MINDANAO - Raccapriccianti resoconti arrivano dall'isola di Mindanao, nel sud delle Filippine, teatro ieri della strage più sanguinosa nella storia del Paese. Mentre il bilancio dei cadaveri recuperati sale di ora in ora - il conteggio ufficiale è arrivato a 46 - emergono i dettagli del massacro.
Prima stuprate poi uccise - Le donne, che facevano parte del convoglio di circa 50 persone attaccato ieri, sono state "stuprate prima di essere uccise", riferisce l'emittente GmaNews. I cadaveri, alcuni trovati in fosse comuni, appaiono crivellati dai colpi di arma da fuoco. Nelle prime immagini pubblicate dai media locali, si intravedono i morti ancora adagiati nelle auto del convoglio. Nella strage avrebbero perso la vita almeno 36 giornalisti, si tratterebbe dell'episodio più grave nella storia del Paese ed internazionale.
Quattro sopravvissuti - Al massacro sarebbero infatti sopravvissuti solo in quattro: ora sono "al sicuro", ha detto il vicesindaco della città di Buluan, Esmael "Toto" Mangudadatu, che ha perso la moglie nella strage. Ieri, l'esponente politico in corsa per il posto di governatore provinciale di Maguindanao, aveva rivelato di essere stato informato del rischio di mettere piede nel territorio controllato dai supporter del rivale Datu Andal Ampatuan, governatore uscente, indicati da più parti come i responsabili della strage.
Scortata da giornalisti e operatori TV - Per questo, Mangudadatu aveva deciso di inviare la moglie a Shariff Aguak, capitale della provincia e feudo degli uomini di Ampatuan, per presentare la documentazione necessaria per la candidatura. La donna era accompagnata da giornalisti e operatori tv, nella speranza che ciò avrebbe dissuaso eventuali minacce. Non foss'altro perché, fanno notare fonti vicine all'uomo politico, il Corano vieta la violenza sulle donne. E Mindanao è la regione del Paese dove si registra la maggiore presenza di musulmani e dove è forte il conflitto tra l'esercito e le formazioni radicali islamiche.
Stato d'emergenza - Intanto, il presidente filippino Gloria Arroyo ha decretato oggi lo stato di emergenza in una parte del sud dell'arcipelago. La misura riguarda la provincia di Maguindanao ed altre due zone adiacenti, per un totale di oltre un milione e mezzo di abitanti. Arroyo ha ordinato a polizia ed esercito di dare la caccia ai responsabili della strage.
Foto apertura: Keystone EPA STR
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