Fin dagli anni ’70, Nan Goldin ha rivolto il suo obiettivo verso chi viveva ai margini, documentando con empatia e intimità la vita delle persone transgender e drag queen, in un’epoca in cui la loro esistenza era spesso invisibile o stigmatizzata. L'ultima grande mostra di questa artista si è tenuta nel 2017 presso la Triennale — in cui ho attraversato le sale della Triennale di Milano, Museo di Arte Contemporanea. Lì, immersa nel buio vibrante della mostra The Ballad of Sexual Dependency.
Non era solo una proiezione. Era un battito. Un respiro collettivo. Un montaggio di vite che si amano, si perdono, si cercano. Corpi queer, fragili, incandescenti. Amici, amanti, sorelle. La sua ballata non è nostalgia: è urgenza. È un grido che non chiede il permesso.
In quel buio, ho sentito che la fotografia può essere un atto político. Un modo per dire: io ti vedo, ti riconosco, ti custodisco.
Con la sua fotografia, Goldin ha costruito un archivio di resistenza e memoria queer, molto prima che il mainstream si accorgesse di queste vite. Le sue immagini non sono mai voyeuristiche: sono lettere d’amore, atti di solidarietà, testimonianze di esistenza.
“Erano le mie sorelle, la mia famiglia, la mia tribù” – Nan Goldin
In un mondo che ancora oggi uccide chi osa brillare fuori dai binari, queste immagini sono resistenza. Sono memoria queer. Sono carezze che gridano.
Dal 11 ottobre 2025 al 15 febbraio 2026, il Pirelli HangarBicocca di Milano ospita la prima retrospettiva dedicata a Nan Goldin come filmmaker. Non una semplice mostra fotografica, ma un villaggio immersivo di slideshow, installazioni sonore e padiglioni architettonici che trasformano lo spazio in un’esperienza emotiva e sensoriale.
Questa non finirà bene. E va bene così.
Nan Goldin ci avverte: This Will Not End Well. Ma forse non deve finire. Forse deve bruciare, continuare, disturbare. Le sue immagini non cercano pace: cercano verità. E la verità, quando è queer, quando è fragile, quando è scomoda, non si lascia incorniciare.
Se anche tu hai amato qualcuno che il mondo non voleva vedere, questa mostra è per te.


Nessun commento:
Posta un commento