La Cina si è opposta alla partecipazione di un gruppo pro-diritti umani in Tibet.Il Comitato rinvia ogni decisione, con esclusione “di fatto”. Tibetano in esilio parla del razzismo e del genocidio del governo cinese contro i tibetani.
Dharamsala (AsiaNews) – Protesta il Tibetan Centre for Human Rights and Democracy (Tchrd) per la sua esclusione, voluta dalla Cina, dalla Conferenza internazionale delle Nazioni Unite sul razzismo iniziata ieri a Ginevra (Svizzera). Urgen Tenzin, direttore esecutivo del Tchrd, in un’intervista esclusiva ad AsiaNews parla di un’occasione persa e racconta il sistematico razzismo praticato dalle autorità cinesi contro i tibetani.
La Cina si è opposta alla partecipazione di gruppi pro-diritti come il Tchrd, nonostante siano riconosciuti in sede internazionale e abbiano già partecipato ad altre riunioni dell’Onu.
Urgen sottolinea che “il Tchrd è stato ammesso alla prima Conferenza sul Razzismo, a Durban nel 2001, nonostante anche allora ci sia stata l’opposizione della Cina. Per questo avremmo dovuto automaticamente essere ammessi a Ginevra. Il problema è grave perché occorre fare presente che in Tibet si afferma sempre più il razzismo sostenuto dallo Stato cinese. La Conferenza Onu è una piattaforma internazionale dove parlare della sofferenza del popolo tibetano, ma ora questa sofferenza non potrà avere voce a Ginevra”.
I tibetani accusano il governo cinese di genocidio culturale, soprattutto attirando la massiccia immigrazione nella regione di etnici Han, favoriti nei commerci e nei posti di potere. Inoltre nella vita pubblica e nell’istruzione sono bandite la lingua e la cultura tibetana. Questa politica e il continuo arrivo di etnici cinesi sta portando all’emarginazione dei tibetani nella loro stessa terra.
Il Tchrd chiede alla Conferenza e ai singoli Stati partecipanti di indicare i Paesi che praticano e incoraggiano il razzismo.
di Nirmala Carvalho
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