IL CATTOLICO URUGUAY AUTORIZZA IL CAMBIO DI SESSO


di Angela Nocioni

Buenos Aires

Il Senato uruguayano ha approvato la legge che permette di cambiare nome e genere nei documenti. Non c'è bisogno di mostrare d'esser stati sottoposti a una operazione di cambiamento di sesso. Anche i minori senza l'approvazione dei genitori potranno sollecitare l'applicazione della norma. Il limite d'età è stato fissato ai dodici anni. In questo caso il cambiamento d'identità è considerato provvisorio e potrà essere confermato a diciotto anni.

«La questione emerge quasi sempre nell'adolescenza - dice Maria Paz Gorostizaga, del collettivo trans Ovejas negras di Montevideo, attivissima lobby a favore della nuova legge che dovrà ora essere votata alla Camera - e qualsiasi ragazzino ha diritto a veder rispettata la sua identità sessuale, anche di fronte ai genitori. Perché costringerlo ad aspettare?».

La richiesta deve essere sottoposta a un giudice, che la esamina insieme a un gruppo di psicologi. Basta dire che da almeno due anni si vive con un'identità sessuale diversa da quella dichiarata nei documenti.

La norma, assai controversa, è stata promossa dalla maggioranza del Frente Amplio, un'ampia alleanza che tiene insieme ex guerriglieri Tupamaros e cattolici di centro e che governa senza grandi sussulti da quattro anni l'Uruguay, Paese cattolico ma con una classe politica tradizionalmente laica rispetto al resto del continente.

I numeri con cui è passato il progetto sono simili a quelli con cui è stato approvato il diritto al divorzio e alle unioni civili. Il diritto all'aborto invece non è diventato legge, è stato l'attuale presidente Tabaré Vazquez ad opporsi. Temeva di perdere voti cattolici in vista delle prossime presidenziali. Ha bloccato la legge, già approvata, ed è uscito per questo dal partito socialista, che si era invece battuto per l'approvazione.

La norma sul cambiamento di genere non piace a tutti. La destra promette battaglia. «Un'aberrazione, una mostruosità, uno scandalo!» grida il senatore Francisco Gallinal, del partido nacional. «E' il segno che ormai siamo in tempi in cui la rettitudine morale non è più un valore».

La stampa cattolica titola "siamo a un passo dal matrimonio gay". I trans di Ovejas negras ridono: «Non si preoccupino: quando in Spagna il matrimonio tra persone dello stesso sesso fu approvato non sono saltati fuori dai tombini eserciti di maricones col vestito bianco! - dicono - E' solo un diritto riconosciuto, un diritto umano, il diritto al proprio nome».

Maria Paz spiega perché ha voluto la legge: «Lasciamo stare il principio, guardiamo il quotidiano. Vado a votare, vado a fare un esame del sangue, cerco un lavoro. Devo ogni volta spiegare perché sono Maria Paz e sulla carta d'identità c'è scritto Julian. Non è simpatico».

La senatrice Margarita Percovich, del Frente Amplio, si occupa dei numeri. «Siamo tre milioni in Uruguay, aspettano questa legge per sollecitare subito il cambiamento del nome almeno in tremila. Certo, la legge da sola serve a poco, siamo lontani dall'accettazione della transessualità come genere, ma è comunque importante approvare questo progetto così come è perché nei testi normativi vigenti appare una concezione rigidamente binaria del sesso. O sei uomo o sei donna. Chiunque non sia ipocrita sa che può esistire una identità sessuale differente, perché non riconoscerlo? Per proteggere cosa? E da chi?».

Nel primo articolo c'è scritto: «Ciascuna perona ha diritto al libero sviluppo della propria personalità, d'accordo con la propria identità di genere, indipendentemente dal suo sesso biologico». Se il testo sarà approvato alla Camera dovrà passare al vaglio del presidente Tabaré Vazquez. Che per adesso tace.

venerdì 19 dicembre 2008 , di Liberazione

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