Di tutte le cose impensabili che uno dei miei bambini avrebbe potuto trovarsi ad affrontare nella sua vita, mai avrei immaginato il problema con cui Brian è stato alle prese sin dall’infanzia.
All’inizio di quest’anno, Brian è riuscito a rivelare che ha sofferto di disturbi di disforia di genere da quando aveva cinque anni e che è transessuale.
La rivelazione è giunta inaspettata come una sorpresa e ha scioccato me, i suoi fratelli e sorelle. Nessuno di noi aveva avuto il minimo sospetto che Brian si sentisse una donna e che fin dall’adolescenza fosse conscio, talvolta più chiaramente altre volte meno, di essere una donna albergata nel corpo di uomo.
Brian è stato sposato per 12 anni e ha due bambini, Harry di 10 anni e Bronwen di 8. Come è facile immaginare l’anno scorso è stato difficile e traumatico per tutti noi, ma soprattutto per sua moglie Kate.
Si sono separati la scorsa estate e divorzieranno il prossimo giugno. Sono tuttavia arrivati ad un buon punto nel loro rapporto: sono buoni amici e stanno collaborando molto bene e con attenzione nell’interesse dei bambini.
Nel mese di dicembre hanno cominciato a spiegare ai bambini quello che sta succedendo a Brian. Lo stanno facendo dopo aver consultato uno psichiatra e uno psicologo infantile. Hanno anche avvertito il counselor (nrd consulente-psicologo) della loro scuola.
Per il momento i bambini stanno affrontando la situazione molto bene. Certo ci saranno molte difficoltà davanti a loro ma la buona collaborazione tra i loro genitori e l’impegno di Brian e Kate nei loro confronti li sosterranno in tutto questo.
L’attentato dell’11 settembre 2001 aveva colpito Brian particolarmente. Sebbene non fosse stato coinvolto direttamente e nessun amico o membro della famiglia fosse stato coinvolto, l’attacco lo ha fatto cadere in depressione a causa dell’ansia di nuovi attentati.
Ha cominciato prima a vedere uno psichiatra e poi uno psicologo per una talk therapy (terapia con l’uso delle parole). Così Brian il gennaio seguente ha rivelato il suo problema esistenziale prima allo psicologo e poco dopo a Kate.
Io e il resto della famiglia l’abbiamo scoperto ad aprile. La reazione di ognuno di noi è stata la stessa: tristezza per il dolore che Brian aveva sopportato durante tutta la sua vita e tristezza per l’impatto che tutto questo avrebbe avuto su Kate e i bambini.
Quando ho cominciato ad affrontare la questione, ho chiesto e ottenuto il permesso da Brian di parlare direttamente con la sua terapista. L’ho fatto.
La conversazione con lei mi è stata davvero d’aiuto.
In primo luogo, fu importante per me capire che lei non era specializzata in “casi di disforia di genere”. Infatti Brian era stato indirizzato a lei dal suo Employee Assistance Program e non ci fu alcun pregiudizio nello psichiatra che poi avrebbe fatto la diagnosiIn secondo luogo, lei mi confermò che Brian non era delirante, che stava affrontando la realtà, consapevole delle conseguenze delle sue scelte e che stava procedendo con grande senso di responsabilità.
All’inizio mi sembrava che Brian stesse correndo troppo nel voler risolvere la situazione che aveva scoperto e capito solo da poco. Ma era solamente il mio punto di vista.
Per lui era stata una vita di accettazione, poi di rifiuto, il tentativo costante di vivere come se non fosse vero sperando in effetti che non lo fosse. Inevitabilmente però tornava a scontrarsi con la stessa realtà.
L’11 settembre gli aveva ricordato che la vita è breve e lo ha spinto a fare delle scelte relative alla sua identità in un modo che non posso pienamente condividere.
La scorsa estate Brian ha iniziato il processo di transizione da uomo a donna. Questo comporta cure di ormoni, elettrolisi, talk therapy, controlli medici e infine l’intervento chirurgico di rassegnazione del sesso.
Quest’ultimo può essere autorizzato solo dopo che lui abbia vissuto per un anno intero come una donna. Chiaramente la tecnica medica ha messo a punto standard di cura per ridurre il rischio di un intervento chirurgico mal consigliato e irreversibile.
Mi aspetto che Brian inizi la completa transizione nel settembre del 2003 o nel gennaio del 2004. A quel punto il suo nome sarà Megan Kathleen Pickett, un nome con cui era solito chiamarsi sin da bambino. Ho imparato molto riguardo alle questioni di identità di genere e disforia di genere nel corso dell’anno passato.
Spesso è stato inquietante e preoccupante ma in fondo Brian sta compiendo delle scelte che sembrano essere le uniche che possono permettergli di raggiungere un senso di identità e di completezza che la maggior parte di noi dà per scontato.
Lui sta bene e io mi tengo in costante contatto con lui. Nessun membro della famiglia lo ha rifiutato, paura che ha sempre avuto da quando aveva cinque anni. Delle tante persone a cui lo ha detto, ben poche non lo hanno accettato e questo la dice lunga sul rapporto tra Brian, la sua famiglia e i suoi amici.
Kate ha accettato un posto all’università di York e tornerà nella sua nativa Inghilterra con i bambini la prossima estate. Io e lei continuiamo a coltivare uno stretto e produttivo rapporto che non si interromperà con il suo ritorno in Inghilterra.
Brian ogni estate trascorrerà il suo tempo all’università di Leeds che si trova ad un’ora di distanza da York e così potrà passare del tempo con i bambini come anche in altri momenti durante l’anno.
Non posso che provare la più grande ammirazione e il più grande affetto per Kate sia come nuora sia come madre dei miei nipoti.
Se ci sono persone che ritengono che altri dovrebbero conoscere questa storia, per favore non esitate a condividere questa testimonianza con loro.
C’è un certo numero di risorse davvero utili per chi volesse saperne di più riguardo ai disturbi dell’identità di genere.
Testo originale
A Parent’s Perspective: Transsexual Identity and Wholeness
fonte:http://www.gionata.org/notizie/approfondimenti/mio-figlio-un-transessuale-.-un-padre-racconta.html
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