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giovedì 22 gennaio 2009

I dubbi di un lettore gay che da 8 anni ha «una famiglia da Mulino Bianco»


vivo nella famiglia del Mulino Bianco. Benessere, salute, amici. Lei mi ama, anche se dopo otto anni di matrimonio e le gemelline si fa un po’ più fatica. Anch’io la amo, nel senso che è proprio amabile: bella, intelligente, brillante (e benestante). Ma a me piacciono i maschi. Sempre piaciuti. E mi sono preso le mie soddisfazioni, nel tempo. Niente storie, solo qualche boccata d’aria con alcuni tizi, molti dei quali nella mia stessa situazione. Mi sono sposato per non far morire i miei. Dico davvero: sarebbero morti. Sposato per seguire la convenienza sociale. Vigliaccheria? Inettitudine? Come negli studi e nel lavoro, nella vita ho messo sul piatto della bilancia le varie opzioni, e ho scelto quella più comoda, indolore (per loro).
Ora però, da circa un anno, c’è Francesco, 26 anni, ed è passione, amore vero, di testa, coccole e sesso dolcissimo, interessi condivisi. Io con lui sono stato franco: non posso pretendere che si leghi a me, e lui sa benissimo che non mollerei per niente al mondo la cuccia calda e rassicurante. Lui, gay dichiarato in una famiglia borghese come la mia, deve poter vivere la sua vita e fare le scelte cui io ho rinunciato. Ma ci amiamo. Mi piacerebbe stare insieme a lui per sempre. E non provo sensi di colpa nei confronti di mia moglie o della mia famiglia. Anzi, paradossalmente, mi considero una vittima di questa situazione, essendomi sempre sacrificato «per farli contenti». Ora mi rendo conto di aver sbagliato tutto. Che faccio? Il colpo di testa? Continuo così attendendo la pace dei sensi? Che ne pensa l’esperta?

CHE PENSATE, VOGLIO I VOSTRI COMENTI.

Su Vanity Fair n.4/2008

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