L'assurdo, assordante silenzio delle organizzazioni lgbt su Ebrahim Hamidi condannato a morte

Nei giorni scorsi, anche chi scrive, ha cercato, inutilmente, notizia e mobilitazione sui siti dei giornali generalisti. Invano, se non che qualcuno informava che la Francia per prima si era sollevata anche a favore del ragazzo 18enne. A farla da pionieri - ma a questo punto senza rilevanza pubblica - i “soliti” generosi del socialnetwork, come Facebook, che si sono scaraventati sul sito di Amensty International a firmare la petizione contro i boia di Hamidi.
Perché questo silenzio? Perché le nostre associazioni lgbtq non sanno, non vogliono, non riescono, a fare di un tema come la moratoria contro la pena di morte, una battaglia essenziale come lo è quella sulle coppie di fatto, l’omofobia, il bullismo e la violenza giovanile? Perché non vi è stato un tuono di sdegno contro un paese bello e civile come l’Iran che annoda il cappio a tanti minorenni omosessuali o messi a morte per presunzione di omosessualità?

Pare che nel nostro paese, a vedere dai fatti, si possa fare una campagna per volta. Oggi tocca alla sventurata Sakineh Mohammadi Ashtiani, domani, se ancora possibile ci occuperemo di Ebrahim Hamadi. Spero di essere smentito, ma mai ho visto una vera, convincente battaglia contro gli assassinii di Stato ai danni di omosessuali e transessuali, là dove questi soggetti sono perseguitati dalle famiglie, torturati dagli aguzzini e finiti in parecchi modi barbari dai boia di Stato.
Nessuna intenzione di parlare di priorità dell’una o dell’altra vittima; iraniana o palestinese, o africana che sia. Un esercizio inutile e dannoso. Più facile e utile firmare gli appelli, mobilitarsi il più possibile e necessario per salvare ogni vita umana da ogni genere di supplizio finale.
Quello della pena di morte verso gli omosessuali e le transessuali è un tema che dovrebbe diventare prioritario per la nostra comunità. Il fatto che esistano ancora paesi che in nome di una religione - falsamente - decidano che l’omosessualità è così aberrante da castigarla con la pena capitale, dovrebbe non solamente far inorridire, ma sentire nel cuore e nelle azioni che quella è una nostra battaglia, che va condivisa con i governi democratici, con le altre associazioni che si battono per i diritti umani.

E invece silenzio. Un imbarazzante, assordante silenzio delle persone e delle coscienze. Quasi non interessano più nemmeno questi post, rassegnati che la malvagità umana e di Stato sia insuperabile, lontana dalle nostre democrazie; così lontana da non doversene preoccupare. Permettetemi: che squallore! Che ipocrita soluzione di un problema che invece ci appartiene in tutta la sua tragedia.
Guardate quella foto di due carni violentate col sangue, con la violenza. Perché omosessuali. Potrebbero appartenere a noi quelle carni maltrattate da fruste, ma non lo sono e ce ne disinteressiamo.
Hamidi ci dice poco. Ci racconta un ragazzo di 18 anni, da due anni rinchiuso nelle maleodoranti e pericolose carceri iraniane, dove, immaginiamo, avrà patito le peggiori torture e violenze. Non ha un avvocato, perché il suo è dovuto fuggire. E’ senza diritti minimi garantiti e in attesa che qualcuno gli tolga il dono inviolabile della vita. I suoi accusatori hanno ritrattato, ma questo non ha fermato la sentenza. Mezza Europa sta chiedendo la sua salvezza, consci che le prigioni iraniane o altre sparse da quelle parti del mondo, siano piene di Hamidi, e per questo serve la soluzione finale contro la persecuzione di gay, lesbiche, transessuali.
Un ferreo socialista come Roberto Biscardini sta chiamando a raccolta, uomini e donne di ogni ceto e credo, lunedì a Milano. Una occasione per esserci, per gridare la nostra e altrui rabbia contro queste inique sentenze. Lo stesso Mancuso ha scritto, senza ancora ottenere risposta, una lettera aperta al Ministro degli esteri, Frattini, perché il nostro governo si adopri per la vita del giovane.

Il fatto che siamo fortunati rispetto ai tanti Hamidi, non ci aiuti a dimenticarli. Firmate gli appelli; fateli firmare a chiunque conoscete. Scendete in piazza a contestare e aiutare a far capire al mondo che anche la vita di un omosessuale o transessuale è sacra. Nessuno è immune da queste barbarie.

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