La stupidità umana dietro il White Christmas

Cacciare da un paesino chi ha la pelle scura è il segno dell’incapacità di vedere nella diversità una ricchezza.

di Giuliano_Federico
23 Novembre 2009

Non mi è mai piaciuta la tolleranza. Un sentimento legato alla sopportazione, al tentativo di bypassare una paura sopprimendola. E non ho mai creduto all’idea che siamo tutti uguali. Siamo tutti gli uni diversi dagli altri. Da bambino il parroco mi apostrofava “poeta” davanti ai miei compagni di scuola. Un tormentone dettato dalle poesie contro il razzismo che avevo scritto in terza elementare. A quell’età, sette o otto anni, non hai alcuna voglia di essere segnalato come poeta davanti a compagni con cui la competizione si consuma sulla qualità dei pugni e delle “zampate” (leggi “calci” in dialetto chietino-pescarese) o sul risultato della tua squadra del cuore. In effetti quel “poeta” era già sin d’allora il segno della mia diversità. Un bambino poeta: una checca.

Per qualche buona ragione legata alla bravura dei miei genitori, non mi è stato mai chiesto di omologarmi, né mi sono mai state poste durante la mia infanzia domande particolarmente imbarazzanti sul come mai trovassi così divertente giocare con le mie cugine più grandi e i loro cicciobello (bambola in voga nei primi anni ’80, so che esiste ancora, ma all’epoca era il must have di tutte le ragazzine). Ricordo che una cugina aveva il cicciobello nero a cui io prestavo particolare attenzione.

Tra le mille fortune capitatemi in 34 anni di vita, una delle più grandi è certamente l’aver fatta mia l’idea che la diversità sia una ricchezza. E non in senso astratto. Il cicciobello nero di mia cugina non richiamava in me alcuna spinta particolarmente ideale, semplicemente il colore della sua pelle costituiva una variabile eccitante rispetto agli abitini da scegliere: le tutine bianche avevano un effetto decisamente migliore sulla plastica scura del cicciobello nero. La diversità s’era fatta ricchezza, variante.

La notizia dell’operazione di marketing politico catto-leghista effettuato in un paesino in provincia di Brescia, meglio nota come “White Christmas”, nel quale sostanzialmente si auspica una massiva cacciata dal paesino di persone dalla pelle scura entro Natale, con l’idea di celebrare la festa sacra della cristianità senza la presenza di facce nere presumibilmente devote ad altre fedi, non mi ha fatto arrabbiare, né sconvolto.
Sono sufficientemente adulto per comprendere che esistono paure collettive, spesso manovrate dal potere dominante, che nessun individuo saprebbe ammettere di provare in prima persona, ma che appunto lievitano e prendono corpo solo se hanno una collocazione fenomenologica di massa. Quello che non riesco a comprendere è il motivo per cui gli esseri umani perdano l’occasione del godimento della diversità.
Sono dunque sconvolto non tanto dalla pur raccapricciante xenofobia di cui la proposta di un Natale bianco (e ariano?) è farcita, quanto dalla stupidità di massa dei miei concittadini disabituati all’esercizio intellettuale della ragione e del vero tornaconto, sia individuale, sia collettivo.

Non si tratta di essere filantropi, né di avere un animo buono, né tanto meno di essere poeti dall’animo sensibile. Si tratta di guardare in faccia la realtà e scoprire l’arricchimento che io, e insieme la collettività nella quale vivo, guadagniamo dalle diversità di un colore di pelle, di una cultura diversa, di un’altra religione. Il mio smarrimento non è dettato dalla scandaloso razzismo sottinteso dai promotori del White Christmas, quanto dalla constatazione che essere giunti ad una siffatta proposta indica chiaramente una totale mancanza di intelligenza sociale e incapacità di decidere per la propria collettività e per la propria singola esistenza.

Siete davvero poco intelligenti se pensate che la nostra società debba rinunciare alla ricchezza dei diversi. Io, e molti altri con me, lotteremo sempre per fare in modo invece che la nostra società scopra, valorizzi e finanche utilizzi le infinite diversità di ogni singolo individuo per arricchire, moltiplicare, evolvere il bene e il vivere comuni e insieme l’organizzazione di essi.

fonte:http://beta.gay.tv/articolo/1/8827/La-stupidita-umana-dietro-il-White-Christmas

Commenti

Anonimo ha detto…
FesBemosteota
apod

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