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| “Viaggiare da persona LGBTQ+ non è sempre libertà. |
Il caso di Alessia Tanzi, donna trans italiana arrestata all’aeroporto di Sharm el-Sheikh, ha riportato l’attenzione sulle gravi violazioni dei diritti umani contro le persone LGBTQ+ in Egitto. Secondo quanto riportato da Gay.it, Alessia è stata trattenuta per ore in una stanza dell’aeroporto, sottoposta a interrogatori umilianti e privata di cibo, acqua e contatti con l’esterno.
I fatti
Alessia era in viaggio con il compagno, ma i documenti non ancora rettificati hanno attirato l’attenzione delle autorità egiziane.
È stata separata dal gruppo, interrogata sul suo corpo e sulla sua identità di genere.
Le autorità hanno minacciato il rimpatrio, trattenendola senza spiegazioni ufficiali.
Un contesto sistemico
Il caso di Alessia non è isolato. Negli ultimi anni, diverse persone trans italiane sono state fermate, umiliate o rimpatriate dalle autorità egiziane:
Federica Mauriello, attivista trans, ha denunciato sputi e percosse da parte della polizia nel 2019.
Micaela Sannicandro e Loredana Corallo, trans baresi, sono state trattenute per 25 ore in aeroporto e rimpatriate senza motivazioni ufficiali.
Violazioni sistematiche dei diritti
Secondo il rapporto 2024–2025 di Amnesty International, l’Egitto continua a reprimere il dissenso e a criminalizzare le identità LGBTQ+:
Le persone trans e omosessuali sono soggette a detenzioni arbitrarie, espulsioni e violenze psicologiche e fisiche.
La legge egiziana non riconosce le identità trans.
Le condizioni di detenzione sono spesso degradanti e prive di garanzie minime.
Reazioni e richieste
Organizzazioni per i diritti umani chiedono:
Maggiore protezione consolare per le persone LGBTQ+ italiane in viaggio.
Pressioni diplomatiche per il rispetto dei diritti umani da parte dell’Egitto.
Una revisione delle politiche turistiche verso Paesi che violano sistematicamente i diritti delle minoranze.
Ecco un elenco aggiornato dei paesi considerati più pericolosi per le persone LGBTQ+ nel 2025, secondo fonti come Human Dignity Trust, ILGA e The Green Voyage
🌍 Paesi dove l’omosessualità è criminalizzata (2025)
In 65 paesi del mondo, le relazioni omosessuali sono ancora considerate un reato. Le pene variano da multe e detenzioni fino alla pena di morte, prevista in almeno 12 nazioni.
⚠️ Esempi di paesi con leggi particolarmente severe:
Nigeria – Pena di morte in alcune regioni sotto la Sharia, arresti e persecuzioni sistematiche.
Iran – Esecuzioni pubbliche per relazioni omosessuali.
Arabia Saudita – Punizioni corporali, detenzione, pena di morte.
Somalia – Arresti e violenze contro persone LGBTQ+.
Pakistan – Criminalizzazione e repressione sociale.
Yemen – Pena di morte per atti omosessuali.
Mauritania – Pena di morte prevista, anche se raramente applicata.
Uganda – Leggi anti-LGBTQ+ estremamente punitive, con pene fino all’ergastolo.
Brunei – Pena di morte sotto la legge islamica.
Qatar – Detenzioni e deportazioni di persone LGBTQ+.
Afghanistan – Persecuzioni e violenze sistematiche.
Egitto – Detenzioni arbitrarie, espulsioni, umiliazioni (come nel caso di Alessia Tanzi).
“La dignità non ha confini. E nemmeno la nostra voce.”
Fonti e approfondimenti
Human Dignity Trust – Criminalisation Map
ILGA World – State-Sponsored Homophobia Report
QMagazine – Paesi che criminalizzano l’omosessualità nel 2025
The Green Voyage – I 16 Paesi più pericolosi per i diritti LGBTQ
Fonti e approfondimenti
Human Dignity Trust – Criminalisation Map
ILGA World – State-Sponsored Homophobia Report
QMagazine – Paesi che criminalizzano l’omosessualità nel 2025
The Green Voyage – I 16 Paesi più pericolosi per i diritti LGBTQ


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