I “Viados” della Onirica raccontano la verità
Tra sesso, poesia e menzogne, Latorre illumina anfratti da sempre troppo oscuri
La verità dove si nasconde? È nel mezzo, come scriveva Italo Calvino ne “Il visconte dimezzato”? O è una sottile membrana pronta a schiudersi soltanto per “pochi intimi”?
E quando ci sono di mezzo uomini di potere, trans, cocaina, estorsioni, che danno come risultato finale di questo cockatail la morte di una persona, dove si nasconde la verità? A chi è dato saperla?
È storia già scritta, eppure ancora oscura. La “Compagnia Onirica Teatrale”, ormai punto fermo della scena pugliese, ha provato ad accendere qualche luce su episodi di cronaca nera e costume contemporanei, portando in scena uno spettacolo tanto curato quanto spietato e spregiudicato sulla vita che la maggior parte delle trans conducono.
“Viados”, spettacolo scritto e diretto da Vito Latorre e interpretato da Francesco Lamacchia, Vito Latorre, Marilù Quercia e Antonio Repole, ha come soggetto le vicende che hanno portato alla morte la trans brasiliana Nina.
Partendo da reali vicende di cronaca, Latorre ha condotto gli spettatori in un viaggio nel mondo di queste ragazze mettendo l’accento sui mille “perché” che avvolgono la loro esistenza.
Al di là della crudele verità che la finzione scenica pone in evidenza, dei risvolti sociali che, inevitabilmente, portano ad un finale mai lieto, Latorre ha voluto dare voce a coloro che, seppur in maniera ambigua e talvolta discutibile, resteranno le vittime principali di un sistema che non ammette devienze o diversità.
Nina, da uomo Luis, è la classica transessuale brasiliana che violentata da uno zio è costretta a venire in Italia, a prostituirsi per assumere sembianze sempre più femminili e ad essere vittima di protettori, poliziotti, clienti e “colleghe”.
A Nina non è concesso provare dei sentimenti, non è concesso essere la donna che tanto sente di essere perché “i clienti vogliono il cazzo”, non è concesso avere dei punti deboli perché altrimenti la sua famiglia in Brasile non riuscirebbe a sopravvivere. A Nina non è concesso continuare a vivere perché è diventata pericolosa, sa troppo e di troppi.
“Viados” dal portoghese appunto, transessuale, è una storia di profonda solitudine ed inquietudine, di psicofarmaci, alcool e droga come unico sbocco e di sesso, tanto sesso e di denaro.
Ma è anche una storia di poesia. Se da un lato Nina lotta con tutte le sue forze per andare avanti dall’altro ha come alleto il poeta Char Renè che, con la sua poesia sublime ed esplcitamente a sfondo sessuale, la tiene in contatto con un mondo di sogni e passioni autentiche che le è precluso.
I personaggi di questa vicenda si muovono in una scenografia elaborata e fedele che ripropone il classico monolocale in cui queste ragazze vivono. Precisa nella sua essenzialità la scenografa Rossella Ramunni ha saputo sfruttare a dovere il palco del Teatro Duse di Bari caricandolo di oggetti senza invadere la scena. Tanti specchi, due molto grandi che riflettono gli spettatori, e altri più piccoli posti vicino al letto perché ai clienti piace guardarsi durante i giochi amorosi.
Fedele anche il lignuaggio usato dai protagonisti. Un portoghese italianizzato e ricco di parolacce che però non sfocia mai nella volgarità.
Ottime le scelte del regista Latorre, abilissimo nello sfruttare a pieno il gioco delle ambiguità e delle verità nascoste che, molto probabilmente, non verranno mai alla luce di noi ‘comuni mortali’.
Ancora una volta la “Compagnia Onirica Teatrale” si dimostra coraggiosa nel portare in scena soggetti di cui si parla troppo e troppo male, offrendo punti di vista differenti ed elaborati nella loro semplicità.
“Viados” sarà in scena al Teatro Duse di Bari fino a domenica 11 luglio.
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