In Italia gay e lesbiche rischiano ancora la vita


MAURA CHIULLI Romanziera, performer, attivista di Arcigay, ha scritto “Maledetti froci & maledette lesbiche”, libro denuncia sulle violenze omofobe.

Nel suo libro conta almeno 15 omicidi di gay e trans negli ultimi due anni. E oltre 200 casi di violenze. C’è un’emergenza omofobia ?

In Italia c’è un grave problema di omofobia. Abbiamo, per esempio, il più alto tasso di aggressioni contro le persone trans nell’Europa Occidentale. Ma quando si parla di emergenza sicurezza, questo problema viene sempre tralasciato. Il 25 agosto scorso un ragazzo è stato stuprato a Rimini: ne hanno parlato solo i giornali locali.

Cosa è successo?

Un giovane inglese che era qui a lavorare è stato brutalmente violentato, picchiato e rapinato da uno stupratore recidivo, che aveva precedenti penali per violenza sessuale sulla sua ex compagna.

Come fa a dire che è un crimine omofobo?

L’aggressore, mentre stuprava il ragazzo e poi nell’interrogatorio, ha dichiarato di essere eterosessuale e di averlo violentato perché gli fanno schifo i gay. Invece un giornale, La voce di Rimini, ha raccontato la vicenda come una storia boccaccesca, una notte di sesso fra ubriachi finita male...

Perché? L’aggressore ha adescato la vittima?

Sì. Lo ha avvicinato in un pub, lo ha corteggiato per ore e poi si sono allontanati per scambiarsi dei baci: il ragazzo non immaginava che quell’uomo di 30 anni fosse un mostro. L’aggressione si è consumata nell’albergo dello stupratore: il ragazzo si era chiuso in bagno dopo aver rifiutato un rapporto sessuale per due volte. L’aggressore è entrato con la forza, lo ha violentato più volte, gli ha rotto un timpano, gli ha quasi cavato un occhio a calci.

Un’efferatezza impressionante.

Non solo, ha preso il giovane, che non riusciva nemmeno a camminare per i danni riportati al retto, e lo ha portato nell’hotel, in cui stava per farsi consegnare tutti i suoi soldi, i documenti e il cellulare. Tutto senza nessuna paura.

Una persona, per quanto violenta, fa una cosa del genere, perché in qualche modo pensa che la passerà liscia...

È questo il nodo cruciale. Le violenze che documento nel mio libro le ho ricostruite sui dati di Arcigay: magari le vittime si rivolgono a noi, ma non denunciano. In Italia c’è un clima che fa sentire protetti gli aggressori, non gli omosessuali .

Perché?

È il risultato dell’omofobia diffusa. A cominciare da quei politici che parlano di omosessualità come di una malattia. E dalle famiglie. Molti ragazzi che ho intervistato si sono sentiti dire dai loro genitori: “Meglio un figlio morto che frocio”. A quel punto è chiaro che non denunciano: è un male minore essere quasi ammazzato senza ricevere giustizia, che essere considerato morto dalla tua famiglia.

Lei racconta che, se le vittime denunciano, spesso le forze dell’ordine non reagiscono...

È una seconda violenza. A un ragazzo marocchino, picchiato dai buttafuori in discoteca perché aveva sfiorato le labbra del fidanzato, la polizia di Rimini ha detto: “Se avessi baciato una donna non ti sarebbe successo”.

Sembra incredibile...

È inaccettabile. Questo ragazzo si è trovato di fronte a un’ulteriore violenza da parte di chi doveva tutelarlo. La polizia in pratica gli ha detto che essere gay legittima le botte.

Non tutti i poliziotti saranno così.

Per fortuna no. Nel caso del ragazzo inglese la stessa polizia di Rimini è intervenuta con grandissima sensibilità.

Lei descrive anche l’omofobia quotidiana, come il frequentissimo caso degli affitti.

L’ultima denuncia è dei giorni scorsi: se sei gay niente affitto. È successo anche a me e alla mia compagna. In agenzia immobiliare ci hanno detto: “Io non ce l’ho con voi altri, ma vi consiglio di non dire che siete una coppia: la gente pensa che i froci facciano le feste, le orge, e non sono ‘ospiti’ graditi”.

Le chiedevano di nascondersi: che effetto fa?

È una richiesta costante di auto-esclusione: ti impedisce di rapportarti in maniera autentica. È molto doloroso: nascondersi significa cancellarsi. E spesso causa vere e proprie patologie psichiche.

Queste discriminazioni in una democrazia sono scandalose. Perché lo scandalo non c’è?

Ci sono troppi pregiudizi religiosi e culturali. Invece la lotta all’omofobia va fatta a partire dall’articolo 3 della Costituzione, e riguarda etero e gay: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge”. Oggi c’è un cittadino di serie B in Italia: il cittadino omosessuale.

Un anno fa i cattolici di tutti i partiti hanno affossato la legge Concia, che puniva più severamente le aggressioni omofobe, perché avrebbe “trattato in maniera diversa i gay”.

Era un pretesto! Hanno addirittura paragonato l’omosessualità alla zoofilia. Ma le aggressioni omofobe sono una realtà: bisogna trovare strumenti per trattare in maniera uguale persone che invece sono discriminate. Come succede con le vittime di razzismo. Lo dice lo stesso articolo 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Elena Tebano

elena.tebano@rcs.it

Fonte:http://city.corriere.it/2010/09/13/interviste.shtml

Commenti

Anonimo ha detto…
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Vicki
Anonimo ha detto…
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Anonimo ha detto…
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Ira
Anonimo ha detto…
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