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giovedì 11 giugno 2009

"Usa come bin Laden, vanno capite le ragioni del terrorismo"


Roma, 11-06-2009

"Se noi chiedessimo a Bin Laden e i suoi seguaci, 'perche' andate sulle montagne? Perché avete distrutto le vite di tanti civili con l'attentato di New York?', loro potrebbero rispondere, anzi hanno già risposto: 'Ci difendiamo contro le umiliazioni subite, le depredazione delle nostre ricchezze'. Ma questa è una responsabilità dei vostri Stati". Davanti ai senatori della Repubblica, nella sala Zuccari di palazzo Giustiniani, il leader libico Muammar Gheddafi non rinuncia alla sua personale lettura degli equilibri internazionali e di temi scottanti come terrorismo, immigrazione, diritti umani.

L'11 settembre libico
"Che differenza c'è tra l'attacco americano nel 1986 e le azioni terroristiche di Bin Laden?'- ha proseguito Gheddafi - Se Bin Laden non ha uno Stato ed è un fuorilegge, l'America è uno Stato con regole internazionali', ha aggiunto il colonnello.

Lasciateci scegliere i dittatori
"Dicono che i governi arabi siano stati fatti da voi" ha proseguito il leader libico, alludendo al peso delle potenze occidentali "Quindi, fareste meglio a non ingerire nelle nostre questioni. Lasciateci scegliere i regimi!". "Saddam l'avete accusato di essere un dittatore. Che c'entrate voi? - ha aggiunto Gheddafi - Se il popolo iracheno accetta di votare per un dittatore per quale motivo ingerite? E' un vostro funzionario forse?". E ancora: "Non possiamo essere tutti uguali. Che c'è di male se la Corea del Nord vuole essere comunista? O se l'Afghanistan è in mano ai mullah? Non è forse il Vaticano un rispettabile stato teocratico con rappresentanze in tutto il mondo? Se l'Iraq era una dittatura sotto Saddam, era forse questo un problema degli occidentali? È stata una buona idea far crollare il suo regime spalancando le porte ad al-Qaeda? Non si può valutare il mondo con superficialità".

Il benvenuto di Schifani
Oggi si realizza "un incontro storico" aveva esordito il Presidente del Senato, Renato Schifani, accogliendo Gheddafi a Palazzo Giustiniani in ritardo sul protocollo: oggi "gettiamo un ponte verso il futuro". "L'Italia di oggi è diversa", riconosce Gheddafi. Che poi però ribadisce le colpe del colonialismo italiano in Libia : "Niente - dice - può risarcire dal sangue libico versato".

Il Colonnello davanti ai senatori
"Ho l'onore di questo incontro con lei, presidente Schifani, e con i senatori della Repubblica italiana - aveva esordito Gheddafi - Vorrei ringraziare Schifani per le sue parole, abbiamo lavorato per rafforzare i ponti fra Libia e Italia... Ringrazio l'amico Andreotti, l'amico Cossiga, l'amico Dini... Sono lieto di incontrare tutti questi vecchi amici per molti anni per raggiungere questo risultato davvero eccellente: il trattato di amicizia e cooperazione fra Libia e Italia, firmato a Bengasi in occasione delle feste della Rivoluzione il 1 settembre".

L'indennizzo a Tripoli
"Dopo la rivoluzione ho cercato di superare lo stato psicologico che condizionava i rapporti fra Libia e Italia - ha proseguito Gheddafi- Dico davanti a voi che qualsiasi indennizzo materiale non rappresenta nulla di fronte alle atrocità subite dal colonialismo italiano, le atrocità le umiliazioni subite... Le distruzioni subite dall'ambiente libico.. Il popolo libico non richiedeva nulla di materiale, ma un riconoscimento degli errori del colonialismo. Questo poteva avvenire già in passato ma c'era una mancanza di accordo". Gheddafi ha poi ripercorso le tappe di riavvicinamento fra Tripoli e Roma, mettendo in evidenza i benefici "che si dischiudono davanti a noi" grazie alla maggiore collaborazione fra i due Paesi.

Aspettando il Colonnello
In sala Zuccari a palazzo Giustiniani, clima surriscaldato: alcuni senatori, tra cui l'esponente dell'Idv Pancho Pardi, hanno tentato di entrare nella sala con la foto dell'attentato di Lockerbie sul petto, sull'esempio del colonnello libico che ieri si è presentato all'aeroporto di Ciampino e all'incontro con il presidente Giorgio Napolitano con la foto di Omar al Muktar, eroe anti-italiano negli anni '30.

Il 21 dicembre 1988, a Lockerbie si sono schiantati i resti del volo PA 103 della Pan Am esploso in volo a causa di un attentato terroristico, messo a segno con un ordigno esplosivo nascosto nella stiva del Boeing 747-121.

All'attacco anche il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione: "Al di là delle cerimonie e delle polemiche, il governo italiano colga l'occasione della visita del presidente libico Gheddafi per chiedergli con grande forza che la Libia sottoscriva la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati, cosa che Tripoli non ha fatto. In mancanza di queste garanzie il respingimento in mare delle navi di migranti diventano un atto contrario al diritto internazionale e ai principi umanitari".

Proteste alla Sapienza
"Siamo tutti clandestini!", urlano al megafono gli studenti dell'Onda riuniti davanti alla facolta' di Lettere e Filosofia della Sapienza per manifestare il loro dissenso alla visita di Gheddafi e alla "militarizzazione dell'università".

C'è anche un cartello in lingua araba ad accogliere il leader libico Muammar Gheddafi all'universita' La Sapienza di Roma. "No alle prigioni - recita lo striscione - per i migranti in Libia - recita il messaggio - fuori Gheddafi dall'università". Un messaggio che gli studenti della facoltà di Lingue orientali fuori l'università hanno voluto esporre nella piazza della Minerva in attesa dell'arrivo del leader libico.

Alcune immagini degli scontri avvenuti alla Sapienza per la visita del colonnello Gheddafi

http://www.rainews24.rai.it/it/


EROTICA SCIENZA DEL BONDAGE.GHEDDAFI ARRIVA A ROMA .CAROSELLO DI AMAZZONI PER SILVIO BERLUSCONI IN ESTASI.

Roma 11 Giugno 2009(Corsera.it)

Dopo aver dovuto bruscamente abbandonare i suoi sollazzi quotidiani nel regno del nudismo sfrenato di Villa Certosa, al Presidente del Consiglio italiano non è apparso vero di poter accogliere a braccia aperte il leader libico Muammar Gheddafi,uno che di festini allo schioccar di frusta è ben abituato.

Per settimane la stampa internazionale ha battuto sullo scandalo di Noemi Letizia e le fotografie dei nudisti ospiti di Villa Certosa, hanno inondato giornali e televisioni di tutto il mondo.Anche il cazzo eretto di Topolanek è uscito alla ribalta .Il parapiglia del carosello al viagra della vita privata del Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi deve aver suggestionato anche ...



...il leader libico,che per non essere da meno si è presentato a Roma con l'intera sua scorta delle amazzoni in divisa,quella come dire che usano la frusta,se la notte giri in vestaglia e ti infili anche qualche reggicalze.L'incontro tra i due leader è molto più intenso di quanto si possa immaginare,si và dal nudismo perfetto di Villa Certosa al bondage militaresco all'interno di una tenda nel deserto,come dire un integro saluto di moralità tra due personaggi eccentrici della storia contemporanea.Berlusconi e Gheddafi si assomigliano pure,costruiti con la gomma e il lucida labbra,uno pensa di essere Napoleone e l'altro Jerry Lewis.Sono personaggi da fiaba carnevalesca,un'immagine grottesca di una pagliacciata internazionale ad uso e consumo delle popolazioni,mentre al di sotto di ogni sospetto si consumano le sordide alleanze con parte del potere forte italiano.Scopi? Denaro che affluisce nelle casse di un sistema al collasso,che generano e rigenerano interessi politici,producono consenso,tengono a galla il Premier,mentre tenta l'impervia strada di costruire il dialogo con la Libia e Russia ,mantenendo un ruolo centrale addirittura con le amministrazioni statunitensi.

I denari libici sono indispensabile ad un certo sistema italiano per mantenere la sua supremazia finanziaria e industriale,recuperare linfa vitale per non dover abdicare al proprio ruolo e peso politico.Silvio Berlusconi può continuare a vincere soltanto se la tensione sociale rimane cheta,non si disperde in mille orribili rivoli di contestazione,fuochi che potrebbero incendiare il delicato equilibrio del paese Italia.

La relazione con la Libia di Gheddafi contribuisce inoltre ad avvicinare l'Italia ai paese arabi moderati e forse anche a quelle frange estremistiche che vedono comunque nel leader libico un loro esponente mediatico di grande rilievo,ecco perchè nessuno gli ha mai fatto la pelle a Muammar.

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