Dietro i tentativi dei Governi di controllo sulla Rete – e non mi riferisco alle connessioni a singhiozzo della Cina, quanto alle ultime sortite dei primi ministri europei – non c’è soltanto il timore provocato dall’unico mezzo di comunicazione che prevede la partecipazione diretta dei cittadini, o le questioni di sicurezza nazionale, c’è molto di più: ci sono le grandi società di telecomunicazioni, l’industria dell’intrattenimento e l’industria delle tecnologie informatiche di controllo del traffico di rete.
Ad affermarlo è l’Associazione Scambio Etico che sta conducendo una campagna di informazione e sensibilizzazione per scongiurare l’applicazione di alcuni degli emendamenti del Pacchetto Telecom, l’insieme delle direttive europee in materia di telecomunicazioni, attualmente in discussione a Bruxelles.
Le modifiche che saranno votate dalle commissioni Mercato Interno (IMCO) e Industria, ricerca e energia (ITRE) il prossimo 31 marzo, potrebbero consentire ai provider il trattamento del traffico e il filtraggio dei contenuti.
“Le conseguenze saranno terribili” - avverte l’Associazione - “Ogni operatore commerciale, ogni gestore di un sito Web non avrà più la possibilità di raggiungere la totalità dei cittadini della Rete. Di converso, ogni navigatore del Web vedrà solo quella parte del Web che il fornitore di accesso gli consentirà di vedere.
La base della crescita di Internet, rappresentata dal suo modello aperto e non discriminante, è direttamente minacciata da società di telecomunicazioni che sono riuscite a far installare tutta una serie di emendamenti che creeranno uno stato permanente di scarsità di larghezza di banda e consentiranno di prioritizzare certi contenuti, servizi e applicazioni a scapito di altri. Tali pratiche scoraggeranno gli investimenti sull’infrastruttura della rete, impediranno competizione e innovazione e minacceranno seriamente la libertà di espressione” .
A rischio c’è il principio fondante della Rete, la Net Neutrality, il diritto ogni utente di decidere liberamente a quali siti e servizi accedere, senza discriminazioni di sorta e senza finire nel mirino delle società di advertising a discapito della privacy.
L’invito, quindi, è di scrivere ai membri delle commissioni parlamentari europee, per fare sentire il nostro peso sulle decisioni che saranno prese tra pochi giorni e potrebbero mettere la parola fine alla Rete, così come la conosciamo.
Nessun commento:
Posta un commento