NAPOLI. TRANSESSUALE PICCHIATA SELVAGGIAMENTE Tutto si è svolto nell'indifferenza generale


ANNA MARIA ASPRONE

Aggredita e picchiata selvaggiamente in un autobus che la riportava a casa. Il motivo? «Perchè sono transessuale» dice con un filo di voce A. B., 40 anni transessuale di Ponticelli. Da sabato notte A. continua a vivere quel lungo incubo, senza fine. «Sento ancora il loro tono minaccioso e sul corpo porto ancora i segni dei loro calci, dei pugni che mi hanno dato sulla schiena, sul viso, ovunque». Ma non è solo il dolore fisico quello che ha sconvolto la vita di A. «Non avevo mai sentito di aggressioni così vili verso una persona solo perchè è ritenuta diversa» spiega A, che è anche componente del Direttivo dell’Associazione Libellula-Circolo Anthias, una delle associazioni che compongono il tavolo di concertazione LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) del Comune, istituito a settembre presso l’assessorato Pari Opportunità per contrastare ogni forma di discriminazione e per la piena cittadinanza delle persone lgbt. «La cosa che fa più male - dice infatti A. - è che tutto si è svolto nell’indifferenza generale. Nessuno, nè le persone che erano sull’autobus, nè l’autista hanno mosso un dito per difendermi o per convincere quel branco di balordi a lasciarmi in pace». Per circa 30 minuti del percorso della linea «472D» A. è stata infatti ripetutamente picchiata con inaudita violenza. «Sabato sera ero stata a casa di amici in piazza Bellini, poi alle 11,30 sono andata a prendere l’autobus al parcheggio Brin. Alla mezza - continua A. - l’autobus è partito, ma alla fermata di piazza Garibaldi sono saliti in gruppo, parecchi giovani, tra i 17 e i 25 anni. Appena mi hanno visto hanno detto: «Meniamo questo frocio» e hanno cominciato a strapparmi il cappellino e a tirarmi i capelli. Mi hanno dato un pugno sull’occhio e mentre uno mi minacciava con una bottiglia dicendo ”se ti muovi te la spacco in testa”, l’altro ha avvicinato l’accendino al viso. Mi sono sentita afferrare alla gola, poi sono finita sul pavimento dell’autobus, sotto una scarica di calci e spintoni». Mentre racconta il delirio di quei momenti A. mostra un dente rotto, i lividi sul collo, le gambe e i piedi gonfi. «Non riesco più ad andare in bagno e ho dolori lancinanti alla schiena e alla spalla - e continua - Quando siamo arrivati alla mia fermata, a Ponticelli, ho avuto paura che mi seguissero. quindi sono scesa alla successiva, davanti alla gelateria «Gallo» aperta fino alle due. I gestori mi hanno aiutato finchè sono tornata a casa, dove ho chiamato il «112» per denunciare l’aggressione, che ho poi formalizzato domenica, dopo essermi fatta visitare a villa Betania». Solidarietà è stata espressa ieri dall’assessore alle Pari Opportunità Valeria Valente. «La frequenza di questi atti di intolleranza e discriminazione dimostra come l’attenzione non deve calare. L’omofobia e la transfobia si devono contrastare, a livello istituzionale e attraverso la diffusione di una nuova cultura che guardi con rispetto alle diversità e rompa il muro di indifferenza. Non si deve sentire solo chi ha il coraggio di non tacere davanti ai soprusi. Chiediamo - ha concluso la Valente - a chi ha visto di riferire quanto accaduto nelle sedi opportune».

venerdì 28 novembre 2008 , di il Mattino

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