DESOLAZIONE DI UN BAMBINO DISFORICO



Di Daniela Lourdes Falanga

Venerdì 13 marzo 2009 alle ore 18.42

Nella mia camera osservavo con attenzione i giochi che non avrei mai potuto usare. Erano bambole, spesso io stessa consigliavo a mia sorella la scelta nell’acquisto. Potevo solo contemplarle, perché il silenzio del desiderio non richiedeva alcun permesso.
Non mi era concesso scegliere perché tutto ciò che decidevo corrispondeva a desideri lontani dalla mia sessualità. Non mi era permesso dividere il mio tempo con chi condivideva i miei pensieri, perché un bambino è un bambino e una bambina non è un bambino.
Così propesi verso la solitudine e l’immaginario che non mi tradiva, non raccontava di me, che però si impresse per sempre nella mia storia procurandomi dolori insicurezze e amarezze che oggi riesco a controllare, ma che non mi renderanno mai una vita felice.

P.S. E' ciò che si può raccontare per non rischiare di fare vittimismo. La breve realtà romanzata di un bambino e le sue non scelte.


Commenti su facebook:

Sofia Pagano
Sofia Pagano
Mi hai fatto commuovere Daniela.
Mi sono rivista bambina,ho avuto flash di me a quattro anni,ricordi nitidi che mi accompagnano quotidianamente.
La presa di coscienza lenta ma chiara di una disforia che non mi ha mai abbandonata e con la quale faticosamente ma felicemente ho imparato a convivere.
Grazie Daniela!
13 marzo 2009 alle ore 19.08
Laura Meloni
Laura Meloni
Cara amica, non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice. Spero che tu possa viverla in questa tua nuova coraggiosa vita. Ti mando mille baci e mille coccole.
13 marzo 2009 alle ore 19.19
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
Non voglio attirare tristezza, ne fare vittimismo. Leggete solo per sapere un pò di più del vissuto transessuale.
13 marzo 2009 alle ore 20.17
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
Non ho avuto problemi di gender con i giochi di infanzia, i miei giochi erano all'aperto con le mie amiche, tutte bambine.Il vestire l'indossare qualcosa da bambina mi attirava di più ma non potevo farlo ovviamente, a 8 anni la cosa diventò più pressante. La mia solitudine e i veri dolori iniziarono con la pubertà. Io vorrei invece poter vivere la pubertà, l'adolescenza e i miei 20 anni, che non ho mai vissuto.
13 marzo 2009 alle ore 21.03
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
Laura purtroppo ce la siamo presa in quel posto, la parte di vita persa, è perduta per sempre, e questo dopo avermi fatto deprimere mi fà incazzare all'infinito.
13 marzo 2009 alle ore 21.05
Daniela Lourdes Falanga
13 marzo 2009 alle ore 22.55
Darianna Saccomani
Darianna Saccomani
Ho vissuto la mia infanzia tutto sommato felicemente. Certo, l'isolamento è stato il rifugio per non dover fare i conti con i miei desideri, con quello che sentivo facesse parte di me.
La mia infanzia e la mia adolescenza sono state contrassegnate dall'esigenza di corrispondere a quello che gli altri vedevano di me, così piano piano ho costruito la mia maschera.
Nel percorso di transizione ho dovuto comprendere, quindi imparare, a riconciliarmi con la mia storia, con quel vissuto che - mi piace o meno - è il mio vissuto è quello che fa di me la persona che sono.
Sono una transessuale, ed ad oggi, sono proprio contenta di esserlo. Stanca di tante cose, ma piuttosto incavolata per il presente, non tanto per il mio passato.
Quello è comunque passato ed è stato utile, formante e non lo rinnego in nessuna delle sue parti.
Bacio
14 marzo 2009 alle ore 0.28
Raffaele Antonio Vilonna
Raffaele Antonio Vilonna
Mia cara amica, immagino, anche se non posso comprendere mancandomene l'esperienza, la difficoltà che hai vissuto, ma, certo non dimenticata, la cosa non andrebbe superata? Come vivi il tuo presento oggi?
Oppure queste suggestive immagini sono un invito ad impedire che altri bambini vivano la solitudine che hai dovuto attraversare tu, come le tue amiche?
Un caro abbraccio.
14 marzo 2009 alle ore 17.34
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
Ovvio che sono in invito ad impedire. La cosa è talmente profonda è come un abuso sessuale, visto che si l'impedimento a vivere si potrae ben oltre l'adolescenza, ti segna per il resto della tua vita. Certo lo superi con una certa % non al 100 ma sarai una persona pi... Mostra tuttò dura delle altre, nel mio caso anche più aspra, cinica e sadica e che si fida poco degli altri. Per tua informazione qualche giorno fà si è suicidata una giovane donna transessuale, non si è suicidara certo per come si era svegliata quella mattina.
14 marzo 2009 alle ore 19.49
Raffaele Antonio Vilonna
Raffaele Antonio Vilonna
Ovvio che non si sia suicidata perch... Mostra tutto è la mattina si era svegliata con la voglia di farlo nata improvvisamente.
Quel che voglio dire è che la profonda amarezza, l'asprezza e il cinismo purtroppo isolano oltre che dalle inconcepibili discriminazioni, spesso anche dall'integrazione nella normalità. Io considero Daniela una amica, non una amica trans. Una amica estremamente sensibile e capace di riflessioni profonde, non una amica trans estremamente sensibile e capace di riflessioni profonde. Non so se riesco a spiegare quel che voglio dire.
Un abbraccio a Daniela e un saluto a chi partecipa alla discussione.
14 marzo 2009 alle ore 22.22
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
Caro Raffaele, è ciò che spero pensino un giorno delle trans.
15 marzo 2009 alle ore 13.05
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
La discriminazione la transfobia l'omofobia a lei connessa è una questione incolturale, quindi penso che tutti sono colpeveli e nessuno è innocente, in questa umanità. Infatti disprezzo l'umano. Mi vergogno di appartenere al genere umano. Io ho una forte esigernza di isolamento dall'umanità.
15 marzo 2009 alle ore 13.11
Giacomazzo Mugler Anna
Giacomazzo Mugler Anna
Non ho un passato trans,essendo nata donna genetica, ma conosco bene, come tu sai l'ambiente... se posso permettermi carissima Daniela cambierei il nome del tuo gruppo.... in " Una donna per amica, non una trans per amica" alla fine cos'è una trans?? il passato rimane passato, nessuno lo può cambiare,ma il presente.... vivilo, e vivilo da donna quale sei, non ancora e sempre da trans...
un abbraccio...
15 marzo 2009 alle ore 22.41
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
Ho scritto una nota per raccontare parte di una storia. Io vivo la mia vita serenamente, ma abbiate la consapevolezza di accettare le ingiustizie di una vita, del non rispetto, la rabbia di Katia, conseguenza di tutto ciò. Dire -vivi la tua vita da donna quale sei- è come dire il problema non esiste. Abbiate cura di rispettare il male che l'insensibilità procura.
16 marzo 2009 alle ore 3.16
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
E poi Anna, tu che sei meravigliosa, pensi che un operazione ti cambi la vita? Sai, avrei potuto lasciare alle spalle un trascorso non desiderato, ma le sofferenze influiscono, indeboliscono. E ti confido un'altra verità: il mio aspetto mi ha evitato umiliazioni e discriminazioni quasi sempre, ma c'è chi come me non è, e comunque merita rispetto e considerazione. Il trascorso di chiunque accompagna e plasma, felice o infelice che sia.
16 marzo 2009 alle ore 3.30
Raffaele Antonio Vilonna
Raffaele Antonio Vilonna
Sono molto combattuto in quanto faccio fatica ad intervenire in un mondo che non posso conoscere bene, non essendo donna, tuttavia mi chiedo (non in maniera retorica) se sia pi... Mostra tuttoù utile per arrivare a ciò che si augura Daniela, l'atteggiamento di Katia o quello di Anna.
Onestamente credo che ignorare la situazione non possa essere una soluzione, ma anche la corazza di cinismo e lo spettro del passato non aiutano nella piena acquisizione del diritto al pari riconoscimento di ogni identità.
Io so che quando parlo con Daniela mi rivolgo e penso a lei come a una donna che spesso porta in sè tanta tristezza e sempre tanta sensibilità. Sicuramente entrambe eredità del suo trascorso, ma che fanno di lei una donna meravigliosa.
Sogno che un giorno questo mio sentire diventi la normalità. Risposte al momento non ne ho, ma grazie dell'invito a riflettere.
16 marzo 2009 alle ore 7.23
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
Mi spiace, dico mi spiace perch... Mostra tutto è facendo il percorso che ho fatto pensavo di risolvere un problema e finiva li, invece se ne sono aperti altri 100mila, il percorso ha migliorato una questione "la disforia" ma ne ha peggiorate altre ha aperto notevoli contenziosi con e contro la società umana. Il percorso mi ha illuminata a 360° ho iniziato ad analizzare la società partendo dal mio punto di vista poi l'ho fatto da tutti i punti di vista. Il cuore la mia anima vuole vendetta, coscentemente e incoscentemente cè una voce che mi dice qualcuno dovrà pagare, qualcuno deve pagare.
16 marzo 2009 alle ore 8.19
Raffaele Antonio Vilonna
Raffaele Antonio Vilonna
Katia, prendo atto, pur non condividendolo, del tuo punto di vista, ma vorrei solo invitarti a smettere di considerare la società come un organismo monolitico.
16 marzo 2009 alle ore 9.06
Giacomazzo Mugler Anna
Giacomazzo Mugler Anna
Cara Daniela, credo tu abbia frainteso ci... Mostra tutto ò che volevo dire io... ti pare che io non sappia che il problema non esiste, così come non esistono le discriminazioni? Non ignoro assolutamente nulla, nè la sofferenza, nè tutto il passato che alcune persone devono vivere per diventare poi come sentono di essere..tu sai bene primo come sono, secondo il lavoro di volontariato che ho fatto quindi direi che le cose le so bene e vissute da vicino. Non penso nemmeno che un'operazione possa cambiare la vita, ho semplicemente detto che tenendo presente il bagaglio genetico di ognuna, però cerchiamo di andare avanti, di lottare lì dove lo si può fare, ma non di rimanere ancorati ad un passato di sofferenza, ora possiamo anche sorridere.... Il succo del mio discorso era semplicemente non sottolineiamo sempre la difficoltà, e la tristezza di molte situazioni, pur sapendo ed essendo consapevoli che c'è ed esiste, ma cerchiamo di aprirci all'esterno anche con la gioia e l'amore..tutto qui...bacio
16 marzo 2009 alle ore 9.49
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
Raffaele vorrei tanto che fosse solo un punto di vista purtroppo non lo è, è molto più profondo.
17 marzo 2009 alle ore 20.22
Raffaele Antonio Vilonna
Raffaele Antonio Vilonna
Comprendo sia più profondo, ma non ho titolo alcuno per chiamarlo in altro modo. Posso solo, per quanto inutile sia, e magari anche malvisto, darti il mio affetto.
17 marzo 2009 alle ore 20.27
Maria Lia
Maria Lia
dani.....che dire...sei stata grande,poche righe che contengono una vita.brava
11 maggio 2009 alle ore 1.42
Massimo Filipponi Detto Kolkov
Massimo Filipponi Detto Kolkov
Non è una semplice nota.... è una poesia, una vera e propria prosa verso un volto dell'esistenza e della vita...
11 ore fa
Marco Calafiore
Marco Calafiore
Che bellezza nei tuoi occhi di bambina.
3 ore fa
Zoe Monroe
Zoe Monroe
STAVO PER SCRIVERE LA STESSA COSA DI MARCO ;MI ASSOCIO A CIO' CHE HA SCRITTO.
2 ore fa
Carlo Cremona
Carlo Cremona
quegli occhi li conosco, li riconosco e mi ci riconosco.
2 ore fa
Maria Lia
Maria Lia
non tanto i giochi mi facevano soffrire,quanto il fatto dello specchio. Fin dalla primissima infanzia ,ricordo il desiderio irrefrenabile di mettere scarpe,gonnellina di mia sorella. Ma la mia piu' grande angoscia e' stata la puberta',dove l'impossibilita' di vivere esattamente come le mie amiche,mi procurava un dolore indicibile.
circa un'ora fa via Facebook Mobile
Valeria Gambocci
Valeria Gambocci
Una parte della nostra esistenza che molti dimenticano............
circa un'ora fa
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
Si @Maria Lia, è un dolore che nasce e ci accompagna, lede l'anima e il corpo fino alla morte, proprio durante la pubertà, e ridà vita solo ai più forti.
circa un'ora fa
Maria Lia
Maria Lia
per quanto si faccia, il ricordo del passato rimane!
circa un'ora fa via Facebook Mobile
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
Rimane, ci forgia, come ho scritto nella nota.
circa un'ora fa
Maria Lia
Maria Lia
vero, quello che dice Katia l'ho provato anch'io! Con il percorso portato a termine,credevo finesse., ma il problema con "gli altri" non finisce mai. Pero' bisogna anche guardare avanti, altrimenti rimaniamo impantanate nelle sabbie mobili della paranoia e questa e' la mia impressione. Sbaglio???
circa un'ora fa via Facebook Mobile
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
La sofferenza forgia. La mia sofferenza mi ha forgiata come la katana dei samurai, strati su strati. E' dura ora arrivare allo strato più profondo, al primo degli strati, se solo ci provi, ti ha già sezionato affettato.
circa un'ora fa
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
@Maria Lia è proprio così. Questa nota nasce per dare agli altri la possibilità di sapere un pò di più della nostra vita, soprattutto di quella parte che precede la transizione e di cui tutti poco sanno e molti non vogliono sapere. Siamo stati anche noi bambini.
circa un'ora fa
Katia Sopranzetti
Katia Sopranzetti
Mi ricordo quando a 11 anni volevo le scarpe di corda quelle con i lacci che si allacciano al polpaccio stile greco, alla richiesta, mio papà mi stupii che acconsentisse, l'amara scoperta quando all'upim mi fece vedere che scarpe intendeva lui, l'espadrilas e la risposta che mi diede al mio no io volevo quelle, ovviamente un no non sono da maschio !!!
circa un'ora fa
Daniela Lourdes Falanga
Daniela Lourdes Falanga
@katia, io per quei no ho pure subito violenza, fino al punto di inventarmi un'altra me nella fantasia e non chiedere più. La solitudine.
circa un'ora fa
Maria Lia
Maria Lia
un'incubo, un ricordo a ferro e fuoco,mio padre che minacciava di tagliarmi i capelli che portavo lunghi.una violenza psicologica che arrivava a quella fisica. Cominciai a 16 anni a prendere contatti con amiche in transizione che mi consigliarono androcur 50 e tace ,ma quando si evidenzio' quel seno che tenevo nascosto mi trovai di fronte una sola scelta,lasciare la famiglia. Io che non conoscevo la vita,le sue brutture mi ritrovai sola una sera a guadagnarmi la vita,la felicita'.ma quante delusioni e brutte avventure.






Daniela Lourdes Falanga
FONTE:http://www.facebook.com/daniela.falanga#!/note.php?note_id=152526760656&id=1575301728&ref=mf

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