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martedì 10 novembre 2009

Ventennale caduta muro di Berlino


Siamo stati tutti berlinesi venti anni fa, riprendendo la famosa dichiarazione di John Fitzgerald Kennedy fatta durante la sua visita a Berlino nel Giugno del 1963, “Ich bin ein berliner”. E il 9 Novembre del 2009 lo siamo ancora.
Tutti i potenti della terra riuniti per celebrare i venti anni dalla caduta di uno dei simboli della divisione tra i popoli: il Muro di Berlino. Un muro che dal 1961 al 1989 ha diviso una città in due e ha diviso anche il mondo in due.

Al termine della guerra, i quattro vincitori, Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica si sono “spartiti” il territorio della Germania dell’epoca, il grande sconfitto. L’alleanza però tra queste potenze ben presto si divise tornando nuovamente nei due grandi blocchi, l’Est con l’URRS, l’unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e l’Ovest influenzato dagli Stati Uniti. Le due superpotenze in opposizione.

La città di Berlino, anch’essa suddivisa in quattro ma nel territorio a influenza sovietica. Già dalla fine degli anni quaranta ci furono i primi attriti, anche se la circolazione di merci e persone continuò quasi tranquillamente sino a una prima chiusura del confine tra la Germania Est (chiamata anche DDR – Repubblica Democratica Tedesca) e la Germania Ovest nel 1952. Il continuo peggioramento dei rapporti tra Americani e Russi si concluse con l’erezione all’interno della città di Berlino di un muro, questo per fermare l’emigrazione di professionisti, scienziati e studiosi causata dal regime restrittivo imposto nella Germania Est e forse anche come simbolo di potere e azione di forza operata dal regime comunista.
Città di Berlino suddivisa dal muro

Sembra che sia stato direttamente Nikita Khrushchev a capo del Cremlino all’epoca a suggerire al cancelliere tedesco Ulbricht la costruzione di questa vergogna.

Tra il 12 e il 13 agosto, il confine di Berlino Ovest con la Germania Est e i 43 chilometri tra le due parti di Berlino furono recintate con filo spinato e iniziò la costruzione in cemento del muro tagliando a metà strade, quartieri e anche case. Tutto di fronte allo stupore del mondo. Torri e posti di controllo sparsi su tutto il muro dove i soldati avevano l’ordine di sparare a vista a chiunque scavalcasse il confine. Per questo morirono anche donne e bambini che cercarono di fuggire, circa 200, ma fortunatamente in 5.000 riuscirono a scappare all’Ovest.

La porta di Brandeburgo, il simbolo di Berlino, e il check-point Charlie, quest’ultimo l’unico punto di transito per gli stranieri e i turisti, divennero anche teatro di scambi di spie durante tutto il periodo della guerra fredda tra i due blocchi opposti e famosi per questa situazione di contrasto e opposizione.
Check point Charlie

Si attuò da parte dell’uno e dell’altro schieramento un “gioco” di sfida addirittura nella costruzione di palazzi sempre più alti vicini al muro, per controllarsi a vicenda, simboli che dopo il crollo furono abbattuti come cancellazione di un’epoca, come anche tutti gli edifici governativi di Berlino Est per dimenticare gli anni di buio.

Anche il muro ormai non esiste più, anche i punti di attraversamento sono spariti, al ‘check-point Charlie’ è rimasta una gigantografia a due facce di una foto di un soldato dell’est e un soldato americano.
Muro di Berlino

Quest’anno alla porta di Brandeburgo hanno invece cantato gli U2. Seguendo il vecchio confine sono stati deposti dei blocchi a comporre un domino che è stato fatto cadere da due dei fautori della spinta alla caduta del muro e al cambiamento di tutto l’Est del mondo Lec Walesa, che in Polonia inizio una rivolta non violenta tra gli operai a Danzica, e Mikail Gorbaciov, che iniziò il processo di “liberalizzazione” delle repubbliche sovietiche quando fu eletto a capo dell’URRS.

Purtroppo questo non è stato l’ultimo muro, ce ne sono ancora, speriamo anche gli altri finiscano in questo modo.

Autore:Sara Zalindi

fonte:http://www.amando.it/societa/attualita/anniversario-caduta-muro-di-berlino.html

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