RIO DE JANEIRO - La Chiesa cattolica ha scomunicato i medici che qualche giorno fa hanno autorizzato l'aborto ad una bambina di 9 anni rimasta incinta in seguito alle violenze sessuali subite dal patrigno. "Chi ha realizzato l'aborto è stato scomunicato, si spera che queste persone, in un momento di riflessione, si pentano", ha dichiarato alla stampa l'arcivescovo di Recife, José Cardoso Sobrinho, mentre un gruppo di avvocati cattolici ha denunciato il caso alla giustizia. Il patrigno della bambina, un uomo di 23 anni di cui non è stato dato il nome, si trova in stato d'arresto da giorni in un carcere dell'entroterra del Pernambuco, in seguito alla confessione di aver stuprato la piccola - la prima volta tre anni fa - e di aver abusato anche della sorella invalida di 14 anni. Alla bambina di 9 anni vengono attualmente somministrati medicinali per indurre un aborto farmaceutico alla gravidanza di due gemelli in seguito agli abusi, ricorda la stampa locale, che da giorni sta seguendo il caso. La vicenda della piccola ha diviso tra l'altro anche i suoi genitori, visto che il padre si è detto contro l'aborto, la madre invece a favore. Livio Moraes, primario presso l'ospedale dell'Università di Pernambuco, ha ricordato che la legge brasiliana "autorizza l'aborto in caso di stupro o pericolo di morte". Rispondendo a tale dichiarazione, l'arcivescovo Sobrinho ha sottolineato che "la legge di Dio è al di sopra della legge umana. Quando una norma promulgata da legislatori umani va contro la legge di Dio perde qualsiasi valore".
Il ministro della sanità brasiliano ha accusato la Chiesa cattolica di aver adottato una posizione "estremista" e "inopportuna" . Medici di Recife, nel nordest del Paese, hanno praticato ieri l'aborto dopo aver stabilito che la bambina rischiava la vita se avesse portato avanti la gravidanza e partorito i gemelli che aveva in grembo. L'arcivescovo di Recife, José Cardoso Sobrinho, ha tuonato contro i medici, accusati di aver violato "la legge di Dio" e li ha scomunicati, assieme alla madre della bambina e ad altre persone coinvolte nell'aborto. "Credo che la posizione della Chiesa sia estremista, radicale e inopportuna", ha detto in nottata il ministro della sanità Jose Gomes Temporao nel corso di un programma radiofonico. "Sono scioccato per la posizione radicale di questa religione che, nell'affermare a torto di voler difendere una vita, mette un'altra vita in pericolo", ha aggiunto. La legge brasiliana autorizza l'aborto in caso di stupro o quando la vita della madre è in pericolo.
Fatima Maia, direttrice dell' ospedale brasiliano dove è stato praticato l'aborto alla bambina di nove anni stuprata, ha detto che, nonostante sia cattolica, "ringrazia Dio" per essere stata scomunicata dalla Chiesa locale a causa di tale decisione. "Grazie a Dio sono nel gruppo delle persone scomunicate", ha detto la Maia, responsabile del Centro Amauray de Medeiros, riferendosi alla decisione annunciata ieri dall'arcivescovo di Recife (nel nordest del paese), José Cardoso Sobrinho. La direttrice dell'ospedale ha sottolineato che la legislazione brasiliana permette l'aborto in caso di stupro o di rischi per la vita. C'era il rischio che le emorragie e la rottura dell'utero mettessero a repentaglio la vita della piccola, che pesa 36 kg ed è alta 1,36 metri, ha precisato la Maia in dichiarazioni al sito on-line del quotidiano Correio Braziliense, aggiungendo: "odio la violenza sessuale, rifarei quanto ho fatto".
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