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lunedì 12 gennaio 2009

Tendenze trans?


Fa discutere la proposta di bloccare, nel dubbio, la pubertà fino a 16 anni(corriere della sera. salute)

MILANOBambine che a tre anni fantasticano sulla barba che avranno da grandi, maschietti che già a cinque all'idea di sostituire la Barbie con la classica automobolina fanno capricci interminabili. Sono le infanzie «diverse»; condizioni che gli addetti ai lavori chiamano in via diplomatica disturbi dell'identità di genere, più esplicitamente transessuali primari (uno su 10.000 il maschio che si sente femmina, una su 30.000 la bimba con simpatie «virili»). Primari per distinguerli dai secondari, legati ad un disagio psichico (spesso c'è una storia di abuso sessuale) che nella maggior parte dei casi si risolve con una terapia adeguata. Questi altri, invece, non «guariscono» e una volta adulti, vogliono, spesso, cambiare sesso. Non tutti, ma in un buon 20 per cento accade. Se in queste condizioni si ritardasse la pubertà di qualche anno, evitando poi inutili mutilazioni? Lo propongono le nuove linee guida (il documento non è stato ancora approvato ufficialmente) della International endocrine society, un progetto innovativo che sta facendo discutere la stessa comunità scientifica. La motivazione sembra, in effetti, valida: quando la virilità ha avuto già uno sviluppo completo, cambiare sesso significa mutilare i genitali, togliere barba e peli, asportare il pomo d'Adamo e molto altro ancora. Nel caso della femmina che si sente maschio lo sviluppo delle mammelle, una volta, avvenuto, è reversibile soltanto col bisturi. Bloccando, invece, lo sviluppo puberale fino a sedici anni (ma prima dei diciotto le stesse linee guida non ritengono consapevole e quindi lecita un'eventuale scelta chirurgica) si dà al ragazzo/a la possibilità di optare poi per l'altro sesso senza interventi pesanti.

«LIMBO» - Una sorta di «limbo» lecito vista l'incertezza di queste condizioni. «L'idea è dibattuta da tempo - commenta Domenico Di Ceglie, psichiatra infantile trapiantato a Londra da trent'anni, dove dirige l'unico servizio per bambini e adolescenti con disturbi dell'identità di genere esistente nel Regno Unito e uno dei pochi in Europa, presso la Tavistock Clinic — . Già alcuni centri specializzati hanno adottato una strategia del genere, ad esempio quello della Free university di Amsterdam, diretto da Peggy Cohen-Kettenis, che ha una grande esperienza e, non a caso, ha contribuito alla stesura delle nuove linee guida. Strategia che consiste nel somministrare sui 12, 13 anni di età farmaci che bloccano lo sviluppo puberale ai bambini che manifestano queste condizioni: segni di identificazione con l'altro sesso precocissimi e eclatanti che si accentuano con l'inizio dello sviluppo puberale, un profilo psicologico stabile e un contesto familiare equilibrato. E l'esperienza olandese sembra dare buoni risultati. Noi qui a Londra adottiamo una politica più prudente: aspettiamo che la pubertà vada un po' più avanti anche perché i dati ci dicono che dei bimbi che mostrano segni di transessualismo l'80 per cento supera il problema con l'età adulta. È vero che l'atteggiamento attendista porta a cambiamenti del corpo che non possono regredire, ma è altrettanto vero che non sappiamo quanto le terapie che bloccano la pubertà influiscano sull'identità di genere a livello del cervello: c'è il rischio di confondere ulteriormente una situazione già incerta».

FARMACI - I farmaci in questione sono quelli che si utilizzano da almeno vent'anni per curare la pubertà precoce, i casi in cui si rischia di diventare adulti troppo presto con conseguenze pesanti, ad esempio la bassa statura perché si saldano le cartilagini di coniugazione, che consentono l'allungamento delle ossa. «Si tratta di cure collaudate e sicure — conferma Giuseppe Chiumello, direttore del centro di endocrinologia dell'infanzia e della adolescenza dell'istituto San Raffaele di Milano — ma soprattutto senza conseguenze. Appena si sospendono i farmaci, lo sviluppo puberale riprende dal punto in cui l'abbiamo fermato. Ritengo le nuove linee guida una scelta coraggiosa e sensibile. Non dimentichiamo che queste persone vivono fin dall'infanzia una situazione psicologica di grande sofferenza». Certo è che i transessuali sono ancora un mistero scientifico. «Si sono ipotizzate alterazioni genetiche o ormonali durante la vita intrauterina, ma per ora non sono emerse certezze » aggiunge Chiumello. In Italia dal 1998 esiste un osservatorio nazionale sull'identità di genere che si propone di approfondire le conoscenze sul transessualismo e di promuovere la libertà di espressione delle persone transgender. «Vorremmo arrivare anche ad un censimento - informa il presidente, Orlando Todarello, direttore della clinica psichiatrica di Bari — ma non è facile. Al momento si sono registrati sul nostro siti in 300». Nel Regno Unito, il governo stima che i transessuali siano circa 5000.

Franca Porciani
http://www.corriere.it/salute/09_gennaio_11/transgender_rimandati_sesso_franca_porciani_2e117494-dfc6-11dd-a8a3-00144f02aabc.shtml

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