L’ex presidente cubano Fidel Castro ha ammesso al periodico messicano La Jornada che la persecuzione nei confronti degli omosessuali intrapresa dal governo cubano nei primi anni Sessanta è stata un’operazione sbagliata di cui si sente responsabile. In quel periodo gli omosessuali venivano emarginati e rinchiusi nelle UMAP, campi di lavoro forzato e rieducativo, con l’accusa di essere controrivoluzionari e di tenere comportamenti scandalosi.
Castro si è lamentato di non aver corretto prima il suo errore, ma se non l’ha fatto è stato soltanto perché era troppo impegnato a difendere il paese dai pericoli esterni.
«Furono momenti di grande ingiustizia ed è giusto prenderci le nostre responsabilità. Fuggire alla CIA, che allevava nel suo seno tanti traditori, non era una cosa semplice. Avevamo molti problemi in quel periodo e abbiamo commesso errori… In ogni caso, se devo assumermi una responsabilità lo faccio, non me ne sottraggo. Non voglio dare la colpa ad altri. Aggiungo che non ho nessun pregiudizio nei confronti degli omosessuali».
Il mea culpa di Fidel Castro giunge in ritardo sui tempi. Reinaldo Arenas, grande scrittore omosessuale morto in esilio dopo essere stato perseguitato, rinchiuso nelle UMAP e in carcere, non potrà avere soddisfazione da parole di convenienza. Non è che un esempio, forse il più eclatante. Sarebbe interessante chiedere al governo cubano se pensa di istituire a una sorta di risarcimento danni da corrispondere alle vittime delle persecuzioni e ai loro eredi. Immaginiamo la risposta e sappiamo che da un ex dittatore è già molto aver ottenuto un paternalistico riconoscimento di colpa.
Negli anni Novanta le condizioni degli omosessuali a Cuba sono migliorate, anche se molte cose restano ancora da fare. La psicologa cubana Mariela Castro Espín, figlia del presidente Raúl Castro, è diventata la promotrice della difesa delle minoranze sessuali promuovendo operazioni chirurgiche di cambio sesso e il riconoscimento delle unioni omosessuali.
«Sto preparando una lettera per la direzione del Partito Comunista Cubano nella quale chiedo ancora una volta che gli omosessuali non siano discriminati per il loro orientamento sessuale», ha sostenuto Mariela Castro. Recentemente è uscito nei cinema della capitale cubana il film-inchiesta En el cuerpo equivocado di Marylin Solaya, che narra la vita problematica di un transessuale prima e dopo il cambio di sesso. Mariela Castro è stata tra le promotrici di una pellicola, fortemente voluta per far capire che i transessuali devono essere rispettati come persone. Un bel passo avanti…
Fonte:http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=11551
1 commento:
Non è da tutti ammettere le proprie colpe, anche se in ritardo, come dice l'autore dell'articolo, non accadrà mai qui in Italia che un nostro politico si assuma le proprie responsabilità, quindi considerando Castro un dittatore, il suo pentimento è ancora più significativo.
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