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sabato 2 gennaio 2010

Don Franco Barbero: pedofilia, omosessualità e gerarchie vaticane


Dopo aver ascoltato l’intervista telefonica che Federico Storti ha fatto a Don Franco Barbero, ho pensato: “ecco forse potrei credere in Dio… in un Dio che non fa distinzioni e che è lontano anni luce dal Vaticano e da qualsiasi gerarchia, che ha quale unico fine il governare ed a mio avviso umiliare l’integrità spirituale di ogni essere umano, al fine di mantenere il proprio potere ed i propri interessi… ecco in quel Dio non mi sarebbe difficile credere… poiché è un Dio che respira e vive realmente insieme a tutti noi…”. (introduzione a cura di Gianni Leone)

Intervista a Don Franco Barbero, prima parte.


F.S.: Don Franco, il 25 gennaio 2003, lei è stato “dimesso” dallo stato clericale e “dispensato dagli obblighi del celibato” con decreto di Papa Giovanni Paolo II, promulgato dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinale Joseph Ratzinger.
Ci spiega il suo attuale “status” e il rapporto con le gerarchie vaticane?

Don Franco Barbero: Il mio status non è mutato per nulla, nel senso che io continuo ad esercitare il ministero e direi che l’intervento vaticano mi ha chiuso una finestra ma mi ha aperto un portone per cui in realtà devo constatare con sorpresa ed anche con tranquillità e gioia che ho potuto continuare il mio ministero in modo continuo, ordinato, diffuso, probabilmente non si sono resi conto che mi hanno “regalato” una non richiesta pubblicità per cui se devo essere sincero non ho constatato una diminuzione d’intensità e ho acquistato più libertà e mi permetto di essere molto chiaro, limpido nelle cose che dico. Tutto questo potrebbe, a mio avviso, essere un motivo di riflessione per tutti quei preti che hanno una paura dell’intervento vaticano, se si è liberi psicologicamente, culturalmente, teologicamente, si può continuare a svolgere un ministero con una rinnovata voglia di parole nuove, di segni nuovi, di presenze nuove. Quindi inviterei ad avere un po’ di coraggio. In tutto questo c’è nulla di eroico ma solo la voglia di essere onesti. Io a dirle la verità non potrei cessare di fare il prete, il teologo perché ce l’ho nel DNA e non c’è documento vaticano che possa cambiare il mio status in quanto è la teologia cattolica che cade in contraddizione nel voler tentare di ridurmi allo stato laicale… lei sa che dove c’è scritto sacerdote, c’è scritto per sempre,… allora il ministero che ora svolgo con una attitudine non sacrale, però mi consente di presiedere l’eucarestia, confessare, predicare, si tratta di vivere senza rabbia e con spirito costruttivo una nuova stagione della vita, di questo ringrazio molto Dio e credo che essere liberi dalla rabbia, dal risentimento, permette di compiere meglio le nostre battaglie, di comprendere che la nostra battaglia è contro tutte quelle strutture oppressive che abusano di Dio per interessi di potere umano. Abusare di Dio, abusare della Bibbia, abusare della fede, specialmente della fede dei semplici, per meri interessi istituzionali è ciò contro il quale dobbiamo impegnarci al fine di demolire la sacralità di strutture che si appellano e abusano del nome di Dio mentre sono solo di copertura per interessi spesso sporchi e disonesti.

F.S.: Sempre più spesso leggiamo di preti pedofili o comunque ministri di dio che “approfittano” dell’abito che indossano per perpetrare dei reati. Perché questi personaggi non sono pubblicamente additati ed espulsi dalla Chiesa? Perché la Chiesa è così razzista nei confronti degli omosessuali? Perché tanta differenza di comportamento nel condannare gli omosessuali ed invece perdonare i preti pedofili?

Don Franco Barbero: Guardi, la questione ha molte facce ed ha una storia lunga. Si tratta di una chiesa gerarchica che patriarcalizzandosi e strutturandosi in modo totalmente maschile e maschilista ha chiaramente creato un tessuto patologico, un tessuto che poi ha creato l’ipocrisia e la violenza. Se c’è un terreno minato è proprio quello dell’affettività e della sessualità nella chiesa cattolica perché dietro questa oblatività, dietro questo rinunciare a tutto c’è la suprema menzogna che è sovente tradotta con un invito a fare purché non si sappia. Voglio dire che in sostanza c’è una struttura che induce patologie, ed allora che cosa avviene quando si mantiene un celibato che è di pura facciata? Non perché non esistano celibi onesti, ma perché la maggioranza vive una vita nella contraddizione, nella menzogna. Sarebbe tempo di capire che è onesto lasciare che ognuno compia le scelte affettive, amorose, sessuali secondo la propria natura. Qual è poi l’elemento e la necessità di essere ipocriti? Rispetto alla pedofilia, la gerarchia sovente ha fatto confusione mettendo insieme pedofili ed omosessuali per condannare d’un blocco tutti. Nei casi di pedofilia la gerarchia conosce bene questa patologia, perché in questo caso si che si tratta di patologia, ma siccome la ragione ultima è la gloria ed il fulgore incontaminato dell’istituzione, essa non ha il coraggio di guardare in faccia il problema e semplicemente continua a spostare i pedofili da un ministero all’altro, creando molteplici occasioni di violenze. E’ chiaro che io non ho nulla di violento, ci mancherebbe, contro coloro che sono malati di pedofilia, non andrebbero abbandonati, ma curati, curati, ma nascondere e permettere che facciano danni infiniti e spesso irreparabili è certamente una colpa.
La Chiesa dovrebbe come ho detto guardare in faccia la realtà e quindi non nascondere quello che accade, ma voler bene a queste persone malate ed aiutarle ad uscire dalle proprie sofferenze e patologie, togliendo ogni possibilità di nuocere ad altre persone.
Rispetto all’omosessualità il problema l’hanno creato loro… l’omosessualità è diventata prima un problema, poi una malattia, poi un vizio, poi un peccato, hanno cioè creato una struttura ideologica, teologica, perversa in nome del modello unico eterosessuale, in nome della sacralità della famiglia, hanno chiuso gli occhi e dove non c’è l’adeguamento al modello c’è la perversione. È una struttura mentale devastata, che è facilmente comprensibile per chi conosce il mondo patriarcale delle gerarchie sacerdotali. Ed allora che cosa realmente succede? Si induce, anche qui abusando di Dio, una sofferenza paradossale in milioni di persone, etero, omo, trans, lesbiche. Tutti devono passare per “il pertugio del modello,” chi non entra in quel modello ed è un eterosessuale supponiamo ma separato, divorziato, anche lui fuoriesce dall’abito della disegnata perfezione e guardi qual è la perversione gerarchica, perché qui si tratta proprio di un abuso, si citano dei passi della bibbia decontestualizzati, prendendo un versetto qui ed un versetto la, sottraendoli all’analisi letteraria, storica e testuale e si usano i versetti come pallottole contro gli etero, gli omosessuali, i trans e le lesbiche. È incredibile questo atto di ignoranza storica, di perversione ermeneutica, cioè non si conoscono le regole della lettura di un testo antico. Penso che su questo punto siccome la gerarchia non ha il coraggio di guardare in faccia la realtà multiforme dell’amore, è condannata a vivere in un altro mondo… è una gerarchia che non può più parlare agli uomini ed alle donne d’oggi. Io sono lietissimo che finalmente tanti gay, tante lesbiche, tanti transessuali, tanti bisessuali, tante persone hanno capito che la gerarchia e Dio sono due continenti diversi, e quindi si può essere credenti cristiani anche cattolici e assolutamente prescindere in toto, radicalmente dall’insegnamento gerarchico, che è una semplice manipolazione delle scritture ed è un mantenimento delle persone nello spazio dell’angoscia, perché di persone infelici più facilmente si fa quel che si vuole… basta creare persone angosciate ed infelici per poterle governare meglio, ma chi si evolve e diventa un credente adulto, se è psicologicamente un uomo o donna adulta, trova una grande felicità nel buttare alle spalle le ideologie della gerarchia e di vivere tranquillamente a propria vita e di vivere la propria fede sotto il sorriso di Dio.
Perché Dio non è etero, dio non è omo, Dio è Dio e tiene tutti noi e tutte noi nel suo braccio, credenti, non credenti, etero, omo, trans, ma queste distinzioni che sono diventate barriere sono solo i frutti della non cultura e sono mantenuti da chi vuole attraverso un modello unico governare, ma questo tempo, signori nei palazzi sacri è finito, non ve ne accorgete, siete voi condannati alla solitudine perché incapaci di comunicare. Riuscite ancora a governare quel mondo di “infanzia negativa” con un po’ di Sindone, un po’ di Padre Pio, un po’ di Madonne vergini ed extra vergini, un po’ di apparizioni, un po’ di demoni, ma chi è che crede ancora a queste barzellette, un credente adulto si ribella, perché la fede è una cosa seria… Mi domando ma vogliamo una fede di persone adulte o vogliamo mantenere degli eterni fanciulloni? Quando veramente inizierete a non intrattenere il mondo con le storielle, per tenerlo fuori dai veri problemi che sono la giustizia, la felicità delle persone e la loro consapevolezza di essere adulti?

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