Gasparri: «I Didoré non saranno mai messi all’ordine del giorno».
Uno dei temi caldi alla ripresa dei lavori alla Camera dei deputati saranno le unioni civili. La proposta di legge elaborata dai ministri Renato Brunetta e Gianfranco Rotondi com’è noto si chiama DiDoRè (Diritti e doveri di reciprocità), è stata scritta dal deputato Dca Stefano De Luca e ha già raccolto la firma di 80 parlamentari del Pdl tra cui quella del ex sindacalista Giuliano Cazzola. «È un progetto ben fatto», ha detto Rotondi ma che ha anche precisato: «“Gli onorevoli Lucio Barani e Franco De Luca hanno fatto bene a presentare la proposta dei DiDoRe che ha raccolto ottanta firme di parlamentari del PdL, perché è ben fatta e articolata, ma la sua approvazione è legata a una mediazione culturale che mi sembra ancora faticosa”.» Predica prudenza anche lo stesso Cazzola: «Non è una priorità, perciò è meglio chiudere subito ogni polemica». Per il capogruppo dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: «I Didoré non saranno mai messi all’ordine del giorno». Contrari al provvedimento anche l’Udc e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia, Carlo Giovanardi. Dopo i Pacs e i Dico di prodiana memoria, c’è il rischio di un nuovo flop e c’è un’aria di doppiogiochismo nella stessa Pdl che non fa ben sperare nel prossimo iter parlamentare dei DiDoRe.
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Gasparri acuto statista, ovvero il capodanno del capogruppo.
Sono giorni convulsi per l’on. Maurizio Gasparri, inopinatamente capogruppo del Pdl. Entusiasta all’idea che forse «rubano anche a sinistra» (a destra è scontato), eccitatissimo dalla prospettiva di poter fare la morale a Di Pietro, l’acuto statista ha annullato tutti gli impegni di fine anno e ha trascorso le sante feste esternando al ritmo di due dichiarazioni al minuto e polverizzando il record del ministro-kiwi Rotondi (nelle fisiologiche pause idrauliche lo rimpiazzava Capezzone, altro maratoneta degno di minzione).
Cotanto accaldarsi va capito: Gasparri è quello che nel’95 voleva Di Pietro leader del Polo al posto di Berlusconi e lo faceva sapere con gli stessi toni orgasmici con cui oggi lo dipinge peggio di Provenzano: «Per noi di An - urlacchiava, pensando di fargli un complimento - Torino è meglio del Duce! ». Ora deve far dimenticare quegli sbracciamenti, e appare in ogni tg per lanciare improbabili «sfide» a Di Pietro e dire che «le dimissioni di suo figlio dimostrano che è colpevole», ma «non bastano» perché «ci vuole ben altro». La garrota, come minimo.
Pare che, vedendolo così agitato all’inseguimento dell’ennesima telecamera, un passante gli abbia domandato: «Scusi Gasparri, ma se Di Pietro jr. deve dimettersi per una raccomandazione, che dovrebbe fare lei che guida un gruppo parlamentare con decine di pregiudicati e imputati, persino per mafia?». Gasparri è entrato in confusione: «Di Pietro è meglio del Duce!». Gli infermieri, che lo tallonano con discrezione, l’hanno subito trasportato a Palazzo Grazìoli, dov’è stato a lungo sedato. Il decorso è regolare. (Marco Travaglio - l’Unità)
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