I QUINDICI ANNI DELLE MOZIONI ANTI GAY CELEBRATO IL «FUNERALE DEI DIRITTI»

Il consiglio votò contro le pari opportunità agli omosessuali. Nonostante la condanna della Ue e le promesse del centrosinistra niente è cambiato giovedì 15 luglio 2010 , di Il Corriere del Veneto

VERONA Quindici anni fa. Ieri sera. Quindici anni fa, ieri sera, sette persone vennero cacciate fuori dall'aula del consiglio comunale. Quindici anni fa, ieri sera, sette persone si sdraiarono sulle strisce pedonali davanti al Comune. Srotolarono uno striscione con scritto «Stop integralismo». Vennero presi e portati in caserma, dai carabinieri. E vennero denunciati.

Quindici anni fa, ieri sera, Verona avrebbe imboccato la strada senza ritorno della negazione dei diritti. Una negazione che venne riconosciuta e condannata anche dall'unione europea. Quella contenuta in tre mozioni, approvate dal consiglio comunale di allora.

Respingevano la risoluzione del parlamento europeo sulle pari opportunità per gli omosessuali, le mozioni 336, la 361 e la 393. Ed era la sera del 14 luglio 1995.

La sera in cui quelle sette persone vennero denunciate. Venne archiviato tutto, perchè «il fatto non sussiste», decisero i giudici. Ma quella sera vennero archiviati anche quei diritti che, unica città in Europa, Verona volle bloccare. «Immorale» venne definita dai politici scaligeri di allora quella risoluzione europea. E si arrivò - con la giunta Sironi - ad approvare quelle tre mozioni, firmate anche da consiglieri di fazioni opposte. Centrodestra e centrosinistra a Verona erano d'accordo sul fatto che l'amministrazione comunale «s'impegna a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie "naturali" costituite da un uomo e una donna». Era - è - la mozione 336. «La più moderata», la definirono i firmatari. Fu sulla scia di quelle tre mozioni che nell'aula consiliare scaligera si sentirono parole come «possiamo riconoscere le coppie gay solo a patto che si facciamo castrare come i capponi e donino i loro organi alla scienza», scandite dall'allora consigliere leghista Romano Bertozzo.

Ieri sera nel luogo in cui quelle persone fecero «resistenza», si è celebrato il «funerale dei diritti». A organizzarlo il circolo Pink e il comitato Alziamo la Testa. E' stata deposta una corona di fiori, a ricordo di quel 14 luglio 1995. E del nulla che ne è seguito. Perchè a Verona sono cambiate le amministrazioni - ce n'è stata anche una di centrosinistra, quella del sindaco Zanotto con l'assessore Stefania Sartori che spiegava come stessero lavorando per abolirle - ma quelle mozioni sono rimaste intatte. Nonostante il veto europeo.

Erano in pochi, ieri, all'ingresso laterale del Comune. Perchè Verona non ha una buona memoria. Non l'ha mai voluta avere. Ci ha provato anche Elio Germano, quello che adesso ha vinto come migliore attore a Cannes, che ha preso spunto proprio da quelle mozioni e ha scritto - portandolo a teatro - «Verona caput fasci». Ma allora, quella sera del 14 luglio 1995, fu proprio un consigliere di sinistra, Nadir Welponer, a prendere per il bavero una di quelle sette persone dicendole: «Siete solo ultraminoritari».

Ieri gli «ultraminoritari» hanno deposto la loro corona alla memoria. «Abbiamo impiegato - hanno detto - quindici anni per renderci conto che la democrazia è morta... Oggi da "ultraminoritari" e consapevoli che i nostri diritti "non hanno diritto di cittadinanza in una società civile" come affermò un consigliere di destra, deponiamo i nostri fiori alla defunta...». E anche a quel parlamento europeo, delle cui risoluzioni questa città - indipendentemente dagli schieramenti - si fa una beffa, quando non si tratta di finanziamenti...

fonte:http://www.gaynews.it/view.php?ID=85138

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