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sabato 31 ottobre 2009
Halloween: origini
Halloween o Hallowe'en (fatta corrispondere alla vigilia della festa cattolica di Ognissanti) è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, ora tipicamente statunitense e canadese, che si celebra la sera del 31 ottobre. Tuttavia, le sue origini antichissime affondano nel più remoto passato delle tradizioni europee: viene fatta risalire a quando le popolazioni tribali usavano dividere l'anno in due parti in base alla transumanza del bestiame. Nel periodo fra ottobre e novembre, preparandosi la terra all'inverno, era necessario ricoverare il bestiame in luogo chiuso per garantirgli la sopravvivenza alla stagione fredda: è questo il periodo di Halloween.
In Europa la ricorrenza si diffuse con i Celti. Questo popolo festeggiava la fine dell'estate con Samhain, il loro Capodanno. In irlandese antico Samain significa infatti "fine dell'estate" (Sam, estate, e fuin, fine). A sera tutti i focolari domestici venivano spenti, e riaccesi dai druidi che passavano di casa in casa con torce avvivate presso il falò sacro situato a Tlachtga, vicino alla reale Collina di Tara.
Nella dimensione circolare-ciclica del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all'anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti si assottigliava ed i vivi potevano accedervi.
I Celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai vivi. Da qui l'usanza del trick-or-treat (in italiano "dolcetto o scherzetto?"). Oltre a non temere gli spiriti dei defunti, i Celti non credevano nei demoni quanto piuttosto nelle fate e negli elfi, entrambe creature considerate però pericolose: le prime per un supposto risentimento verso gli esseri umani; i secondi per le estreme differenze che intercorrevano appunto rispetto all'uomo. Secondo la leggenda, nella notte di Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini e questo ha portato alla nascita e al perpetuarsi di molte altre storie terrificanti.
Si ricollega forse a questo la tradizione odierna e più recente per cui i bambini, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alla porta urlando con tono minaccioso: "Dolcetto o scherzetto?". Per allontanare la sfortuna, inoltre, è necessario bussare a 13 porte diverse. Il nome "Halloween" deriva da "All Hallows Eve", che vuole dire appunto "Vigilia di Tutti i Santi", perciò "Vigilia della festa di Tutti i Santi", festa che ricorre, appunto, il 1° novembre.
Il Cristianesimo e la festa di Ognissanti
Il Cristianesimo tentò di eliminare le antiche festività pagane dando loro una connotazione diversa (integrandole o demonizzandole). Papa Bonifacio IV istituì la festa di Tutti i Santi (Ognissanti); in tale festività, istituita il 13 maggio 610 e celebrata ogni anno in quello stesso giorno, venivano onorati i cristiani uccisi in nome della fede. Per oltre due secoli le due festività procedettero affiancate, sino a che papa Gregorio III (731-741) ne fece coincidere le date.
Secondo altre fonti, fu invece Sant'Odilone di Cluny che nel 1048 decise di spostare la celebrazione cattolica all'inizio di novembre al fine di spodestare il culto di Samhain, ancora molto popolare. Quell'anno l'Ognissanti fu spostata dal 13 maggio al 1 novembre per dare ai cristiani l'opportunità di ricordare tutti i santi e, il giorno dopo, tutti i cristiani defunti (Commemorazione dei Defunti).
Per questo nei paesi di lingua inglese la festa divenne Hallowmas, che significa "messa in onore dei santi"; la vigilia divenne All Hallows Eve, il cui nome progressivamente si contrasse in Halloween. Dal 1630 al 1640 si ebbe una recrudescenza di proibizionismo, quando la Chiesa Cattolica fece in modo di far sopprimere ogni tradizione di tipo pagano rimasta legata a Ognissanti e alla sua viglia.
Visioni religiose
I cattolici e i seguaci di altre denominazioni cristiane (in particolare evangelici, pentecostali e Testimoni di Geova) credono che Halloween sia una festa satanica, e che quindi chi la festeggia adori inconsciamente Satana.
Il 31 ottobre e l'1 novembre alcuni neopagani celebrano Sauin: i wiccani, per i quali Sauin è uno dei Sabba; e i ricostruzionisti celtisti, per i quali è una festività etnica tradizionale.
giovedì 29 ottobre 2009
Obama firma la legge sull’omofobia Esteri - 29 Ottobre 2009 - 17:11
di Dora Paola Sposato -
“Ci sono crimini che non rompono solo le ossa, ma spezzano le anime” : con queste parole Obama ha salutato la firma del Matthew Shepard Act. La Casa Bianca aveva promesso di passare all’azione sulla questione dei diritti civili e Barack Obama ha firmato oggi una legge specifica contro le violenze nei confronti dei gay. Il testo - un allegato al budget della Difesa - prende il nome di Matthew Shepard, studente di college torturato e ucciso nel 1998, e di James Byrd, un uomo di colore che nello stesso anno fu legato a un’auto e trascinato per diversi chilometri a Jasper, in Texas. Infatti, con la nuove legge le violenze contro i gay vengono accomunate a quelle scatenate da motivi razziali, religiosi o etnici. La legge equipara dunque i reati di omofobia a quelli di razzismo ampliando la definizione degli “hate crime”, i reati dell’odio. D’ora in poi vi rientreranno anche quelli compiuti per il diverso orientamento sessuale o una disabilità delle vittime. . La firma di Obama conclude una lunga battaglia da parte delle associazioni per i diritti dei gay, da ultima la Human Right Campaign, l’organizzazione davanti alla quale il presidente ha parlato poche settimane fa per promettere di recuperare i presunti ritardi della sua amministrazione sui diritti civili. L’accusa principale è quella di non aver mantenuto la promessa elettorale di abrogare la norma che consente ai gay di far parte dell’esercito solo a condizione che non dichiarino esplicitamente il proprio orientamento sessuale. Il provvedimento “rafforzerà la protezione contro i reati basati sul colore della vostra pelle, la fede nel vostro cuore o il luogo dove siete nati” ha detto il presidente Usa, in una cerimonia nella East Room della Casa Bianca. “nessuno in America dovrebbe avere paura di camminare in una strada tenendo per mano la persona che ama”, ha aggiunto Obama dinanzi al pubblico, tra cui sedevano i genitori di Matthew. Ogni anno negli Stati Uniti d’America si registrano più di mille reati basati sulla discriminazione sessuale.
fonte:http://www.essenzialeonline.it/Esteri/Obama-firma-la-legge-sull-omofobia_12083.html
In Italia ?
fonte:http://www.savonanews.it/it/internal.php?news_code=62393
DATECI DEL LEI
Perché agli uomini
piacciono le trans
di Vladimir Luxuria
E’ un Paese preoccupante quello in cui non ci si accontenta più di spiare dal buco della serratura delle camere da letto, una nazione dove le porte delle alcove vengono sfondate da carabinieri senza permesso di perquisizione, dove i domicili privati vengono violati
da tutori delle forze dell’ordine che si credono inviati di "Striscia la notizia" con tanto di videocamera incorporata in un telefonino, ben consapevoli di cosa avrebbero trovato, abili nel filmare le strisce di cocaina mettendoci apposta accanto il tesserino con ben visibile il nome dell’ex Presidente della Regione Lazio.
Un sistema di ricatti, tentativi di vendita del filmato a testate giornalistiche e televisive, estorsioni… certo, si tratta di alcune “mele marce” che offendono la maggior parte dei carabinieri che nel loro lavoro ci credono e lo fanno onestamente (e qualche volta rimettendoci anche la vita), così come potrebbero esserci delle “mele marce” anche tra qualche trans attratta da somme in denaro in cambio di rivelazioni, pedine di un gioco molto più grande di loro.
L’episodio ha dato la possibilità di dare sfogo ai più cattivi commenti sui gusti sessuali e sulle persone transgender. Non mi fa più effetto leggere tutti gli articoli in cui ci si declina al maschile, se non si può richiedere il rispetto con la forza almeno farei appello alla gentilezza e alla sensibilità. Mi fa però un certo effetto una terminologia che va ben oltre: maschio mascherato da donna scrive de Pace, in via Gradoli dove un tempo si nascondevano i terroristi che rapirono Moro e oggi si imboscano governatori eccitati… ci toccherà rimpiangere il tempo delle Brigate Rosse? scrive Veneziani (entrambi sul Giornale), come mai alla sinistra piacciono i trans e alla destra le donne (ricordiamo tra l’altro anche il caso del portavoce di Prodi, Sircana Silvio)? La mia risposta (non so voi) è questa: la sinistra è contro la vita, la destra no scrive Farrell su Libero.
Provo a fornire qualche chiarimento: i gusti sessuali di una persona non dipendono né dalla fede politica, né dalla classe sociale, né dall’essere meridionali o settentrionali, né da quello che si mangia. Inoltre le persone attratte dalla femminilità delle trans sono persone a cui piacciono anche le donne, chi frequenta una trans non smette assolutamente di essere attratto anche dalle donne tali per nascita.
Una persona transessuale non è una bestia ma un essere umano e, anche se si prostituisce, non è bello accostare la sua attività con quella di un covo di terroristi assassini.
Mi piacerebbe anche che la gente pensasse a noi come persone che hanno avuto il coraggio di non portare la maschera ma di rivelarsi al mondo e a se stesse per ciò che realmente sentono di essere e sono.
E sapete di chi è la colpa di tutto questo? Di tutti quei giornalisti e politici che si sono illusi di distruggere Berlusconi sul piano personale tra storie di escort e trans a Palazzo Grazioli, anziché trovare argomenti sul piano politico. Non ho mai cavalcato l’onda puritana e bigotta della privacy sessuale dei politici (pur sapendo di tutto e di più), delle liste di proscrizione come strumento di vendetta personale di chi detiene un potere. Non ho mai rilasciato un commento né alle agenzie né ai dibattiti a cui ho partecipato dando ragione a chi ha invocato un moralismo sessuofobo di ritorno dagli anni ’50.
La vicenda Berlusconi-escort-Noemi-D’Addario ha sicuramente provocato un desiderio di vendetta, di ritorsione.
C’è un solo augurio: che si faccia un passo indietro, altrimenti altri altarini verranno scoperti, altre carriere distrutte, altre famiglie massacrate.
I santi sono solo in Paradiso, non sicuramente nella politica, nel giornalismo, nel mondo dello spettacolo. A chi toccherà domani? Quale ministro o direttore di giornale?
Di sicuro un effetto immediato questa vicenda ce l’ha: in un clima già di tensione (ieri un ragazzo solo perché sospettato di essere gay è stato picchiato a Ostia) le persone transessuali, quelle che faticano per studiare e trovarsi un posto di lavoro alternativo alla prostituzione, pagheranno più caro il costo della criminalizzazione
mercoledì 28 ottobre 2009
Darianna Saccomani: Riflessioni a voce alta
C'è rabbia, molta rabbia: la si legge ovunque e la si coglie in ogni messaggio; c'è paura e la si vede nel volto delle persone T che lottano quotidianamente per affermarsi socialmente, per trovare il loro spazio di "normale diversità" nella società. Un senso generale di sbandamento e di voglia di reagire, di fare resistenza ad un "qualcosa" che chiamiamo transfobia e che rivendichiamo.
Il fattaccio Marazzo ci implica e ci sta ponendo in una situazione di agitazione, ma per cosa? Cosa effettivamente sta generando questa "rabbia" e questa "paura"?
Si scivola quasi automaticamente in una sorta di "distinguo", tesi a togliere dal pastone mediatico chi non appartiene a certe situazioni; transessuale, transgender, travestiti ... con il grido "diverso" cerchiamo tutte di toglierci da quell'equazione che vuole mediaticamente e socialmente "trans=prostituta", semmai con belle aggettivazioni provenienti da ambienti GLB. Un gioco perverso a tirarsi fuori, dove sembra frantumarsi anche quel minimo di "solidarietà" che dovrebbe esserci nel riconoscimento di far parte - tutte e tutti - della stessa situazione, di vivere tutte e tutti lo stesso problema. Si, oggi si deve avere il coraggio di parlare del nostro "problema", perché essere "T" è diventato oggi un problema ed un problema serio. Oggi è più che mai importante comprendere che quando si parla di "T" si parla di tutte e tutti, si elimina nei fatti tutte quelle sottili differenze e diversità. Si parla di noi, noi tutte e tutti!
Ma cosa ci fa arrabbiare? Cosa mi fa arrabbiare? Cosa ha agitato la mia nottata e mi lascia lo stomaco sottosopra?
Che nella realtà T ci sia la prostituzione è un fatto e non può essere negato. Quantificarlo? Forse è possibile, nella girandola dei numeri viene il mal di testa. Quante siamo? Se è vero che nasce una persona T ogni 4000 individui, noi in Italia siamo circa 15.000 soggetti; se è vero che insieme alla persone T che provengono dall'estero possiamo arrivare ad essere circa 20.000, qual è l'incidenza della prostituzione sulla base di questi numeri? Genericamente viene fatto il numero di 3000 persone T che si prostituiscono, cioè sarebbero il 15% della popolazione T complessiva. Tanto, tantissimo! quasi il triplo della percentuale delle donne non transessuali che si prostituiscono! Il problema c'è e va affrontato sul piano dell'inserimento lavorativo, del superamento del pregiudizio sociale eccetera. Sicuramente non va affrontato enfatizzando la differenza ed i distinguo con le "rispettabili" persone T che non si prostituiscono.
Questo è un primo problema, che deve essere affrontato in termini chiari, sereni, non demagoci, non strumentali, senza enfatizzazioni. Appare evidente che se noi parlando di lavoro che ci viene negato continuiamo a portare avanti l'argomento che l'alternativa è la prostituzione, stiamo sbagliando argomento, stiamo stigmatizzando noi stesse. Il problema è vero, ma il come lo poniamo è, evidentemente, sbagliato. Dobbiamo trovare una formula diversa, poiché l'assenza di lavoro non è la prostituzione, ma la disoccupazione (ad esempio), così come la prostituzione può essere (e spesso lo è) una soluzione alla disperazione. Ma tutto questo va chiarito, va distinto, va impostato in un piano programmatico politico di linguaggio e di priorità. Dobbiamo uscire dallo schema che ci hanno imposto e che ci impongono a livello di linguaggio. Il linguaggio è "politica" come bene ha espresso Celeste!
Ma cosa ci fa arrabbiare? Gli scandali politici legati al sesso, Marazzo, Sirchia, Lapo, Berlusconi, l'ex deputato UDC, eccetera sono tutti scandali politici legati al sesso, tutte le argomentazioni poste dai media e dai politici sono legate ad una concezione maschista del fatto, ma con una differenza? Quale? Tutte le persone coinvolte in questi scandali sono state oggetto di morbosità da parte dei media, qualcuna ci ha pure giocato nella speranza di averne dei vantaggi ulteriori, ma ... c'è il "ma" che fa rabbia. Per una donna non transessuale nessuno si è andato a preoccupare di chiamare sessuologi o psichiatri o sociologi per andare a cercare malamente di comprendere il perché. Si è parlato di prostituzione, se si è o non è pagato la prestazione e chi l'avrebbe pagata. Ma la questione è rimasta nella logica del tradimento coniugale nella logica maschista di una relazione sessuale extra coniugale. Tutto questo non è stato quando si è trattato di persone T, li si è andati a cercare questioni psicologiche, droga, sociologiche e quant'altro. Perché? Una persona ha un rapporto sessuale extra coniugale, per un qualsiasi motivo, e non si capisce il perché per una donna non transessuale la questione è una scappatella, per una donna trans diventa una aberrazione, una devianza, un problema sociologico, psicologico e via discorrendo.
Questo è l'elemento che fa rabbia? A me si! Questo è l'elemento.
Allora, secondo punto, qual è lo stereotipo che i media stanno inculcando socialmente? Come ci si difende da questo? Come si può interagire? quali strategie e quali possibilità possiamo mettere in campo in relazione a questo aspetto? La nostra presentazione sociale può avere una proposizione diversa dall'attuale e, quindi, più inerente alla dimensione della persona e non di pregiudiziali di ogni tipo? Sfida notevole, ma questo deve essere un punto sul quale si deve trovare una linea comune, una sfida che riguarda tutte e tutti, anche quelle persone T che se né sentono escluse perché ritengono di essere pienamente inserite ed accettate. Riguarda tutte e tutti, e si deve trovare una via d'uscita, una proposta o più proposte che diventino piattaforma di azione e di chairificazione.
Mi fermo qui.
FONTE:http://www.facebook.com/share.php?u=http%3A%2F%2Fwww.vanessamazza.org%2F&t=Vanessa+Mazza++transessuali+%2C+transgender+%2C+glbt#/note.php?note_id=163823984682&ref=mf
Trans
Se mi vedeste di giorno
con la borsa della spesa
fare un giro attorno casa
masticando qualche offesa,
se mi vedeste lavare, pulire
o attaccare manifesti,
vi mettereste a guardare
senza ridere dei miei gesti.
Se mi sentiste parlare,
trascurando la mia voce,
comincerei a raccontare
ciò che nessuno dice,
ciò che nessuno sa:
una storia di dubbi
e di fughe da casa,
di vestiti sbagliati
di qualche inutile attesa
e di rabbiose ostentazioni
e le parole delle canzoni,
mai scritte per me.
E vorrei uscire fuori
senza quei rumori di motori;
respirare la speranza.
Senza più cliniche straniere
che non sanno indovinare
chi è nascosto dentro me.
Se avessi un po’ di vita anch'io,
vorrei passarla a modo mio,
con te.
Tu che ti vergogni la mattina
e non mi presenti a nessuno
e mi nascondi in cucina
quando aspetti qualcuno.
E quelle stesse persone
che ridono della mia voce
hanno anche loro una croce:
ciò che nessuno dice,
ciò che nessuno sa.
Storie da Pasolini
nelle macchine strette,
con dietro i sedili dei bambini
e le sigarette.
E le parole così pesanti,
i discorsi degli amanti,
non sono per me.
E vorrei avere un nome
uguale a quello dentro ai documenti
e il saluto dei parenti.
Vorrei passare un bel Natale
con le foto da scattare;
vorrei ridere con te.
Se un po’ di vita resterà,
chissà che posto ci sarà
per me.
Se avessi un po’ di vita anch'io
vorrei passarla a modo mio,
con te.
Se un po’ di vita resterà,
chissà che posto ci sarà
per me
fonte: http://suitetti.blogspot.com/2009/10/trans.html
Radio Padania, "I trans sono cessi immondi, aborti della natura"martedì 27 ottobre 2009
Ecco, se quei leader di sinistra cui capitasse di provare certe attrazioni sessuali reagissero, una volta sgamati, con un orgoglioso "Sì, mi piacciono le trans. E allora?", invece di ripiegare su di un codardo "E’ una mia debolezza privata", espressione umanamente comprensibile, ma inaccettabile, per il detestabile non-detto che essa si porta dietro, se a pronunciarla è chi si è addossato l’onere di trasformare in meglio la società ("debolezza", a differenza di "gusto", indica uno strappo alla norma - ovvero le trans come anormali, freak che vivono nell’ombra e che nell’ombra é giusto che rimangano, e comunque nell’ombra immediatamente ricacciate da uomini dal portafogli forse troppo carico per poter essere uomini davvero), se la sinistra, insomma, ribaltasse la prospettiva e decidesse di farsi finalmente carico delle istanze della comunità transgender, cominciando magari col rivendicare una maggior pulizia di linguaggio (con troppa disinvoltura si tende ad esempio a parlare di "trans" come se il termine fosse da sé sinonimo di "trans che si prostituiscono"), allora, forse, si starebbe già facendo qualcosa per contrastare quelle pulsioni (esse sì anormali) che periodicamente riemergono, forti di un senso di impunità generale.
Come testimonia questa telefonata giunta a Radio Padania, durante la quale le trans vengono definite "cessi immondi", "aborti della natura", senza che la conduttrice in studio (e non è la prima volta che succede) ritenga opportuno interrompere il collegamento, o almeno prendere le distanze, obiettare, censurare. Nemmeno quando dall’altra parte del telefono vengono invocate, per i migranti, le "espulsioni di massa, come in Germania":
clicca per ascoltare un estratto di Radio Padania
fonte:http://danielesensi.blogspot.com/2009/10/radio-padania-i-trans-sono-cessi.html
Giraffa transessuale. Ottobre 27, 2009 di lagiraffa
Mi permetto di ospitare la testimonianza di un’amica giraffa:
“sono una femmina di giraffa imprigionata nel corpo di un maschio, mi sento femmina ma ho l’apparato riproduttivo maschile, tutto, completo, la gente l’ha capito e, d’altra parte, io non lo nascondo. Gli uomini mi scartano, mi deridono con gli amici e con le compagne, se ne hanno l’occasione mi massacrano di botte allo sfinimento, eppure è da me che vengono ogni notte prima di dare la buonanotte ai loro bambini, è da me che vengono dopo aver detto “cara, sono in riunione”, è da me che vengono quando vogliono sfogare i loro istinti, quando vogliono essere sé stessi, quando vogliono ammettere di essere uguali a me, è di notte, qualche volta di pomeriggio, altre volte di mattina, che io non sono “diversa” ma sono esattamente come loro, stesso cuore, stesso sangue (quanto sangue, a volte..) stessa pelle, stesso odore animalesco, diversa anima, perché almeno io sono sincera con me stessa e non sono tormentata dall’apparenza, non sono stata nemmeno eletta in Parlamento, non rappresento il popolo, rappresento solo me stessa e sono tormentata dall’esigenza di sopravvivere, in un posto in cui è quasi impossibile essere sé stessi, e per la gente è così doloroso confrontarsi con la propria natura. Un posto in cui gli uomini di potere vengono da me completamente indifesi ma non hanno il coraggio di difendermi, non hanno nemmeno il coraggio di votare una legge che limiterebbe la violenza nei miei confronti. Provo grande pena per quegli uomini, per le loro compagne, per le loro famiglie, perché so cosa significa vivere nella vergogna, lo faccio tutti i giorni, ma pochi provano pena per me, ma non è la pena che voglio, è semplicemente il rispetto.”
martedì 27 ottobre 2009
Mirella Izzo: Povero Piero (Marrazzo)
LETTERA APERTA A PIERO MARRAZZO
“Povero Piero” è la prima cosa che mi sento di dirti. Noi non ci conosciamo sebbene io sia transgender come le ragazze che cercavi di notte.
Sono presidente di Crisalide AzioneTrans, ho 50 anni e di certo sono poco appetibile rispetto alle ragazze brasiliane nelle notturne strade di Roma.
Di certo non posso difenderti per la frequentazione della prostituzione (trans o meno, che differenza fa?) perché alimenti una situazione di emarginazione sociale. Sbaglierò ma con il cuore sento che pagavi molto quelle ragazze più per solidarietà che per comprare il loro silenzio. Di certo però non è colpa tua se queste continuano a vivere di prostituzione perché non riescono ad ottenere uno straccio di permesso di soggiorno, pur provenendo, molte di esse, da paesi in cui vivere, per una trans, è una scommessa. Del resto anche con il permesso di soggiorno chi darebbe loro un lavoro? Molte di loro hanno studiato da parrucchiera o da estetista. Ma le assumerebbero? Di questo non hai colpa: hai alimentato un mercato nero, è vero, ma queste ragazze sono esseri umani (ricordo l’ovvio a chi se ne dimentica) e in qualche modo devono pur vivere.
Non ti posso difendere per la cocaina sebbene sia così diffusa in ambienti politici che se domani si accendesse una lampadina sulla fronte di tutti quelli che ne fanno uso, ci sarebbero sorprese.
Non ti posso neppure difendere per i “tradimenti sessuali” a tua moglie anche se io gli uomini li conosco bene (e posso dirlo avendo vissuto fra di loro – da pari - per più anni di quanti avrei voluto) e so bene che la fedeltà sessuale maschile, nei matrimoni, è l’eccezione che conferma la regola.
Comprendo il tuo stato d’animo di fronte a tua moglie ed a tua figlia ma, se posso darti un consiglio, non difenderti rinnegando il tuo passato così recente e messo in discussione solo dall’emersione dello scandalo. Spiega a tua figlia cosa è la sessualità e cosa sono le persone transgender. Spiega che per le sofferenze che hanno “pagato alla vita”, spesso sono particolarmente attente ai disagi ed alle sofferenze altrui. Che spesso raccolgono fra le nostre braccia persone che hanno sofferto per mille ragioni diverse dalla loro, per empatia e perché conoscono la sofferenza forse più profonda: non riconoscere corpo e identità come proprie. Dille che hai provato affetto per loro.
Se vuoi dare un senso a questa vicenda così triste, Piero, non svestire panni portati fino al giorno prima, rinnegandoli. Spiega perché la cocaina (se c'era) e perché sei finito nelle strade notturne della prostituzione transgender. Spiegaci cosa ti ha portato a questo. Forse sei attratto dal corpo androgino delle trans? Questo dovrebbe renderti inaffidabile come politico? Magari non lo sai ma in quasi tutte le civiltà antiche (eccetto quelle figlie di Abramo), esistevano proto-transessuali e uomini che le sposavano, rispettati entrambi dalle loro società. Sono convinta che ami tua moglie e che le tue pulsioni notturne lottino strenuamente fra l’amore verso di lei e i tuoi desideri più intimi. Forse neppure solo sessuali. Non prendere in giro tua moglie. Se sai che, in fondo, sono le transgender a scaldarti il cuore (e non solo), separati come fanno migliaia di persone ogni settimana e “va dove ti porta il cuore”.
La cocaina è una abitudine; l’orientamento sessuale è invece qualcosa di insito nella persona. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Forse fai bene a sospenderti perché sei un uomo politico e hai assunto sostanze e hai tradito tua moglie. La politica non accetta cose di questo genere, salvo che per il Premier. Ma non rinnegare te stesso, mai.
Se hai da pentirti per la (eventuale) cocaina e da scusarti per il tradimento a tua moglie, non ti vergognare di avere amato e di amare noi transgender. Siamo persone con gravi carenze affettive che hanno quasi tutte subito abbandoni importanti. Saresti il nostro eroe (certo ti porterebbe pochi voti, ma non so quanto ti importi ora) se dichiarassi di non vergognarti di averci a cuore e di provare anche sentimenti solidali profondi per noi, al di là delle pulsioni sessuali e se dichiarassi di impegnarti per i nostri diritti, anche a causa dello scandalo. Le porte di Crisalide sarebbero aperte e non sarebbero le uniche.
Se invece la tua è stata solo un’abitudine per cercare l’ebbrezza per le “stranezze”, allora, povero Piero… allora sì che diventi imperdonabile. Tutto perderebbe dignità, anche di fronte ai tuoi cari, forse. Certo è che se avessi avuto in mente più dignità per te stesso e meno ipocrisia, probabilmente non ti saresti fatto ricattare per mesi. Cosa che è l’unica davvero imperdonabile per un politico.
Lo scandalo ti offre oggi un’occasione irripetibile: essere totalmente te stesso.
Mirella Izzo
Presidente Crisalide AzioneTrans
http://www.facebook.com/mirellaizzo
La Curia solleva don Santoro il prete che ha sposato l´ex trans Sandra Alvino 64 anni
Sollevato dall'incarico per aver celebrato in chiesa le nozze di una donna nata uomo. E' il provvedimento preso dal Vescovo monsignor Betori. Don Alessandro Santoro, reo di aver celebrato il matrimonio fra Sandra Alvino 64 anni, nata uomo e ora donna, e Fortunato Talotta, 58 anni. Il giorno dopo la celebrazione del rito nella comunita' delle Piagge, alla periferia di Firenze, Don Santoro e' stato invitato a "vivere un periodo di riflessione e preghiera". Don Santoro, alle accuse di sfida nei confronti della Chiesa, risponde spiegando che la sua è stata solo obbedienza al Vangelo. Tuttavia la Chiesa di Firenze non è d’accordo, definendo il sacramento celebrato “un atto privo di ogni valore ed efficacia, in quanto mancante degli elementi costitutivi del matrimonio religioso che si voleva celebrare”.
Alvino e Fortunato Talotta, 58 anni, sono sposati civilmente da 26 anni. Lei, che si dichiara «cattolica praticante», da qualche anno ha iniziato una ’battaglià per vedere riconosciuta la propria unione anche dalla Chiesa.
Gli sposi sono arrivati pochi minuti prima delle 11 davanti al prefabbricato della Comunità delle Piagge, dove ogni domenica don Santoro celebra la messa e dove, durante la settimana, vengono svolte le diverse attività della comunità. Tailleur grigio perla per lei, ravvivato da un foulard maculato, e stessa fantasia per le scarpe e per gli occhiali; abito blu scuro per lui. All’arrivo della coppia un piccolo bouquet di tre rose bianche per la sposa donate da una parrocchiana davanti a molti giornalisti, fotografi e cameramen. Ma quando inizia la messa cineprese e macchine fotografiche restano fuori. A chiederlo è stato lo stesso don Santoro, visibilmente emozionato durante l’omelia e consapevole delle possibili conseguenze che potrebbero esserci per un atto che «comunque sarà annullato dalla Chiesa», ha detto il sacerdote rivolgendosi agli sposi. Ma anche un atto che «non cambia la realtà: voi siete una coppia di credenti - ha aggiunto - che vive nella chiesa il suo essere coppia e questo il Dio della Vita benedice e accarezza».
Il prete ha più volte spiegato che il suo non vuole essere un gesto di rottura, di ribellione e di ’sfidà nei confronti dell’autorità della Chiesa, ma «un gesto di fedeltà e di obbedienza profonda a Dio e al vostro amore, un gesto di accoglienza e di verità». Alla fine della messa, però, ascoltando le parole di Fabrizio De Andrè, «in direzione ostinata e contraria», ha annunciato che da domani, con un chiaro riferimento al vescovo, «come oggi ha fatto un gesto di obbedienza ai suoi fedeli, obbedirà a qualsiasi decisione sarà presa». E ai suoi parrocchiani, quella comunità che guida da 15 anni, ha assicurato che «non permetterà a nessuno di fare niente che sia in senso contrario a ciò che verrà deciso».
Fuori, tra le lacrime di molti dei circa 200 fedeli presenti, Sandra e Fortunato sorridono davanti ai fotografi e brindano anche con i testimoni delle nozze, Massimo Caponnetto (figlio dell’ex magistrato Antonino) e di sua moglie Gianna Barucci, nel rinfresco preparato dalla comunità delle Piagge che ha regalato loro anche una pianta d’olivo. Prima avevano firmato il ’registrò della comunità. Santoro, invece, chiede di essere lasciato solo: «ho bisogno di stare da solo», con quel Dio che dice di vedere «nei volti della gente» più che in quelli delle gerarchie.
Ieri Santoro è rimasto introvabile per tutti, e c´è chi dice si sia rifugiato a Villore, in Mugello, dove la comunità ha una comunità di accoglienza, e chi lo immagina già in viaggio alla volta di un monastero o di una missione. I più, però, conoscendolo, si augurano di vederlo comparire alla prossima riunione della comunità, già prevista per i prossimi giorni.
fonte:http://firenze.repubblica.it
http://www.055news.it
La lotta di Sandra Alvino, esponente storica del movimento trans italiano
Storia di una donna libera.Una grande, grandissima umanità, quella di Sandra. Una persona di una disponibilità incredibile che racconta senza
ipocrisie la sua vita fatta di sofferenza e di dolore, una donna che lotta ed ha lottato, che urla tutta la sua rabbia, che si
indigna contro le ingiustizie, contro la violenza e le tante discriminazioni subite. Un
unica
colpa
lessere nata maschio e sentirsi donna. Fino al momento in cui, ultimo legame con quel sesso estraneo,
viene definitivamente eliminato: e quello è stato, dice Sandra, il giorno più bello della mia vita!
Ci vorrebbe ben altro che queste poche righe per raccontare la vita di Sandra; troppo il sofferto per una persona sola.
Oggi Sandra vive alle Piagge in un appartamento che divide con il marito.
Non si può neppure immaginare cosa è stata la vita di questa
donna: entrare e uscire dal carcere, ancora minorenne, tenuta segregata in celle di isolamento, accusata, diffidata e
allontanata per essere ritenuta socialmente pericolosa, portatrice di una diversità scomoda a tutti e per questo ghettizzata
finanche da reclusa.
io ho dubitato della mia identità ma non riuscivo a venirne fuori. Non vedevo per me un futuro da
uomo, non riuscivo neanche a guardarlo il mio sesso maschile. Mi vedevo donna. Sognavo il matrimonio, ho sempre
sognato di essere donna. Purtroppo gli altri non mi capivano. E così, mentre quel sesso piano piano si
atrofizzava, il corpo assumeva, con il supporto delle cure mediche ed endocrinologhe, le forme appropriate, adeguandosi
a quella condizione psicologica che è data dallappartenenza al genere femminile.
Ai miei tempi, la prostituzione riguardava il ragazzo marchettaro che andava per strada, passava
omosessuale con la macchina, lo pagava e andavano assieme. Io ero molto femminile e, con i sotterfugi che si
possono immaginare, riuscivo a trovare qualcosina che mi serviva per campare ma non è stata mai, quella della
prostituzione, un attività che condividevo. Lho sempre odiata. Ma sai benissimo che quando perfino la
Chiesa non ti accettava... purtroppo, la sopravvivenza è la sopravvivenza! Non sono mai andata a rubare. Il reato più
grave che ho commesso, è stato il furto di una bicicletta per scappare dai ragazzi che mi correvano dietro per picchiarmi.
Ti picchiava anche la gente, appena capivano, se si accorgevano Vendere le sigarette di contrabbando non si
poteva perché a questi poveri ragazzi omosessuali che frequentavo, gli sequestravano anche la merce! Non avevano
soldi neanche loro. Poi alcuni hanno capito che non gli conveniva opporsi più di tanto e così modificando gli
atteggiamenti si sono inseriti nel mondo del lavoro. Il bar che frequentavo era quello della prostituzione femminile. Solo li
potevi trovare un panino, un aiuto, soltanto l’ambiente malavitoso ti poteva accettare. E questo mi ha portato ad
avere sempre problemi pur non prostituendomi, cercando soltanto di sopravvivere. Per dormire, io e una mia amica
aspettavamo il treno che veniva da Parigi con le cuccette; sapevamo che lo portavano al deposito e così dormivamo sui
treni. Sai benissimo che, quando ti trovano a dormire su un treno, ti portano subito in questura. Tra altro ero
conosciuta dalla polizia; anche non volendo ero considerata una specie di leader dei transessuali forse perché ero la più
femminile. Dove mi trovavano, era facile prendermi e sbattermi sui giornali... la nota travestito perché
allora ci chiamavano così! Una volta in questura, le forme per incastrarti erano talmente tante, così mi denunciarono
anche per atti osceni in luogo pubblico.
Altri anni da scontare, rinchiusa; altre celle di isolamento, anni di sorveglianza speciale. Scappare da una parte
all altra, per non creare ulteriori problemi alla famiglia.
Riuscivo ad andare dalla parrucchiera soltanto quando andavo in compagnia delle prostitute perché allora
passavo inosservata. Ma se andavo con una mia amica, una mia pari, chiamo così quelle come me, non avevamo
neanche quella possibilità. Tu puoi immaginare, in queste condizioni che lavoro avrei potuto trovare io. Né lavoro, né
casa.
E le denunce aumentano. Sandra è sotto sorveglianza speciale, fornisce il domicilio della famiglia ma non vi abita. Tutte
le volte che la cercano e non la trovano, sono annotazioni che si trasformano in altrettante denunce, con i mesi di galera
che si sommano e diventano anni, anni e anni di galera con gli avvocati che non gliene fregava nulla di noi
altri!.
Ma a denunciare le ingiustizie e le violenze subite, oggi davanti a me cè Sandra.
Ho girato trentacinque carceri, ma non carceri normali. Trentacinque carceri di massima sicurezza! Messa nei
sotterranei a Volterra e seviziata dalle guardie e dal mafioso con la compiacenza delle guardie. Non erano tutti detenuti
bravi. Cera anche il detenuto schifoso, la guardia schifosa. Porto i segni sul mio corpo di quello che era la
disperazione, chiusa in una stanza senza finestre, con una lampadina, senza poter leggere sfregiarti le carni per
fare in modo che qualcuno venisse ad ascoltarti...
Questo è il carcere, ieri come oggi. E questa è la vita, un pezzo soltanto, di Sandra. Non ci sono commenti da fare.
Cè soltanto da gridarla forte questa verità per fare conoscere a tutti che cosa significa la violenza, lodio
gratuito verso chi è diverso, la cattiveria umana contro chi è più debole, meno tutelato, cacciato, deriso senza la possibilità
di difendersi, senza colpa, trattato senza alcun rispetto, senza nessuna dignità.
Se sono qui oggi, forse è perché ho avuto tanta forza danimo, tanto coraggio. Per essere una donna, ho
dato tutta la mia vita!.
http://www.altracitta.org/
Sono una donna! Non ci sta Sandra Alvino ad essere chiamata transgender.Lei nata donna, prigioniera in un corpo di
uomo ha lottato con tutte le sue forze per diventare a tutti gli effetti donna, con un' operazione perfettamente riuscita per
il cambio di sesso e una felice vita coniugale accanto all'uomo che ama. Adesso un referto medico rilasciato dal pronto
www.adamoeva.info
http://www.adamoeva.info Realizzata con Joomla! Generata: 27 October, 2009,
soccorso di Careggi la definisce Transgender, una parola pesante che per Sandra e' stato un vero colpo, il segno di una
mentalita' retrograda dura a morire, discriminatoria verso quelle donne operate felici della loro nuova condizione. Sentirsi
paragonata a Vladimir Luxuria non le va proprio giù'. La parola transessuale nel corso degli anni, dice Sandra, ha
acquisito un significato diverso, lontano dalla vera accezione, cioè' colui che transita che cambia sesso con tutte le
sofferenze e i problemi che ciò comporta. Ecco perchè' si aspetterebbe più' comprensione e rispetto.
http://www.toscanatv.com/No nozze in chiesa per l'ex uomo Guardate il video Sandra Alvino vuole sposare Fortunato
anche in chiesa dopo l'unione civile, ma il Vescovo di Firenze ha diffidato il loro parroco di Giulia Santerini.
Il matrimonio che non s'hà da fare. Il coraggio uno se lo può dare.Per saperne di più leggere "Il volo", di Sandra Alvino,
Diple edizioni.
Dal libro "il volo" di Sandra Alvino Quanto segue e' la storia vera di Sandra Alvino, una di voi, e' stata utente di censurati.it
quando ancora ci conoscevano in pochi. Una persona per cui ci siamo battuti e per cui abbiamo tifato. E' uscito a
distanza di 5 anni dalla sua richiesta di aiuto, un libro, scritto da Massimo Caponnetto, figlio del compianto giudice, con la
prefazione di don Luigi Ciotti. La prima battaglia e' vinta, quella dell'omerta'. Grazie Sandra, sei un esempio per tutti
noi.tratto da "Il Volo""La mia diversità e' stata il mio reato. Altri non ne ho mai commessi. Sono stata spedita al confino più
volte, sono stata nelle carceri speciali, venduta dai secondini a chi pagava loro di più, senza potermi opporre, se non
volevo punizioni e umiliazioni ancora più grandi. Sono stata legata per giorni interi al letto di contenzione, ed anche lì
guardie e detenuti venivano in processione, a mostrarmi ed impormi le loro perversioni: i loro atti osceni, in luogo
pubblico. Quando ripenso a quegli anni, li definisco la mia , razzismo praticato senza coscienza,
discriminazione che cancellava ogni sentimento.Ma la diversita' e' un marchio e non esiste operazione che la cancelli.
In questo libro racconto il mio tratto di strada, che corrisponde ad un’ evoluzione personale, ma anche della società.
Sono stata determinata, spinta da una volontà forte come una fede. Anche nei momenti peggiori ripetevo dentro di me
sempre la stessa promessa: Ce la farò, alla fine ce la farò, senza chiedere aiuto a nessuno, se non a me
stessa, che allora persino Dio mi pareva voltato dall altra parte. Intanto con la mente correvo, immaginando il
futuro, e correvo più forte che potevo, come per prendere una rincorsa e lanciarmi nell aria, come se fossi un
aquilone. E ripetevo la mia promessa, come fosse una preghiera, fino a che non ci credevo, fino a che non ritrovavo la
mia leggerezza, fino a che non mi trovavo in volo. Sentivo allora la mia angoscia sollevarsi da terra, e le mie certezze
tornare stabili nell aria. Risentivo il vento, ritrovavo le mie emozioni, che mi facevano di nuovo vibrare: di
leggerezza e di speranza. Il filo di quell aquilone non si e' mai strappato, resistendo a tutto. Ed oggi posso
raccontare questo volo, fatto lungo quel crinale che segna il confine fra il pregiudizio e la verità, fra la rinuncia e la
speranza.Conclusioni Oggi vivo con una pensione di invalidità, causata anche dalle durezze delle detenzioni, di 230 euro
al mese, con mille strascichi sul piano fisico, segni di una guerra durata trenta anni, troppo lunga. Sono invalidità che
derivano dai trattamenti e dai soprusi subiti, sono l effetto di tutta la mia storia: mancata accettazione da parte
della famiglia, scontro con le istituzioni, carcerazioni, rifiuto ed emarginazione anche dopo lintervento. La mia vita
non ha mai smesso di essere una battaglia. Ogni battaglia segue il suo percorso, con un punto di partenza, che
corrisponde ad una situazione inaccettabile, che vogliamo cambiare, e un punto di arrivo ideale, che coincide con un
sogno, un ambizione. Il traguardo, per me, e' sempre stato trovare il mio posto, come donna, nella collettività. A un
certo punto del cammino ho perso ogni riferimento. Non avevo più le nergia necessaria per altre battaglie, e al
tempo stesso non avevo ancora ottenuto un posto per me nella società. E stato in quel momento che si sono
insinuate la rassegnazione e la depressione.Venne anche mia madre a trovarmi, in quel periodo. Venne insieme a mia
cognata, che con mio fratello Raffaele mi e' sempre stata vicina, in tutte le mie vicende. Avevo ripreso contatti telefonici
con mamma già da un paio di anni, ma adesso era arrivata alla fine della sua corsa, e volle un ultimo incontro. Rimase a
casa mia e di Fortunato un mese: il tempo di capirsi. Il carattere era sempre lo stesso. Dava la colpa a me per quello che
era successo in famiglia, e continuava a definire ciò che facevo da ragazzino come “cose nigre cose nere,
nel suo dialetto foggiano. Mi raccontò tutto il contrasto con papà, con quella colpa da scaricarsi l un l altro.
Non ebbe mai la forza di appoggiarmi. Troppo forte il peso dell’opinione della gente, troppo urgente difendersi nel
conflitto con papà. Le raccontai, a piccole dosi giornaliere, la mia vita. Se al telefono, nei mesi che hanno preceduto
lincontro, mi chiamava ostinatamente Sandro, appena mi vide, e per tutto quell ultimo mese passato
assieme, non ebbe mai un incertezza. Sono state le volte in cui il mio nome, Sandra, Sandrina, mi e' risuonato
più dolce nelle orecchie.Il racconto della mia vita richiamò tante lacrime ai suoi occhi, quante forse non ne erano mai
uscite. Se tu sapessi, figlia mia, le notti che abbiamo passato, con papà. I rimorsi, i dubbi. Ma che potevamo fare;
tuo padre era maresciallo. E come un maresciallo doveva vivere. Papà era già morto, da quattro anni, e non ci
eravamo più rincontrati. Dillo quello che ti hanno fatto, Sandrina mia. Vendica anche il mio dolore. Reclama
giustizia, perché si sono presi la tua vita. E te la renderanno solo quando ti restituiranno la pace. Morì dopo poche
settimane.
Nelle sue parole, nelle sue lacrime, ho potuto guardare alla mia storia anche con gli occhi di chi era rimasto a casa, a
vivere il mio allontanamento come una scelta difficile e dolorosa, una scelta che, però, non poteva mai essere definitiva, e
che ritornava sempre, in tanti ricordi, in tanti sogni, in tanta parte del cuore. La rabbia non ha una gittata infinita, prima o
poi cade e lascia tante mancanze, tanti rammarichi da parte di tutti.
Sembra di non essere mai pronti davanti alle differenze. Invece, le dobbiamo accogliere come possibili, come una delle
infinite combinazioni che la vita può offrire, e non sempre e solo come una devianza psichiatrica. Il dott. Gamna, con il suo
elettroshock, lasciamolo alle vicende del secolo scorso. Decisi allora che, per quanto potevo, non mi dovevo mai
stancare di raccontare, di far capire, di accompagnare chi si incammina nel mio stesso percorso, ed aiutarlo a realizzare
e vivere la sua identità nel nucleo familiare, per crescere nell accettazione e nell amore. Oggi parlo quasi
più con i familiari che non con chi vive sulla propria pelle il disturbo di identità di genere. Senza un riferimento affettivo,
senza condivisione dei nostri dolori, ma anche delle nostre speranze, finiamo preda della rabbia, della disperazione.
Realizzata con Joomla! Generata: 27 October, 2009, 16:16
Pochi mesi dopo la morte della mamma, ho fatto nascere lAssociazione Italiana Transessuali.La Costituzione
stabilisce la pari dignità sociale e luguaglianza di fronte alla legge, senza distinzioni e discriminazioni. Stabilisce il
diritto di tutti a trovare un posto nella collettività; ma ogni diritto, ogni legge, una volta scritta, ha bisogno del nostro
impegno, della nostra partecipazione, per diventare legge della vita.
Malgrado le ingiustizie subite, non mi sono mai rassegnata, e ho sempre cercato una strada per andare avanti; a volte la
rabbia e la disperazione mi hanno fatto perdere la luce della speranza, quella luce all orizzonte verso la quale
sono sempre andata, come per attrazione. Sono stati i momenti più duri, più difficili. Ma quando la vedevo, non
cerano ostacoli lungo il percorso. E a spingermi era limpazienza di arrivare presto, di terminare un
cammino, di compiere un destino, che non era solamente il mio.Se mi volto indietro, vedo che la mia strada non si e'
richiusa dietro di me, e che oggi può essere percorsa anche da altri. Sono stata ostinata, e chiunque ha coraggio e
ostinazione apre nuove vie. E il compito più prezioso che la vita può riservarci. E ad ogni via aperta il mondo si fa
un po meno stretto, più libero, meno schiavo dei pregiudizi. Davanti a me, la luce all orizzonte e' ancora
lontana. Ma lorizzonte e' irraggiungibile: e' una direzione, non una meta. Lungo la strada ci sono altre sfide, altre
battaglie, altre vie da aprire. E altri voli, con cui immaginare un altro mondo possibile. P.S. all'attivo sandra ha 34 anni di
matrimonio alle spalle. Cosa che i tutti i cattolici (Casini in testa) non sono riusciti a fare. E non era un matrimonio di
interessi, perchè fra due poveri cristi che non avevano nulla se non amore. E questo fa vedere come Sandra ci possa
insegnare tanto anche sulla famiglia. Ah, dimenticavo: quando era anonima (più di adesso) e sull'orlo della disperazione,
sandra ha chiesto aiuto ANCHE a Luxuria, che ha risposto via stampa qualcosa del tipo "ma chi è questa? chi la
conosce? Per me conta solo l'associazione Mario mieli e qualche altra". Ovviamente, perchè che i politici non hanno mai
avuto un buon rapporto con i poveracci, con la gente. Semmai li usano. Scommettiamo?
http://www.censurati.it/index.php?q=node/3597Per contattare Sandra Alvino :
Email: aitfirenze@tiscalinet.it
Cellulare : 347 30 86 110
www.adamoeva.info
http://
fonte:http://www.adamoeva.info/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=1298
“Poiché non sono mai stata considerata donna, né dalle istituzioni pubbliche, né dalla Chiesa, rigetto il documento che all’anagrafe mi definisce tale e voglio che mi si chiami Sandro. Il documento anagrafico non mi è servito che a subire un grave danno psicologico. Non desidero più essere derisa e umiliata, essere considerata un soggetto pericoloso e non poter avere nemmeno la patente di guida”.
“tutti i sindaci-sceriffo che puniscono l’accattonaggio, e programmano pene e provvedimenti contro chiunque cerchi di risolvere il proprio disagio economico in modo pacifico, limitandosi a chiedere solo la solidarietà del prossimo. Recentemente ho dovuto rinunciare, malgrado la mia invalidità al 100% al mio assegno di accompagnamento. Con mio marito adesso dobbiamo vivere con 600 euro al mese. Chiedo quindi il diritto di sopravvivere con le elemosine del mio prossimo, sperando che almeno da loro arrivi quella solidarietà che le istituzioni mi negano. Altrimenti con mio marito e con le persone che vivono in condizioni ancora peggiori delle nostre, decideremo di lasciarci morire di fame. Pubblicamente”.
“Con il suo gesto Alvino afferma ed evidenzia un gravissimo stato di emergenza delle persone transessuali e transgender in Italia. Un’emergenza che punta diritta alla ormai sempre più difficile autosussistenza”.
"Sono assolutamente contro questa parata perché è solo un brutto spettacolo delle eccentricità. Sono stanca di essere considerata uguale a loro perché non è cosi. Loro chiedono l’orgoglio, ma sono le prime a discriminarsi da sole mettendosi in ridicolo. Hanno fatto uno scempio di tutto quello per il quale io, e tutte le altre trans ‘storiche’, abbiamo lottato per anni. Non hanno nulla da reclamare perché non hanno mai portato avanti le nostre richieste. Si sono dimenticate delle nostre battaglie e della nostra storia e hanno messo in ridicolo la figura del transessuale".
"Negli anni ’60 ci siamo battute per dimostrare che eravamo donne e non uomini o vie di mezzo. Il 14 aprile del 1982 abbiamo ottenuto la legge 164, secondo la quale il giudice può disporre una ‘rettificazione di attribuzione del sesso’ e riconoscerti di sesso femminile anche se sei nato di sesso maschile. Oggi sto lottando ancora, ma contro il fatto di essere accomunata ai trans che si spogliano per strada e che si prostituiscono. Ho pubblicato un libro, ho scritto al presidente della Repubblica, ho chiesto aiuto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ho chiamato al telefono Vladimir Luxuria la quale, nonostante io l’abbia attacata, mi è stata ad ascoltare. Le ho chiesto di fare del Gay pride una opportunità per ricordare la storia e le battaglie portate avanti da noi e non un carnevale".
Sandra “Jovanka” Alvino, Il volo
"Ero un uomo e adesso sono una donna". In questa breve affermazione è condensata la storia di Sandra Alvino e tutta la sua fatica (dalla prefazione di Don Luigi Ciotti).
Il racconto di una vita intensa, vissuta combattendo per divenire ciò che lei sa e si sente di essere.
Un resoconto minuzioso e appassionante della storia del volo di Sandra verso la sua terra promessa, che più volte sprofonda all’inferno e si scontra con la durezza degli uomini e del mondo, ma che non molla e finalmente raggiunge il luogo che desiderava.
La veridicità e l’asprezza del racconto di Sandra rendono la lettura piena di stimoli e spunti su cui riflettere, soprattutto raccontandoci un po’ delle persone che ci vivono accanto e che troppo spesso, per le tante barriere mentali e culturali, stentiamo a conoscere.
fonte:http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com
fonte:http://www.adamoeva.info/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=1298
fonte:www.adamoeva.info
fonte:http://firenze.repubblica.it
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lunedì 26 ottobre 2009
INVITO ALLA COMUNITA’ TRANS
Sono trascorsi quarant’anni dai moti di Stonewall, quando la nostra sorella Silvya Rivera, con un suo gesto, cambiò in qualche modo la storia del movimento LGBT mondiale.
Adesso è il nostro turno per dimostrare questa maturità e l’intenzione di voler davvero cambiare una realtà troppo spesso dolorosa, solo per il fatto di “essere”, di esistere, riprendendoci la nostra dignità, un passo realizzabile solo unite/i, almeno su quelle istanze che innegabilmente potrebbero davvero cambiare la nostra esistenza.
Un congresso, un confronto vero, aperto a tutte le realtà Trans del nostro paese, sia esse associative che di singol* individui, una mobilitazione senza precedenti nel panorama Trans italiano, un appuntamento che dovrà darci l’occasione per dimostrare che non siamo la cattiva rappresentazione del genere umano, che non siamo “oggetti sessuali” o persone disturbate mentalmente.
Il nostro intento dovrà essere quello di trovare una linea quanto più condivisa, l’unica via percorribile per approdare a veri ed importanti cambiamenti per la vita delle persone Trans, quella di riuscire a parlare con una voce univoca, almeno su quelle istanze indispensabili per una vita dignitosa.
Le differenze di opinioni di sensibilità e di politiche non possono farci allontanare dal nostro fine, dobbiamo sentirci, tutte e tutti responsabili di una disgregazione tanto inutile quanto dannosa, così come nel non essere riuscite/i a costruire un fronte unito e solidale, dobbiamo fare un grande sforzo democratico, mettendo da parte rancori e insana voglia di protagonismo a tutti i costi.
Proviamo a pensare alle nuove generazioni, cerchiamo di lasciare loro un eredità che molte e molti di noi non hanno potuto “spendere”,dobbiamo riappropriarci dei nostri diritti, al lavoro, alla salute alle affettività, alla possibilità di autodeterminazione, malgrado molte e molti di noi siano riusciti a portare avanti progetti importanti per la tutela ed il supporto delle persone Trans, siamo ancora ben lontani dall’essere considerate/i cittadini con pari dignità, tante sono le persone che hanno la capacità e la volontà di spendersi per questa causa, il compito di un congresso quello di riunirle.
Resta da vedere quante persone saranno in grado di mettere davanti a se il proprio fine, quello di una rivendicazione alla vita non più come sopravvivenza, donando l’opportunità di una transizione serena a chi ancora non l’ha intrapresa e a noi la felicità di aver costruito, insieme, una rivoluzione democratica, certe e certi che l’espressione di una singola persona o una singola associazione, non potrà mai arrivare a tanto.
Chiediamo un incontro quanto più esteso e coinvolgente possibile dove costruire un futuro decisamente migliore, senza per questo azzerare il lavoro già fatto o la personalità di ciascun individuo, ma apportando le proprie conoscenze e le proprie storie in modo da poter costruire su esse nuovi progetti e solide soluzioni, nell’assoluto rispetto delle differenze e delle opinioni.
Un appuntamento molto complesso e delicato, ma che a noi pare irrimandabile soprattutto in questo preoccupante momento storico di privazione di pari opportunità e di libera espressione.
Dobbiamo conoscerci e condividere le nostre paure ed i nostri progetti, gettare solide basi per un movimento unito che sia rappresentativo per quante più persone possibili, rifuggendo dal personalismo e all’egoismo, mali assoluti per l’intera comunità.
Una prova di responsabilità, che dopo quarant’anni dai moti di stonewall, dovrebbe essere maturata in tutte e tutti noi, stabilendo in modo forte e unito che dietro la lettera T* ci sono persone che in stragrande maggioranza vivono una condizione esistenziale ingiustamente stigmatizzata e ostacolata.
Un invito a tutte/i voi, alla creazione, alla partecipazione all’impegno di questo congresso nazionale, dal quale uscire con una nuova forza aggregativa capace di sorprendere l’intero paese e noi stesse/i, credendo fermamente che, insieme, tutte le nostre istanze possono finalmente realizzarsi.
Fabianna Tozzi Daneri
http://www.transgenere.it/blog/
domenica 25 ottobre 2009
Primarie del partito democratico PD, come si vota
E arriva oggi l'appuntamento tanto atteso. Oggi 25 ottobre si vota il segretario del Partito Democratico. Tutti, italiani o extracomunitari potranno votare nei seggi di tutta italia e scegliere chi guiderà il maggior partito di opposizione tra Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino.
Come si vota?
Bisogna innanzitutto individuare il seggio dove votare.
A tal proposito si può cercare via internet sul sito www.partitodemocratico.it o telefonando al numero 848.88.88.00.
Una volta individuato il seggio bisogna presentarsi con carta di identità e tessera elettorale. Per i minorenni e i cittadini stranieri basta solo la carta di identità.
Attenzione: non possono votare i minori di 16 anni. Si deve inoltre essere almeno cittadini italiani, o cittadini europei con residenza in Italia o cittadino extracomunitario con permesso di soggiorno in Italia.
All'atto della votazione si verseranno 2 euro (indicato come contributo minimo, cioè se volete versare di più non li rifiuteranno). In cambio, oltre ad avere la possibilità di votare democraticamente un segretario avrete anche la molletta verde con scritto sopra "Ci tengo".
Nel seggio si troveranno due schede:
una scheda azzurra dove si sceglierà il segretario e l'Assemblea Nazionale
una scheda rosa con cui si sceglierà il segretario e l'Assemblea Regionale.
fonte:http://www.italia-news.it
mercoledì 21 ottobre 2009
Stop Trans Pathologization: Goal 2012
Nell' ultimo fine settimana è stata realizzata una campagna a livello internazionale a favore dell'eliminazione delle identita' trans (transessuale e transgender) dai manuali dei Disordini Psichiatrici (DSM dell'Associazione Psichiatrica Americana - APA, la cui edizione riveduta uscirà nel 2012, e del ICD dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' - WHO, che uscirà nel 2014). Di seguito la lettera di presentazione dell'iniziativa. Per altre info piu' dettagliate visitate il sito: http://stp2012.wordpress.com, dove trovate anche la traduzione in italiano.
Queste sono le città che hanno partecipato:
Barcellona, Madrid, Bilbao, Donosti, Zaragoza, Granada, A Corunha (Spagna), Torino (Italia), Lisbona (Portogallo), Paris, Lille, Marseille (Francia), Bruxelles (Belgio), Quito (Ecuador), Montréal (Quebec), Campinas (Brasile). Al momento stanno ancora lavorando con attivisti di altre città dell' America Latina, Europa e USA che si sono interessate al progetto.
L'idea di manifestare deriva da un'iniziativa ispirata alle manifestazioni sulla visibilità' trans di Parigi (denominate Existrans) che si svolgono da più di dieci anni a questa parte. Alcuni gruppi spagnoli hanno deciso di mantenere questa manifestazione rendendola un'azione esplicita per la lotta al Disturbo di Identità di Genere (DIG).
Il primo anno, 2007, a Madrid, Barcellona e Parigi, e nel 2008 sono state 11 le città aderenti a questa iniziativa.
Il prossimo DSM-V uscirà nel 2012 ed è per questo che dobbiamo intensificare le azioni dimostrative: abbiamo deciso di fare una manifestazione coordinata, in contemporanea in più città possibile, ogni mese di ottobre, per chiedere la depatologizzazione delle identità trans. Per questo abbiamo iniziato una campagna internazionale che durerà fino al 2012 chiamata Stop Trans Pathologization: Goal 2012 che si propone di sommare tutte le manifestazioni contro il DIG.
Nonostante l'organizzazione e la guida di questa campagna siano affidate ad attivisti di diversi gruppi, in maggioranza spagnoli, questa vuole essere una campagna a livello internazionale.
Si chiede:
* il ritiro del DIG dai manuali diagnostici internazionali
* il ritiro della dicitura “sesso” dai documenti ufficiali
* l'abolizione della normalizzazione binaria per le persone intersessuate
* il libero accesso alle terapie ormonali e alle operazioni chirurgiche, senza monitoraggio psichiatrico
* lotta alla transfobia: lavorare per l'inserimento delle persone trans nella società', nell'istruzione e nel mercato del lavoro.
Se con il vostro gruppo o associazione volete unirvi alla campagna Stop Trans Pathologization 2012 scriveteci all'indirizzo email stp2012@gmail.com, con JOIN STP 2012 come soggetto.
Trovate il manifesto della campagna su http://stp2012.wordpress.com/ (tradotto in varie lingue)
Per ulteriori informazioni contattateci su: manitransbcn@gmail.com
fonte:http://stp2012.wordpress.com/about/
RAGAZZA E TRANS LITIGANO PER IL BAGNO DELLE DONNE
piacenza - (er. ma) Lite accesa fra una ragazza e una trans per il bagno pubblico. «Tu sei un uomo quindi per favore accomodati dove c'è la scritta Signori», ha detto una bosniaca di 22 anni ad una trans piacentina di 26, che ha risposto alterata: «Ma quale uomo, non vedi, io sono donna e quindi vengo nel bagno delle donne». Fra i due si è scatenata una baruffa che ha impensierito alcuni avventori, i quali hanno chiamato il 113. E' accaduto sabato notte in un bar della zona di via Colombo. Quando gli agenti della volante sono arrivati sul posto, i due litiganti si sono subito placati e sono passati a maniere più civili.
L'intervento della polizia ha quindi scongiurato peggiori conseguenze: il diverbio stava degenerando.
La transessuale infatti, pare non ne abbia voluto sapere di accedere al bagno degli uomini e dal canto suo la bosniaca che si trovava per prima nel bagno non ha voluto far entrare nel posto destinato alle signore la transessuale. Le grida, gli insulti e le minacce dei protagonisti del singolare contenzioso, hanno quindi comprensibilmente allarmato i presenti. Alla fine i due hanno utilizzato i bagni in tempi diversi.
fonte:http://www.gaynews.it/view.php?ID=83251
fonte della fotografia: http://media.photobucket.com/image/bagni%20per%20le%20trans/lalla64/targaprontacopiana6.jpg
Teletoscana, il tg sarà letto da una trans. Il direttore: "Un contributo al rispetto delle diversità"
Commenti positivi arrivano dall'ex parlamentare Vladimir Luxuria che afferma Se per il momento la partecipazione di una ex donna ora diventato uomo al 'Grande Fratello'e' solo un'ipotesi, la conduzione di un telegiornale da parte di una trans e' una realta' . E aggiunge la presenza di trans in tv utile per dare maggiore visibilita', confidenzialita' ed educazione al rispetto delle nostre capacita' professionali.
“L’occasione è nata da una mia lettera inviata al direttore della tv - racconta Francesca Reale- in cui ho chiesto di leggere il tg come occasione per le minoranze sessuali di uscire allo scoperto e interagire con la società. Un modo per dare forza anche al programma di reinserimento sociale che sto seguendo con l’Arci”.
fonte:http://www.teletoscananord.it/
"Balloon Boy" vince clip, maglietta, e diventa un gioco ...
"We did this for the show". "Lo abbiamo fatto per lo spettacolo." Falcon, 6 anni, aveva ragione quando ha inavvertitamente rivelato che tutta la storia era stata creata apposta dai genitori nel programma televisivo di Larry King sulla CNN: " Balloon boy" adesso è diventato il tormentone del web, diventando una clip divertente, "Sono in una scatola". Vedi:
Visit msnbc.com for Breaking News, World News, and News about the Economy
fonte:http://www.msnbc.msn.com/id/33340547/ns/us_news-life/
Calendario con immagini sacre interpretate da transessuali genera polemiche in spagna
Le associazioni di difesa dei diritti dei gay spagnoli hanno lanciato un calendario con le immagini tratte da opere note d'arte, in particolare apparizioni della Vergine Maria, ma interpretate da transessuali.
In questo calendario chiamato laico, ogni mese è rappresentato da una libera interpretazione da scene di fantasia cattolica famose, come la Madonna di Fatima. Ma ristrutturata con l'estetica gay. Le immagini mostrano sante in versione drag queen, con abiti, corone, collane, bracciali, e preservativi colorati e vibratori persino applicati sulla parte superiore delle corone.
Dopo il successo di vendita durante il gay pride di giugno con 500 copie vendute - il calendario laico comincia a circolare a Madrid questa settimana con una tiratura di 10 mila copie.
Per le associazione di gay, lesbiche, transessuali e bisessuali di Madrid (COGAM), gli autori del controverso calendario, l'obiettivo è quello di affermare che in un paese laico, Le vacanze sante siano sostituite da eventi sociali.
Il gruppo(COGAM) propone, per esempio, che il 25 dicembre sia ufficialmente dichiarato il giorno della democrazia, invece di Natale.
"Forse oggi molte persone preferiscono celebrare le cose che si identificano come l'ambiente o il giorno della diversità".
'Provocazione'
Il calendario dovrebbe essere interpretato come una provocazione per il clero in un paese dove la Chiesa, influente, diffonde dottrine contrarie alla omosessualità e l'uso del preservativo.
"Qualcuno potrebbe essere dispiaciuto. Ci auguriamo che nessuno si senta offeso perché non era l'intenzione, non vediamo nulla di volgare nelle foto", dice l'attivista.
"Ma non è una sfida per l'onnipresenza della Chiesa e la negazione dell'omosessualità da parte della Chiesa, con le sue icone? L'arte è per questo: per rompere gli schemi".
Alcuni credenti già si sentono offesi. come Il Gruppo cattolico, religione e libertà, che ha detto alla BBC Brasile che " il calendario e una offesa chiara e incostituzionale"
Citando il codice penale, il vice presidente dell'associazione, Raul Mayoral, sostiene che la pubblicazione viola l'articolo che prevede pene da otto a dodici mesi di reclusione per coloro che offendono i sentimenti dei membri di una chiesa.
Per i rappresentanti dei oír Platform Hazte (Do you hear), uno degli organizzatori della protesta a Madrid contro l'aborto e contro il matrimonio gay, il calendario è un attacco alle icone ed a i valori cattolici, ma non sorprendente.
"Siamo stanchi di questi tipi di attacchi. Dell'Inquisizione rosa è costante, perché gli omosessuali spagnoli approfittano di ogni occasione per rilasciare tutte le barbarie in nome della libertà di espressione", ha detto alla BBC Brasile Nicolás susene, coordinatore della piattaforma.
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