Il Prêmio Nobel per la Pace 2025 è stato assegnato a María Corina Machado, figura controversa della política venezuelana. Per alcuni, è un simbolo di resistenza democratica. Per altri, come me, rappresenta una strategia di potere mascherata da lotta per la libertà.
Dietro la retorica della democrazia
Machado non è una voce neutrale. La sua opposizione al governo venezuelano non si è mai basata su un progetto inclusivo o sociale, ma su una visione neoliberista che mira a smantellare le conquiste della rivoluzione bolivariana: sanità pubblica, istruzione gratuita, sovranità energetica. Il suo linguaggio è spesso polarizzante, e la sua agenda sembra più orientata alla destabilizzazione che alla costruzione.
Il Nobel come strumento geopolitico?
Questa assegnazione solleva interrogativi: il Nobel per la Pace è ancora un riconoscimento etico, o è diventato un’arma simbolica nelle mani di chi vuole legittimare certi interessi? Premiare Machado significa ignorare le complessità del Venezuela, le voci popolari, le lotte sociali che non si allineano con la narrativa dominante.
Non si tratta di negare le difficoltà del Venezuela, né di difendere acriticamente il governo. Si tratta di riconoscere che la pace non nasce dalla demonizzazione, ma dal dialogo, dalla giustizia sociale, dalla sovranità. E che il vero coraggio è ascoltare anche le voci scomode.
La realtà venezuelana è fatta di contraddizioni, tensioni e speranze. Ridurla a una sola figura, celebrata a livello internazionale, rischia di oscurare le lotte quotidiane di chi difende la sovranità, la giustizia sociale e un modello alternativo al neoliberismo.
Machado non è una voce neutrale. La sua opposizione al governo venezuelano non si è mai basata su un progetto inclusivo o sociale, ma su una visione neoliberista che mira a smantellare le conquiste della rivoluzione bolivariana: sanità pubblica, istruzione gratuita, sovranità energetica. Il suo linguaggio è spesso polarizzante, e la sua agenda sembra più orientata alla destabilizzazione che alla costruzione.
Il Nobel come strumento geopolitico?
Questa assegnazione solleva interrogativi: il Nobel per la Pace è ancora un riconoscimento etico, o è diventato un’arma simbolica nelle mani di chi vuole legittimare certi interessi? Premiare Machado significa ignorare le complessità del Venezuela, le voci popolari, le lotte sociali che non si allineano con la narrativa dominante.
Non si tratta di negare le difficoltà del Venezuela, né di difendere acriticamente il governo. Si tratta di riconoscere che la pace non nasce dalla demonizzazione, ma dal dialogo, dalla giustizia sociale, dalla sovranità. E che il vero coraggio è ascoltare anche le voci scomode.
La realtà venezuelana è fatta di contraddizioni, tensioni e speranze. Ridurla a una sola figura, celebrata a livello internazionale, rischia di oscurare le lotte quotidiane di chi difende la sovranità, la giustizia sociale e un modello alternativo al neoliberismo.
Liberalismo in America Latina: tra mito, mercato e marginalizzazione
Il liberalismo in America Latina non ha seguito lo stesso percorso storico del liberalismo europeo. Mentre in Europa è nato come ideologia della borghesia contro il feudalesimo, in America Latina è stato spesso lo strumento delle élite economiche per consolidare modelli di sviluppo basati sull’esportazione e sull’apertura ai mercati globali.
🟠 Liberalismo oligarchico
Alleato delle élite: In molti Paesi latinoamericani, il liberalismo è stato associato a regimi conservatori e autoritari, spesso sostenuti da interessi stranieri.
Contro lo Stato sociale: Ha promosso la riduzione del ruolo dello Stato, opponendosi a politiche redistributive e alla leadership popolare, etichettata come “populista”.
Libertà selettiva: La “libertà” difesa dal liberalismo latinoamericano è spesso limitata alla libertà di mercato e di stampa, ignorando i diritti sociali e collettivi.
🔵 Liberalismo come minoranza contro-egemonica?
Secondo Carlos Rangel, il liberalismo è stato una corrente minoritaria, spesso isolata e osteggiata da un ambiente culturale che glorifica la povertà e il nazionalismo rivoluzionario. Ma questa visione è controversa: molti critici sostengono che il liberalismo abbia fallito nel rispondere alle esigenze reali delle masse, preferendo modelli astratti e importati.
🔴 Il caso Venezuela
Nel contesto venezuelano, il liberalismo è stato contrapposto alla rivoluzione bolivariana, che ha cercato di costruire uno Stato sociale e sovrano. Figure come María Corina Machado incarnano un liberalismo radicale, che propone una rottura netta con il chavismo e una transizione verso un’economia di mercato. Ma per molti, questa visione ignora le conquiste sociali e rischia di riportare il Paese sotto l’influenza delle élite e degli interessi esterni.

1 commento:
Il problema del Venezuela è che essendo un paese potenzialmente molto importante per risorse energetiche e naturali, fa molto gola a investitori che ambiscono ad approfittare di ciò. Senza alcun dubbio il premio Nobel è ormai un premio svuotato da ogni significato reale, ma un opportunità per portare avanti scelte che aiutano i capitalisti pronti ad entrare a profitto sul paese. Hanno semplicemente cambiato strategia, dal violento fallito colpo di stato del fantoccio USA Guaidò, a cui la popolazione si è opposta con ogni mezzo, consapevole di chi fosse realmente, ad una strategia più soft ma più raffinata più di elite, in modo da farla apparire al mondo più lecita e conforme alla patente di "democrazia" necessaria per imporre oggi un leader.
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