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venerdì 17 aprile 2009

ADDIO ROBERTA



OPINIONI | di I.D.
LUTTI
ADDIO ROBERTA
La vita doveva essere diventata troppo grave a Roberta Tatafiore, che se n'è andata di sua volontà, a 65 anni, lasciando a un manoscritto indirizzato a pochi amici il perché della sua tragica decisione. Ma Roberta era Roberta, e chiunque l'abbia conosciuta e amata sa quanto irremovibili fossero le sue decisioni, e quanto intimo restasse il suo dialogo con se stessa, inattingibile nel suo nocciolo anche alle amiche, molte e amatissime, di cui si è sempre circondata, e alle sue sorelle Bruna e Luciana altrettanto amate. Molte, del resto, negli ultimi mesi la sapevano all'estero, non potendo immaginare la fine che stava progettando.
Roberta è stata una protagonista di prima fila del femminismo italiano, e di quello romano in particolare, dai primi gruppi di autocoscienza negli anni 70 - il collettivo di Via Germanico, «Donne e Cultura» - al Centro culturale Virginia Woolf negli anni 80 e nei primi 90. Giornalista e scrittrice, a lungo collaboratrice del manifesto, di Radio radicale, della Rai e della Televisione della Svizzera italiana, è stata per molti anni inviata di punta di Noi donne, da cui prese congedo nel '93. Nel 1983 fondò la rivista Lucciole, il primo strumento italiano di analisi della prostituzione dalla parte delle prostitute; da quella prima esperienza nacquero in seguito i suoi libri sul mercato del sesso, Sesso al lavoro (Il Saggiatore '94) e Uomini di piacere (Frontiera '98). Nel sesso commerciale Roberta non vedeva un problema di regolamentazione, repressione e controllo, che anzi contrastava vibratamente, né solo una questione di diritti delle prostitute, bensì un campo d'analisi di quel conflitto fra donne e uomini sulla sessualità, sul desiderio e sull'immaginario che la pratica femminista le aveva insegnato a guardare con occhio libero.
Eccentrica e irriducibile nella sua vocazione libertaria che spesso la metteva in tensione con la sinistra moderata e radicale, era rimasta eccentrica e irriducibilmente libertaria anche quando, a metà degli anni 90, cambiò campo politico, convinta di trovare nella nuova destra più spazi per la sua idea di libertà di quanti ne avesse trovati a sinistra. Sì che anche le sue collaborazioni dell'ultimo quindicennio, con il Foglio, Libero, Il Secolo d'Italia, non avevano perso nulla della sua vis polemica, che si trattasse di opporsi alla moratoria sull'aborto o alla legge sul testamento biologico partorita dal governo. Tra i suoi libri vanno ancora ricordati Le nuove amanti (Lyra Libri '89, con Stefania Giorgi), De bello fallico, storia di una brutta legge sulla violenza sessuale (Baraghini '96), Tra donne e uomini, storie d'amore e di differenza (Il Saggiatore '97). Di lei, non ultima, la sua raggiante bellezza.

http://www.ilmanifesto.it

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