnews=8342