AI DIRETTORI RESPONSABILI E AI CAPOREDATTORI DI GIORNALI, RADIO, TV:
DOPO DIECI ANNI DI BATTAGLIE PERSE CON I MEDIA, I LINGUISTI CI DANNO RAGIONE.
FATE SCRIVERE E PARLARE IN ITALIANO I VOSTRI COLLABORATORI, GRAZIE
Incredibile ma vero! Abbiamo scritto – invano - decine di comunicati stampa – purtroppo spesso in occasione di fatti di cronaca nera – nei quali vi chiedevamo di utilizzare la declinazione femminile per LE transessuali/transgender da “maschio a femmina” e di utilizzare il maschile, o per I transessuali/transgender da “femmina a maschio”, o nel caso in cui si parli di noi includendo ambo le transizioni (il “maschile generico”).
Nulla da fare anche quando si è trattato di casi di barbari omicidi, anche quando la vittima era già donna anagrafica per lo Stato Italiano, come fu nel caso della povera e indimenticata Manuela Di Cesare, trucidata nella propria casa.
Neppure rispondevate ai nostri appelli o, quando lo facevate, rispondevate con supponenza che «all’anagrafe queste persone sono di sesso maschile».
Come se l’anagrafe fosse tutto. Come se chiamaste mai Marco Pannella con il nome anagrafico Giacinto (per fare un esempio).
In una fantastica trasversalità – e rarissime eccezioni - che va da “Il Fatto” a “Il Giornale”, da “Sky Tg 24” al “Tg4”, avete sempre preferito uccidere la lingua italiana pur di non rischiare di “favorirci” rispetto all’anagrafe.
A voi andava bene così, a noi no. Ci sembrava antietico, immorale NON considerare la fatica e lo sforzo di chi deve (perché deve) transizionare da un genere ad un altro, almeno nella lingua.
Non ci avete pensato voi giornalisti (ripetiamo, con rare eccezioni di singoli giornalisti e rarissime testate), in una insensibilità pervicace e impermeabile ad ogni nostro ragionamento e – secondo noi – alla lingua italiana.
Ora, però, i più importanti linguisti italiani hanno dato ragione a noi e torto a voi. Tullio De Mauro così dichiara ad un “Sole 24 Ore”, dubbioso sulle declinazioni da usare nei nostri confronti:
«(…) È qui che la grammatica si inchina al rispetto della persona. «Ci sembrava giusto – e così riporta il dizionario – che a prevalere fosse il sesso di arrivo del transessuale, quello da lui o lei desiderato e verso il quale ha deciso di modificare il suo corpo. In questo modo ci è sembrato di poter rispettare contemporaneamente la grammatica e la persona umana nelle sue aspirazioni». Il giallo – almeno quello linguistico – di Brendae Natalie è dunque risolto: sono "le" trans e non "i" trans.».
Semplice buonsenso applicato. Possiamo dirlo? WOW!!! Ma ora che farete voi?
Il rispetto della lingua italiana sarà un richiamo sufficiente a superare i vostri pregiudizi?
Se ve lo chiedessi come presidente di un’Associazione Transgender, penso non mi ascoltereste, esattamente come avete fatto per dieci anni. Proviamoci come amante del bel scrivere e dell’uso corretto dell’Italiano.
Emanate una circolare di aggiornamento: “in italiano si usa il femminile per La trans Mirella ed il maschile per IL trans Gabriele”.
Una risposta sarebbe altamente gradita, Grazie.
Genova 24 novembre 2009
Mirella Izzo
(presidente “Crisalide AzioneTrans)
Infoline: 320-8748419
presidenza@crisalide-azion
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