Matrimonio gay a Pomeriggio 5. Salta fuori l’Italia omofoba.


Barbara d’Urso, la stacanovista conduttrice della tv commerciale, ha sempre destato grande simpatia negli ambienti lgbtq grazie al suo temperamento gay friendly. E questo dato di fatto, unito alle sue posizioni “aperte” nei confronti della fecondazione assistita - e su altri temi - ne farebbero un personaggio di chiara identificazione culturale e politica.
Ma le frequenti ospitate che concede a personaggi quali Alessandra Mussolini e Daniela Santanchè, e la fedele collaborazione avuta con giornalisti notoriamente di parte (BelPietro e Facci) ai tempi di Mattino 5, non fanno ben sperare come in un primo momento.

Nella puntata di Pomeriggio 5 andata in onda Lunedì, la D’Urso, validificando la prima considerazione è infatti riuscita a trascinare in studio una coppia gay formata da Giuseppe e Diego, sposata (ma solo formalmente in quanto la legge non riconosce le unioni omosessuali) a Taormina con tanto di benedizione da parte di un prete.
Ospiti in studio, a commentare quella che in Italia si è purtroppo costretti a definire come una “bizzarra vicenda”; Daniela Santanchè e Alessandro Cecchi Paone.

La prima ovviamente mostra opposizione ferrea a questa sorta di unione in quanto non rispondente a quella canonica stabilita dal cattolicesimo, e talmente arrabbiata con il prete che ha benedetto le fedi dei due ragazzi, tanto da invitare più volte la Chiesa a scomunicarlo dall’Ististuzione.
Applausi e urla di consenso.

Per far spazio alle proprie posizioni la Santanchè rincara la dose muovendo accuse sia nei confronti della coppia omosessuale quanto verso il sacerdote, aggrappandosi qua e la alla teologia cristiana e tentando poi, di sviare l’argomento sulle adozioni gay sicura di trovare tra il pubblico un consenso ancor più ampio.
Ci è riuscita: applausi e urla di consenso.

Ma lo sconcerto vero e proprio non sono tanto le “uscite” di Daniela che possono sembrar legittime in nome di una sacrosanta libertà di pensiero, quanto gli applausi fragorosi che invadono il modesto studio televisivo, provenienti da un pubblico apparentemente fanatico.
Ed ecco che la simpatica trasmissione della conduttrice bislacca (così ama definirsi) si trasforma in un covo di persone di matrice politica ben definita che fanno della Santanchè la loro musa ispiratrice e ghettizzano le posizioni “più aperte” lasciandogli il lusso di poche parole.

Per la D’Urso rimane la stima in quanto conduttrice capace, equilibrata e versatile a seconda delle situazioni, ma quel maledetto Lunedì pomeriggio l’abbiamo vista troppo supina di fronte a degli atteggiamenti che erano da formattare all’istante.
Quantomeno per rendere coerenza ad una televisione che fa da esempio a milioni di italiani e che non può far passare l’omofobia come un comportamento ammissibile, soprattutto in virtù dei recenti fatti che vedono la popolazione gay vittima di attacchi meschini e di chiara ispirazione ideologica-culturale.

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