Dai templi antichi alle strade moderne, le persone queer sono sempre state qui. Storie d’amore lesbiche scolpite nella storia, legami gay che hanno plasmato culture, cuori bisessuali che hanno amato oltre i confini, vite trans che hanno sfidato le norme rigide, corpi intersex esistiti ben prima che la medicina provasse a definirli—siamo sempre stati parte della storia umana.
Mentre la povertà cresce, i corpi senza casa si moltiplicano, e la qualità della vita si deteriora, il governo italiano di estrema destra sceglie un nemico comodo: la cultura woke. Una retorica importata dagli Stati Uniti, amplificata da leader come Trump, e ora rilanciata da Giorgia Meloni, che alla NIAF ha dichiarato:
“La cultura woke cerca di dividerci. Ma siamo le colonne del mondo libero.”
Ma cosa significa davvero woke? In origine, essere woke significava essere consapevoli delle ingiustizie sociali—razzismo, sessismo, omolesbobitransfobia. Oggi, il termine è stato svuotato e trasformato in un bersaglio propagandistico. Una “guerra culturale” che serve a distrarre dai problemi reali:
Tagli alla sanità e all’istruzione
Precarietà lavorativa
Aumento delle disuguaglianze
Erosione dei diritti civili e sociali
Questa strategia non nasce da una visione politica. Nasce dal vuoto. Dalla necessità di creare nemici per nascondere il fallimento umano e istituzionale. Come scrive Repubblica, è una “controversia superficiale” che svuota la democrazia di contenuti.
Ma quel mondo senza di noi è una fantasia. Le persone TLGBQI+ sono parte della storia, della cultura, della vita. Siamo stati qui per primi. Siamo ancora qui. E non ce ne andremo.
Mentre la povertà cresce, i corpi senza casa si moltiplicano, e la qualità della vita si deteriora, il governo italiano di estrema destra sceglie un nemico comodo: la cultura woke. Una retorica importata dagli Stati Uniti, amplificata da leader come Trump, e ora rilanciata da Giorgia Meloni, che alla NIAF ha dichiarato:
“La cultura woke cerca di dividerci. Ma siamo le colonne del mondo libero.”
Ma cosa significa davvero woke? In origine, essere woke significava essere consapevoli delle ingiustizie sociali—razzismo, sessismo, omolesbobitransfobia. Oggi, il termine è stato svuotato e trasformato in un bersaglio propagandistico. Una “guerra culturale” che serve a distrarre dai problemi reali:
Tagli alla sanità e all’istruzione
Precarietà lavorativa
Aumento delle disuguaglianze
Erosione dei diritti civili e sociali
Questa strategia non nasce da una visione politica. Nasce dal vuoto. Dalla necessità di creare nemici per nascondere il fallimento umano e istituzionale. Come scrive Repubblica, è una “controversia superficiale” che svuota la democrazia di contenuti.
Ma quel mondo senza di noi è una fantasia. Le persone TLGBQI+ sono parte della storia, della cultura, della vita. Siamo stati qui per primi. Siamo ancora qui. E non ce ne andremo.
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