MINACCIATI DI MORTE GLI STUDENTI GAY "RITIRATE LA DENUNCIA O VI UCCIDIAMO"


di CLAUDIA BRUNETTO
Vincenzo e Calogero sono due ragazzi agrigentini di sedici anni. Frequentano l´istituto superiore di moda di Canicattì. Loro, amici d´infanzia, sono gli unici ragazzi in una scuola tutta al femminile. Entrambi omosessuali. Una vita divisa fra famiglia, studio, amici e passioni artistiche. Fino a qualche giorno fa quando all´uscita dalla scuola, due coetanei li hanno aggrediti alle spalle, picchiati e derisi gridando a gran voce «brutti froci». Calogero è ancora ricoverato all´ospedale perché le percosse gli hanno procurato una lesione al timpano. Vincenzo, invece, porta il collarino rigido, ha una forte emicrania e deve stare a riposo. I due ragazzi hanno denunciato l´aggressione ai carabinieri. Ma fino a ieri sono stati minacciati: «Se non ritirate subito la denuncia – ha ripetuto più volte una voce anonima al telefono – la prossima volta che vi becchiamo a scuola vi lasciamo a terra morti».

Vincenzo, cosa significa vivere nella paura a sedici anni?

«Significa che una cosa sacra per me come la scuola è seriamente compromessa. Al pensiero di tornare in classe ho molta paura. Una volta sceso dal pullman che da Agrigento mi porta a Canicattì, infatti, devo percorrere un chilometro a piedi e non so cosa può succedermi intanto. Anche i miei genitori sono preoccupati. Se i carabinieri non fanno qualcosa per tutelarmi non so se continuerò ad andare in quella scuola. Al momento non mi sento protetto. La mentalità di Canicattì poi è molto provinciale, basta dire che nella scuola dove vado io, i maschi non si iscrivono, perché temono di essere considerati gay. Come fosse un´offesa appunto».

La cosa più importante è avere denunciato l´aggressione in un momento in cui si respira un pesante clima di omofobia in tutta Italia…

«Sì, anche se il rischio è di essere ancora di più nel mirino. Ma era nostro dovere farlo, sapevamo a cosa andavamo incontro. Il clima di ostilità verso gli omosessuali è palpabile, lo viviamo ogni giorno attorno a noi, anche se mi sono sempre fatto una grande risata di fronte alle battutine spiacevoli e alle derisioni della gente».

Dopo l´aggressione cosa è cambiato?

«Sono molto scosso e abbattuto psicologicamente. In famiglia per fortuna vivo serenamente. I miei hanno anche conosciuto il ragazzo con cui sto da qualche mese. E devo dire che a scuola sono benvoluto da compagni e professori. Questa cosa è stata un fulmine a ciel sereno che ha turbato la mia vita e ha iniziato a farmi vedere le cose con altri occhi. Il mio sogno è diventare uno stilista, anche se amo molto la danza moderna e contemporanea che studio da dodici anni. Spero che le cose saranno diverse per quel tempo. E che questa società smetta al più presto di considerare l´omosessualità come una malattia».

sabato 17 ottobre 2009 , di La Repubblica - Palermo

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