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giovedì 17 giugno 2010

COMUNICATO STAMPA DELLA WORLD PROFESSIONAL ASSOCIATION FOR TRANSGENDER HEALTH (ex Harry Benjamin Foundation) 16 giugno 2010

NON PIU' INTERVENTI CHIRURGICI PER I DOCUMENTI, DICE LA WPATH


Il Consiglio di Amministrazione del World Professional Association for Transgender Health (WPATH), nell'interesse della salute e del benessere delle persone transessuali e transgender in tutto il mondo, in data 16 giugno 2010, ha emesso la seguente dichiarazione di riconoscimento di identità:
Nessuna persona dovrebbe essere sottoposta ad intervento chirurgico o accettare la sterilizzazione come condizione necessaria al riconoscimento di identità.

Se deve essere richiesto un marcatore del sesso per i documenti d'identità, questi potrebbe essere il riconoscimento del genere vissuto dalla persona, indipendentemente dalla capacità riproduttiva.
Il Consiglio di Amministrazione WPATH esorta i Governi e altri autorevoli organismi ad agire per eliminare ogni requisito che preveda interventi chirurgici al fine di ottenere il riconoscimento di identità.
Questa dichiarazione è stata pubblicata sul sito web WPATH


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UN DOVEROSO COMMENTO
Prima di ogni altra cosa è bene chiarire cosa sia questa sigla quasi impronunciabile in Italiano: WPATH. Sta per, tradotto, Associazione Professionale Mondiale per la Salute delle persone Transgender. E' erede diretta dell'altrettanto impronunciabile Associazione HBGIDA (Harry Benjamin Gender Identity Disorder Association) che nacque insieme al Dott. Harry Benjamin, che fu il primo studioso al mondo a trattare in modo moderno "il Fenomeno Transessuale". Ed è proprio con questo titolo che pubblicò un libro che per trent'anni almeno è stato testo universitario in tutto il mondo.

La WPATH è quindi l'Associazione che da sempre determina gli "Standard di Diagnosi e Cura" del cosiddetto Disturbo dell'Identità di Genere (nome attualmente in vigore per descrivere le condizioni transgender/transessuali in termini psichiatrici) per tutto il mondo.
Dentro il DSM, che è il Manuale Psichiatrico usato in tutto il mondo e di cui è attesa, per il 2012 la V edizione, la condizione "trans" è quindi descritta come "Disturbo dell'Identità di Genere". Il cambio del nome, voluto dalla WPATH è stato proprio l'abbandono di questo termine nella sigla della propria Associazione e l'adozione del termine internazionale e d'uso comune Transgender.
I membri del WPATH sono contemporaneamente i più importanti responsabili del Panel di lavoro dedicato alla condizione trans anche per il DSM e, anticipando di qualche anno "la bibbia" della psichiatria mondiale, hanno eliminato nel nome della loro associazione il termine "Disturbo".
Salvo colpi di scena dell'ultimo momento, anche il DSM V Edizione abolirà il termine "Disturbo" e introdurrà, per descrivere le condizioni trans, il termine Incongruenza di Genere (vedi anche questo nostro post precedente).
Quel che però sembra far convergere tutte le Istituzioni Professionali che si occupano di "trans", dai Principi di Yogiakarta, al DSM ed ora, in modo esplicito, dal WPATH, è un principio fondamentale per i Nuovi Diritti Umani:

NESSUNO STATO DOVREBBE PIUì' PRETENDERE
INTERVENTI CHIRURGICI (AI GENITALI)
IN CAMBIO DI DOCUMENTI DI RICONOSCIMENTO DI IDENTITA'.

Inutile aggiungere che la legge italiana (164/82) nell'attuale intepretazione giuridprudenziale, invece, chiede, anzi pretende, da tutte e tutti coloro che sentano il bisogno della transizione di genere, l'intervento chirurgico sui genitali (organicamente sani) per offrire in cambio nuovi documenti, adeguati al Genere (sesso) vissuto.
Auspichiamo che questa affermazione che si aggiunge ad altre precedenti e che attende le delibere del DSM V per il 2012 e che vede analogo orientamento anche in ambito giuridico internazionale ed europeo, possa convincere anche l'Italia ad una revisione della legge 164/82 (o ad una sua completa riscrittura) che chiarisca, una volta per tutte, l'illeicità del chiedere "un pezzo di carne" da parte di uno Stato, in cambio di un "pezzo di carta".
Crisalide PanGender si attiverà il più presto possibile per diffondere questa notizia e farla comprendere alla politica ed alla giurisprudenza italiana costruendo un documento che metta insieme questi orientamenti giurisprudenziali, medici, politici internazionali al fine di tentare un'accelerazione di una revisione legislativa per le persone transgender italiane che preveda gli interventi chirurgici come opzionali e non obbligatori.
fote: Mirella Izzo

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