La storia "giornata mondiale dell'orgoglio LGBT" o "Gay pride"



In parole povere dell’uguaglianza. Per commemorare quella rivolta fatta a suon di tacchi a spillo, di capelli troppo lunghi, di lesbiche troppo mascoline, di prostituti cercati di nascosto e pubblicamente disprezzati, ogni anno il 28 giugno il movimento LGBT si incontra nelle strade, all’aperto, fuori dai locali e alla luce del sole per manifestare il suo
orgoglio.


L'orgoglio di essere quel che si è, da parte delle persone omosessuali. La resa del termine inglese pride ha creato in italiano numerosi equivoci attraverso la traduzione più usata, "orgoglio" (che in italiano è anche sinonimo di "superbia"), mentre la traduzione più corretta sarebbe semmai "fierezza", cioè il concetto opposto alla vergogna, vista come la condizione in cui vive la maggior parte delle persone omosessuali.
L'"orgoglio gay" si basa su tre assunti:

  1. che le persone dovrebbero essere fiere di ciò che sono,
  2. che la diversità sessuale è un dono e non una vergogna,
  3. che l'orientamento sessuale e l'identità di genere sono innati o comunque non possono essere alterati intenzionalmente.
I simboli del "gay pride" sono la bandiera arcobaleno ed anche il triangolo rosa, riscattato dall'uso fattone dai nazisti ai danni degli omosessuali.

Stonewall Inn fu il bar da cui ebbero inizio i famosi moti di Stonewall del 1969, che sono stati scelti come data simbolica dell'inizio del movimento LGBT militante, dopo la fase del "movimento omofilo". Il locale si trova al numero 53 di Christopher Street, tra la West 4th Street e Waverly Place, nel Greenwich Village, a New York.

Il locale originario aveva chiuso, rimpiazzato da un negozio di abbigliamento, ma l'interesse turistico per il luogo ha convinto a riaprirlo, ovviamente con lo stesso nome.

Ogni anno durante il Gay pride i partecipanti si ritrovano fuori dallo Stonewall Inn per commemorarne la ricca storia.

A giugno, si celebreranno i 40 anni dalla rivolta di Stonewall. E per chi non puo’ ricordare una data così lontana, proviamo a ricostruire cos’era la vita di un gay o di una lesbica o di una trans prima di quella sera del 28 giugno 1969.



L’America era controllata da un blocco sociale che, non importa se democratico o repubblicano, faceva comunque dei valori nazionalistici il perno di tutta l’azione di governo. Sotto il motto Dio, patria e famiglia, non c’era spazio per i dissidenti, a ogni livello. Per i comunisti: per anni essere solo sospettato di simpatie comuniste o socialiste significava come minimo a problemi sul lavoro e nell’ambito sociale. La caccia alle streghe maccartista era diventata l’arma per eliminare i rivali non conservatori tacciandoli di comunismo. Ma non c’era spazio neanche per i neri (Dio è bianco) che vivevano in piena ghettizzazione sociale ed economica; nè per gli ebrei (rifiutati dalle religioni cristiane come deicidi). Ma soprattutto non c’era spazio per gay, lesbiche e men che meno per le trans.
Arriva il ‘68. Le tensioni sociali che una simile dittatura sociale imponeva diventano insostenibili. La guerra in Vietnam fa il resto. Arriva Martin Luther King a guidare la rivolta nera. Ma per i gay non c’era alcun Martin Luther King. Persino nella liberal New York la vita per un gay era dura. Nei pochi bar e luoghi di incontro la polizia faceva normalmente retate ed arresti. La vita dei gay era di una difficoltà che oggi sembra inimmaginabile.
La norma era sposarsi (vedi il film "Lontano dal paradiso" per capire come la società arrivava ad imporre inevitabilmente i suoi modelli) e scappare di nascosto in questi posti per vivere qualche momento di felicità.



L'FBI aveva liste di sospetti omosessuali (e quindi anti americani, nonostante il suo capo Hoover fosse noto per il suo travestitismo). Intanto negli anni '50 a New York, punto di ritrovo della comunità LGBT, una generazione di poeti ribelli aveva cominciato al Greenwich Village a parlare di libertà, di droghe e di sesso. Era la beat generation di Ginsberg e Burroughs che risiedevano appunto a Greenwich. Negli anni 60 pero', in vista dell'esposizione mondiale del '64, il sindaco di New York mise i bar gay fuori legge e si dedicò a continui arresti nei locali che sorgevano illegalmente come funghi. L'arresto avveniva principalmente con poliziotti in borghese che nei parchi o nelle palestre adescavano uomini. Per gli arrestati era difficile trovare un avvocato dato lo stigma sociale che aveva l'omosessualità, mentre crimini come omicidio o mafia avevano fior di rappresentati legali. Dopo il '64 la Mattachine society (una delle prime associazioni LGBT) appoggio' per la carica di sindaco John Lindsay che cambio' politica nei confronti dei gay nel senso che i raid della polizia divennero più mirati. Non era più illegale avere bar gay (peraltro tutti posseduti dalla mafia) ma si agiva sulle licenze per i liquori, sistematicamente negate ai gestori, che finivano per pagare la polizia affinchè chiudesse un occhio.
Il 28 giugno del 1969 la polizia effettuta quello che poteva essere il solito raid. Entra nello Stonewall Inn, locale gay che si trova in Christopher Street nel Greenwich Village a New York.



Lo Stonewall era il locale più noto della zona, senza licenza per i liquori. Era un club privato e si poteva entrare solo se conosciuti proprio per evitare l'ingresso di poliziotti in borghese. Lo Stonewall pagava regolarmente mazzette ai poliziotti per poter rimanere aperto. Vi erano circa 200 persone quella sera tra gay, trans e lesbiche. La polizia comincia ad arrestare come di consueto i presenti. Con la solita brutalità. Ma quella sera è diverso. Quella sera la gente reagisce. Sia dentro il locale che la folla radunata all’esterno. Non ne puo’ più dei continui soprusi e mentre la polizia scorta le persone nei furgoni la gente intorno lancia oggetti, si racconta di un parchimetro divelto per sfondare le vetrine del locale. La situazione precipita quando una ragazza lesbica che si lamentava pe le manette troppo strette viene colpita brutalmente con uno sfollagente. La gente non ci vede più ed esplode la rabbia per anni di soprusi subiti. La polizia viene costretta dalla folla inferocita a riparare nel locale che aveva appena sgomberato.
Tra i partecipanti alla rivolta c'era Sylvia Rivera, una transgender nota per le sue posizioni politicamente controverse che ricorda quella sera con la frase "Ci avete trattato di merda per anni (rivolta ai poliziotti) e ora è il nostro turno". La leggenda vuole che la prima a dare il via agli scontri fu proprio lei che, pungolata da un poliziotto, lanciò una bottiglia contro le forze dell'ordine. Lo stesso poeta Ginsberg era tra la folla che partecipava alla rivolta.
Solo durante la prima notte di scontri furono arrestate 13 persone, 4 agenti ed un numero imprecisato di dimostranti vennero feriti.
La folla, stimata in 2.000 persone, battagliò contro oltre 400 poliziotti
. Le squadre anti-sommossa giunte per disperdere la folla furono bersagliate da pietre e altri oggetti. La polizia era stata umiliata e questa era la cosa più pericolosa. Davanti alle falangi delle forze dell'ordine le drag queen cantavano The Howdy Doody Show theme song: "We are the Stonewall girls/ We wear our hair in curls/ We don't wear underwear/ We show our pubic hairs/We wear our dungarees/Above our nelly knees!". ("Siamo le ragazze dello Stonewall,abbiamo i capelli a boccoli,non indossiamo mutande,mostriamo il pelo pubico,e portiamo i nostri jeans,sopra i nostri ginocchi da checche". Era morta da pochi giorni l'icona gay per eccellenza, Judy Garland e la folla, sotto i colpi delle unità Swat, intonava 'Over the rainbow'.


Il giorno dopo nulla era più lo stesso. Non lo era lo Stonewall, distrutto dalla polizia. Non lo era più la comunità LGBT che per la prima volta aveva preso coscienza dei propri diritti e soprattutto della pari dignità. In parole povere dell’uguaglianza. Per commemorare quella rivolta fatta a suon di tacchi a spillo, di capelli troppo lunghi, di lesbiche troppo mascoline, di prostituti cercati di nascosto e pubblicamente disprezzati, ogni anno il 28 giugno il movimento LGBT si incontra nelle strade, all’aperto, fuori dai locali e alla luce del sole per manifestare il suo orgoglio.
La comunità gay ha fatto passi da gigante da allora negli Usa. E’arrivata ad avere riconosciuta la protezione legale contro le discriminazioni e in più di qualche Stato dell’unione le relazioni affettive omosex sono protette legalmente. Si è passati dalla tolleranza alla piena accettazione.
Non tutto è vinto, pero’. Come ci ricorda l’esito della Proposition 8 in California, c’e’ sempre chi lavora per restaurare un ideologico ordine morale e sociale e riportare la discriminazione e il privilegio per colore della pelle o per religione nella società americana. Ma il 28 giugno 2009 festeggeremo anche noi quaranta anni di lotte, orgoglio e risultati positivi, sfociati nel matrimonio di Del e Phyl, le due ragazze lesbiche ottuagenarie che fondarono a San Francisco 40 anni fa le “ragazze di Dorothy” la prima associazione omosessuale che rivendicava il diritto di ballare in pace con chi si voleva nei locali.

Turismo, la città di New York invita i gay.


Il portavoce del City Council Christine C. Quinn e il CEO di NYC & Company George Fertitta hanno presentato la campagna di marketing e comunicazione integrata Rainbow Pilgrimage dedicata al turismo omosessuale a New York che verrà lanciata durante l'anno in occasione del 40° anniversario degli Stonewall Riots, le rivolte che hanno dato inizio al movimento per i diritti degli omosessuali. La campagna coinvolgerà stampa nazionale e internazionale, online e outdoor, promuovendo la città di New York come destinazione gay-friendly. Grazie all'accordo con Travelocity sarà possibile prenotare i Rainbow Pilgrimage package direttamente da www.nycgo.com/gay, il nuovo minisito di NYC & Company tutto dedicato alla comunità omosessuale.
Il nuovo minisito di NYC & Company www.nycgo.com/gay raccoglie spunti e informazioni sulle attrazioni e sui luoghi che hanno segnato la storia degli omosessuali a New York, da Christopher Street al Brooklyn's Lesbian History Archives, ma anche consigli per ristoranti, shopping e vita notturna. È inoltre disponibile il calendario degli eventi in programma nei cinque distretti di New York – Brooklyn, Bronx, Manhattan, Queens e Staten Island - e una sezione dedicata alle manifestazioni culturali gay-friendly. Il principale evento dell'anno è il NYC Pride, dal 20 al 28 giugno 2009, che coincide con l'anniversario degli Stonewall Riots, avvenuti il 27 giugno 1969.

Sul sito nycgo.com/gay è possibile inoltre scaricare il trailer del documentario “Out in the City” prodotto da NYC & Company e dal regista George Hickenlooper e dedicato alla comunità omosessuale newyorkese.

fonte:

http://it.wikipedia.org
http://www.gay.tv/

Commenti

Gran bel post, complimenti!
Da allora nè è passato di tempo ma le conquiste del rispetto di identità e di uguaglianza sono ancora lontane per molti.
Occorre non lasciare quest'energia a quel periodo ma continuare a portarla avanti affinchè ciò che lo loro hanno iniziato prima o poi qualcuno concluda.

Perchè un mondo senza uguaglianza è un mondo senza giustizia!

Buon I° maggio a tutt*
Anonimo ha detto…
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Anonimo ha detto…
Don't meet troubles half-way
Anonimo ha detto…
Yes, probably so it is

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