Sono scesi in piazza per protestare contro le dichiarazioni del Vaticano che non ha firmato i documento dell’Onu in cui si chiedeva agli 80 paesi che ancora considerano l’omosessualità un reato, di depenalizzarlo. Sono i gay, trans, lesbiche e bisessuali italiani che non ci stanno ad essere considerati dei criminali. A capitanarli, c’è l’ex deputato di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria: porta il cappio al collo, per ricordare tutte quelle persone che, a causa del proprio orientamento sessuale, vengono uccise e torturate. «Il Vaticano – spiegano gli organizzatori del sit-in - non firmando il documento che la Francia ha proposto all'Onu per chiedere la depenalizzazione dell'omosessualità, di fatto sostiene gli oltre 80 paesi del mondo che perseguitano gli omosessuali, in 9 dei quali è prevista la pena di morte».
Alla manifestazione, promossa dalle associazioni Certi Diritti, Arcigay e Arcilesbica, hanno aderito Radicali Italiani e, tra le altre, le associazioni lgbt Mario Mieli, DjGayProject, GayLib, Libellula, Rosa Arcobaleno, oltre alle Associazioni Luca Coscioni e Nessuno Tocchi Caino. In piazza c’è anche l’ex deputato socialista Franco Grillino: «Con il rifiuto di sottoscrivere la mozione europea all'Onu – dice – il Vaticano getta la maschera del suo presunto buonismo schierandosi con le peggiori dittature islamiche comprese quelle dove governi islamo-fascisti comminano la pena di morte agli omosessuali: Iran, Mauritania, Sudan, Emirati arabi uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria».
Secondo Luxuria, quella del Vaticano contro i gay è una vera e propria crociata: «Ormai hanno un'ossessione di odio nei nostri confronti da rimanerne accecati - dice - non c'è nulla di evangelico nè di cristiano contro la depenalizzazione gay e la difesa della vita – conclude – non può essere fatta solo per gli embrioni o per Eluana Englaro».
Gay, sit in col cappio davanti al Vaticano
La protesta contro i paesi che all'Onu ostacolano la depenalizzazione dell'omosessualità
ROMA - Gay in piazza contro le posizioni del Vaticano e di tutti quei paesi che ostacolano in sede Onu la depenalizzazione dell’omosessualità. All’indomani delle dichiarazioni di monsignor Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro, circa 300 persone, gay, lesbiche, bisex e trans, si sono dati appuntamento in una piazza emblematica, quella di Pio XII - al confine tra lo Stato italiano e la Città del Vaticano - per rivendicare i propri diritti.
DIRITTI - Un sit-in, accompagnato da una fiaccolata, per ricordare tutti gli omosessuali che ancora, in 80 paesi del mondo, vengono uccisi, torturati, imprigionati. Una manifestazione che avviene a pochi giorni dal 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo che si celebra il 10 dicembre. In prima fila c’è Vladimir Luxuria, alla sua prima uscita pubblica dopo la vittoria all’’Isola dei famosi’. Con il cappio al collo, a simboleggiare la solidarietà verso quelle persone che, a causa del proprio orientamento sessuale, vengono uccise.
DAL PAPA - E una richiesta: «"Un’udienza dal Papa? Perchè no, sarebbe una buona idea. Ma dubito che il Vaticano, vista la sua posizione omofoba, possa ricevere l’esponente di un’associazione gay». «Il Vaticano - sottolinea l’organizzazione del sit-in - non firmando il documento che la Francia ha proposto all’Onu per chiedere la depenalizzazione dell’omosessualità, di fatto sostiene gli oltre 80 paesi del mondo che perseguitano gli omosessuali, in 9 dei quali è prevista la pena di morte».
I MANIFESTANTI - Alla manifestazione, promossa dalle associazioni Certi Diritti, Arcigay e Arcilesbica, hanno aderito Radicali Italiani e, tra le altre, le associazioni lgbt Mario Mieli, DjGayProject, GayLib, Libellula, Rosa Arcobaleno, oltre alle Associazioni Luca Coscioni e Nessuno Tocchi Caino. Tra i cartelli: "La chiesa vuole i gay sterminati", "Omosessualità non è reato", "I gay pagano le tasse e il Vaticano?". Monsignor Migliore, intervenuto qualche giorno fa, aveva bocciato il progetto di dichiarazione che la Francia intende presentare a nome dell’Unione europea all’Onu per la depenalizzazione universale dell’omosessualità. «Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale», aveva detto. «Il catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione. Ma qui, la questione è un’altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi - aveva aggiunto - si chiede agli Stati e ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni. Per esempio, gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come ’matrimonio’ verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni»
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