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venerdì 9 luglio 2010

VECCHI TEMPI E TEMPI NUOVI!





Di Laura Denu.

ERA IL 1983.
Io e la mia amica Tiziana decidemmo che era arrivato il momento di dare corpo al nostro cammino, cominciando ad indossare abiti femminili affinchè quelli sarebbero stati per sempre, la nostra nuova pelle.....
Fu allora, che il proprietario del locale che frequentavamo da anni, ci invitò a non frequentare più il suo locale e fu da allora che quella visibilità che avevamo sognato, si trasformò presto in una vera e propria detenzione nella nostra casa senza luce e senza gas. Immediatamente sprofondammo nel silenzio, che durò solo 24 ore, perchè con una lettera aperta al quotidiano il Messaggero, deninciammo l'accaduto e tanto che c'eravamo, elencammo una lunga cronologia di soprusi e vessazioni, alle quali avevamo deciso di contrapporci con tutte le forze. Una giornalista, che forse vide nel nostro "strazio" l'occasione di uno scoop di provincia che smuovesse un pò l'aria, raccolse la nostra rabbia e decise di rendere pubblica la faccenda, sotto la nostra spinta irrefrenabile.
Quello che vedete pubblicato è uno dei due articoli che uscì dopo neanche 24 ore, e da allora nulla fu come prima. La nostra visibilità esplose e l'intera città, addormentata da secoli, si infuocò delle più svariate reazioni. In primis, il rifiuto, la violenza, il totale e irrimediabile isolamento, che ci costrinse a quella detenzione forzata per più di un mese, nelle ore notturne, nella nostra casa senza luce e senza gas.
Sociologi, intellettuali, tutti si interrogavano su cosa fosse successo. "Transessuali, e che roba eh"!
Erano anni in cui le persone transessuali non andavano in tv o nelle sedi parlamentari, o a protestare in piazza. Apparte il MIT, che aveva scandalizzato l'Italia con qualche provocazione e che costrinse il Parlamento, insieme ad alcuni deputati Radicali, a discutere la legge 164/82 e ad approvarla.
Ma noi, nella nostra casa senza luce, ci ritrovammo sole senza nessuno che si occupasse delle nostre richieste di aiuto. Ma poco ci interessava, ci eravamo affezionate a quelle candele che illuminavano la nostra casa, ci permettevano di fare il caffè la mattina, e di prepararci, solo a pranzo, un piatto di pasta con olio e parmigiano scaduto. Tranne quelle giornate fortunate in cui riuscivamo a rubare nell'alimentare sotto casa, una scatoletta di tonno.
Se riuscite a leggere l'articolo, il titolare del locale affermò che ci "accompagnavamo con i soldati" per pochi spiccioli. :-)
Ci aveva decisamente sottovalutate, oltre che diffamate, come dire che ci prostituissimo nel suo locale e per pochi spiccioli.
Avevamo solo 19 anni o poco più, ma sempre la nostra intelligenza!
Questo mese di detenzione si concluse, nella speranza che la luce devastante dei riflettori, si fosse almeno affievolita e tornammo a frequentare la città, aggirando qua e la, tutta quella violenza che il nostro "uscire fuori" aveva scatenato. Non ci furono esponenti politici, istituzioni, associazioni che scesero ad accoglierci, benchè la notizia uscì anche nella pagina nazionale del messaggero.
Ma noi non eravamo le vittime, ma le protagonoste. Protagoniste di un cambiamento e di una trasformazione che necessitava di una velocissima consapevolezza, e di non negoziare, a qualunque prezzo, la costruzione del nostro progetto di vita. E nulla ci fermò!
Ma nessuna rete di protezione ci risparmiò tutta quella serie di violenze, abusi, soprusi e oppressioni a cui la città e la quasi intera società civile ci aveva condannate. "Transessuali, ma sempre di froci si tratta".....
Noi, a differenza di oggi, non avevamo un interlocutore a cui rivolgerci, anche se non ascoltate, se non il "SILENZIO", il peggiore dei nemici.
IL SILENZIO!

Quel silenzio che forse mai abbiamo avuto occasione di riscattare o di trasformare in modo efficace, ma che ritrovandolo, tra le scartoffie, di quegli anni terribili e splendidi, perchè colmi di una spinta interiore e fisica che ci ha portato finio a quì, Quel silenzio lo ritrovo oggi, nella regressione sociale e individuale di cui siamo artefici. Perchè se solo ci rendessimo conto di essere oggi un esercito intelligente, io non ritroverei quelle vecchie sequenze, e tutt* noi persone transessuali, non saremmo più costrette alla luce delle candele e a quel "freddo" che voleva impedirci di urlare la nostra esistenza.
Ho cancellato i cognomi ma non i nomi. Luca era il nome che mia madre mi aveva dato a quella nascita curiosa, che le avrebbe procurato tanti dolori. Ed è per questo che non l'ho cancellato, ne dall'articolo, ne da dal profondo. Luca ero e sono, Laura ero e sono e sono Laura anche grazie a Luca, che oltretutto è un nome che adoro e che non avrei cambiato se fosse stato sia maschile che femminile.


Non esisterà mai una vera trasformazione, un vero cambiamento, senza una rocciosa consapevolezza costruita anche attraverso il dolore. Come non esisterà mai più, spero, quella casa senza luce e senza gas, con le persiane serrate per non vedere i branchi affamati sotto la finestra, pronti a fare di quell'occasionale silenzio, un silenzio definitivo.


Fonte: Blog LauraDenu

Fonte:http://lauradenu-lauradenu.blogspot.com/2010/07/vecchi-tempi-e-tempi-nuovi.html

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