Translate

venerdì 10 ottobre 2025

Interventi su giovani transgender: le regole svizzere


In Parlamento si discute la proibizione delle operazioni per il cambiamento di genere su minori. Per il momento, le condizioni quadro in Svizzera sono piuttosto liberali. Quali sono i diritti dei minori, e quali quelli dell'autorità parentale? 


La prima a sollevare la questione in Svizzera, è stata la direttrice del dipartimento zurighese della sanità Natalie Rickli, eletta nelle fila del partito conservatore di destra UDC. In luglio, Rickli ha chiesto che una legge nazionale vieti gli interventi chirurgici per il cambiamento di genere nei minori, e che l’assunzione di farmaci bloccanti della pubertà sia loro consentita solo nell’ambito di studi scientifici.

La sua collega di partito, anche lei zurighese, Nina Fehr Düsel, ha ora depositato in Parlamento federale una mozione sul tema. Le Camere saranno dunque chiamate a pronunciarsi sul divieto di interventi di transizione di genere su persone minorenni.

È un tema marcato dall’ideologia, nonostante tocchi da vicino solo una piccola parte della popolazione. Se è vero che di recente il numero di interventi di questo genere è molto aumentato, si tratta in ogni caso di numeri davvero piccoli.

Il quotidiano 20 Minuti ha citatoCollegamento esterno i più recenti dati della Confederazione, secondo i quali fra il 2018 e il 2023 la quantità di interventi per anno è passata da sette, a 32. In tutti i casi, si è trattato di interventi al torace.

Attualmente in Svizzera non esiste una legge che regoli il trattamento della disforia di genere in adolescenti. Si tratta di una questione complessa dal punto di vista giuridico, complicata dal fatto che vengono applicati vari protocolli medici.

Quali sono oggi le regole del gioco, quali diritti hanno genitori e figli, e qual è la prassi di trattamento? Risposte alle domande fondamentali.
Chi decide un cambiamento di genere, autorità parentali o minori?

Dipende. In Svizzera, infanti e adolescenti possono decidere in autonomia di sottoporsi a un intervento chirurgico, anche laddove l’autorità genitoriale sia contraria. E questo vale anche per le operazioni per la transizione di genere. Conditio sine qua non: la persona minore deve essere capace di intendere e volere.



Piccolo dizionario della terminologia transgender


Disforia di genere: la sofferenza che deriva dal sentire contraddizione fra l’identità di genere che si percepisce come propria, e quella assegnata alla nascita.

Transizione: l’intero processo di trasformazione dell’identità di genere. Dagli aspetti sociali (abiti, pronomi), a quelli giuridici (modifiche amministrative), fino agli interventi medici (chirurgia, trattamenti ormonali).

Bloccanti della pubertà: farmaci che interrompono temporaneamente, oppure ritardano, le manifestazioni corporee legate alla pubertà. Con l’obiettivo di lasciare alla gioventù interessata tempo per riflettere sulla propria identità di genere, prima che si manifestino modifiche corporee irreversibili, come il cambiamento della voce e la crescita del seno.

Terapia ormonale: trattamenti medici a base di ormoni sessuali (come il testosterone e gli estrogeni), che puntano ad uniformare le caratteristiche fisiche con il genere sessuale percepito come proprio dalla persona interessata.

Torsoplastica: interventi chirurgici sul torace, in genere per amputare il seno (mastectomia) o per crearne uno artificiale. Nonostante successivi interventi chirurgici sono possibili, questo tipo di modifiche è considerato irreversibile, poiché cambia l’assetto del torace. Per esempio, una mastectomia impedisce un futuro allattamento.

Operazioni genitali: un insieme di interventi chirurgici fra i quali la costruzione di una vagina (neovagina), o di un pene (falloplastica), oppure il prolungamento del clitoride perché diventi un piccolo pene (metoidioplastica). Possibili sono anche operazioni su testicoli, uretra, ovaie e utero.



Cosa si intende con “capacità di intendere e volere”, laddove si tratti di interventi per la transizione di genere?

La questione è complessa. La capacità di intendere e volere dipende dal grado di maturità individuale, e dal tipo di intervento. La valutazione avviene tramite perizie mediche.

Non c’è un limite di età stabilito a norma di legge, a partire dal quale sia riconosciuta a una persona la capacità di intendere e volere. L’Accademia svizzera delle scienze mediche menziona però nelle sue linee guida medico-etiche sul temaCollegamento esterno alcuni valori di riferimento.

Ad esempio, per decisioni mediche di modesto impatto viene indicata un’età minima di sette anni. Per interventi semplici 12 anni, e per trattamenti complessi 16 anni. In questa terza categoria rientrano sia le operazioni per il cambio di genere, che l’assunzione di farmaci che bloccano la pubertà.
Un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale presuppone la capacità di intendere e di volere?

La Commissione nazionale d’etica in materia di medicina umana nel 2024 ha emesso estese raccomandazioniCollegamento esterno sul trattamento della disforia di genere nei minori.

La capacità di intendere e volere è premessa indispensabile per ogni intervento chirurgico irreversibile. Anche se l’autorità genitoriale fosse d’accordo, i e le minori devono in ogni caso attendere prima di procedere con l’esecuzione dell’intervento, finché potranno essere considerate capaci di intendere e volere.

L’assunzione di bloccanti della pubertà è invece considerata reversibile e pertanto possibile anche prima del raggiungimento della capacità di intendere e volere. In questo caso, conditio sine qua non è che la persona interessata lo desideri, che l’autorità genitoriale esprima il suo consenso e che ci sia indicazione medica al trattamento.

La percentuale di persone trans che si pentono dell’intervento è bassa, ma gli studi in merito non sono ancora ottimali. Nadja Brönimann ci ha raccontato cosa significa pentirsi della transizione:


Cosa succede se madre e padre sono separati, e hanno opinioni discordanti?


Le autorità sono in questo caso parte in causa. Se i genitori separati, come oggi nella maggioranza dei casi, hanno la patria potestà condivisa, devono entrambi essere d’accordo sull’esecuzione di interventi chirurgici di peso, e questo almeno finché la persona minore interessata non sia ritenuta in grado di intendere e volere.

Laddove le parti genitoriali non siano concordi, può essere coinvolta l’Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA). Starà a lei verificare quale decisione corrisponda maggiormente al bene del minore, e potrà attribuire il potere decisionale sulla questione a una sola parte genitoriale.

La pratica terapeutica in Svizzera si discosta dal quadro giuridico? Questo contenuto è stato pubblicato 07 ottobre 2025 
Poi continuare a leggere QUI

Nessun commento: