PDL: PENALIZZATI DEL 2% PER ASTENSIONI
“Il Pdl sorpassa il suo principale avversario, il Pd, di 8-9 punti percentuali, ma non raggiunge quei livelli che erano previsti da tutti i sondaggi. Le astensioni, comuni in tutta Europa, hanno portato via due punti percentuali al Pdl”. Lo afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, al Tg1.
Astensionismo. E’ il capro espiatorio al quale il Pdl dà la colpa di un risultato insoddisfacente, ben lontano dal 40-45% nel quale aveva sperato per primo Silvio Berlusconi. Sorpreso e deluso, il premier ha seguito il voto da Arcore senza nascondere il suo stato d’animo. A questo risultato ha contribuito la forsennata campagna contro di me che ha portato i suoi effetti, è stato il suo commento con i più vicini. Una delusione compensata dalla considerazione che tra i partiti al governo in Europa, il centrodestra italiano è stato tra quelli che hanno tenuto meglio. Berlusconi è rimasto veramente sorpreso dalla così alta percentuale di astensionismo e si è detto certo che una affluenza alle urne vicina all’80%, come quella che si è registrata nel voto politico del 2008, gli avrebbe fatto superare il tetto del 40% in queste europee.
La delusione del premier è la stessa che si legge in faccia a più d’uno nel quartier generale del Pdl, in via dell’Umiltà. Anche se, in diverse trasmissioni tv, i big del partito vanno a spiegare che invece la maggioranza (compresa la Lega) è cresciuta rispetto alle ultime europee e ha registrato solo una lieve flessione rispetto alle politiche. E’ vero che si sale rispetto al 32,5% dato alle europee del 2004 dalla somma dei voti di Fi e An e che si cala di poco rispetto al 37,5% delle ultime politiche, ma nessuno riesce a dissimulare più di tanto la delusione per quello che doveva essere il primo banco di prova elettorale del nuovo partito del centrodestra, dopo il congresso fondativo di marzo.
“E’ evidente che su di noi pesa l’astensionismo, soprattutto al Sud - afferma il capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto - ma si dimostra che l’area di governo si consolida, con l’avanzamento dell’alleato della Lega, mentre è il Pd a crollare, perdendo 6-7 punti percentuali e venendo cannibalizzato dall’IdV. L’offensiva delle sinistre si è rivelata un boomerang”.
IL PD RIPRENDE FIATO, ORA POSSIAMO RIPARTIRE
L’impressione di tutti era che l’astensionismo avrebbe punito soprattutto il Pd e questo spiega ancora più il sollievo, misto ad incredulità, che si respira molte nella sede del partit. Dopo le sconfitte in Abruzzo e poi in Sardegna, e poi lo choc delle dimissioni di Walter Veltroni, il Pd aspettava le elezioni europee come un test sulla propria sopravvivenza. Nella sede del Pd, a parlare con telecamere e giornalisti in un climax di ottimismo è stato per tutti Piero Fassino, l’uomo che in altre occasioni metteva la faccia anche davanti alle sconfitte più dure. “Si dava per certa - è l’analisi dell’ex segretario Ds - una rotta del Pd che non c’é stata così come non c’é stato lo sfondamento di Berlusconi che ai quattro venti indicava la cifra del 45 per cento. La realtà è un’ altra e cioé che le opposizioni unite raggiungono il 51 per cento e non il Pdl più la Lega”. Il Pd sarà il secondo o al massimo terzo per voti ed eletti e quindi potrà trattare da una posizione di forza il suo ruolo nel nuovo gruppo dell’Alleanza dei democratici e dei socialisti. Una soddisfazione che spinge Franco Marini a rispolverare l’idea “dei due gruppi autonomi ma alleati” ma, spiegano al Pd, l’accordo con i socialisti europei è ormai chiuso.
LA LEGA ESULTA - Un ottimismo “sempre meno cauto” é quello che sta contagiando la Lega a Via Bellerio, per usare l’eufemismo del vicesegretario della Lega Lombarda Matteo Salvini. I risultati che si profilano hanno galvanizzato la base leghista (moltissime le telefonate a Radio Padania di persone entusiaste). Il leit motiv è più o meno lo stesso per tutti, da Roberto Cota a Mario Borghezio, da Roberto Castelli a Giancarlo Giorgetti: “Il risultato è un premio per l’azione di governo della Lega - dicono - E’ stata premiata la nostra serietà e questo voto è anche una spinta per portare in Europa le battaglie che la Lega ha condotto fino ad oggi in Italia”.
DI PIETRO, NOI CO-FONDATORI DI UNA NUOVA COALIZIONE
“Da domani non facciamo più parte dell’opposizione, ma dell’alternativa al governo Berlusconi che continuo a considerare fascista, razzista, e piduista”. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro commenta così le ultime proiezioni sui risultati delle europee. “Siamo l’unico partito che cresce - aggiunge - e siamo già proiettati al domani. Noi siamo i co-fondatori di una nuova coalizione”. Di più Di Pietro non vuole aggiungere “in attesa di risultati più consistenti”.
CASINI, NOI PREMIATI
”Se i risultati saranno confermati l’Udc e’ stato premiato e siamo soddisfatti mentre il bipartitismo ha avuto una dura lezione”: e’ il commento di Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. ”Quella trascorsa e’ stata una brutta campagna elettorale, non si e’ parlato dei bisogni degli italiani mentre ci si e’ occupato di veline e di altro. Noi abbiamo chiesto un voto in piu’ per capire se la nostra sfida, di creare un partito della nazione, aveva gambe per andare avanti. E abbiamo avuto una conferma”. Il leader dell’Udc commenta i dati ottenuti anche dagli altri partiti: ”Di Pietro e la Lega sono andati avanti. La politica dell’Idv demagogica ha portato i suoi frutti mentre la Lega si e’ trovata nella condizione ideale di alleato privilegiato. Noi siamo sereni e intendiamo onorare questi voti in Parlamento parlando dei problemi degli italiani che fanno fatica a superare la crisi economica”.
NESSSUN CANDIDATO LGBTQ AL PARLAMENTO EUROPEO?
Resta la speranza che almeno un candidato Lgbtq sia riuscito ad essere eletto al Parlamento Europeo. Si spera molto in Gianni Vattimo, presente nella lista dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, ma è ancora presto per saperlo. Sarebbe una sconfitta dura e significativa per il mondo Lgbtq italiano se non riuscisse a portare almeno un suo rappresentante a Parlamento europeo.
SINISTRA DIVISA, VIA ANCHE DA EUROPA, E’ LITE
Fuori anche dall’Europarlamento: dopo essere stata esclusa dal Parlamento nazionale, la sinistra non occuperà neanche un seggio a Strasburgo. Rifondazione e i Comunisti italiani incassano il colpo. Essere arrivati all’appuntamento divisi è stato dunque fatale e come è tradizione gli ex compagni di partito litigano sulle responsabilità. “C’é stata una scissione di troppo…”, commenta sarcastico il segretario del Prc Paolo Ferrero. Nessun pentimento replica il governatore della Puglia Nichi Vendola, che rilancia: “Il cantiere è aperto, il cammino continua”. In testa l’ostacolo del quorum, ma la sfida per tutti, fin dall’inizio della maratona elettorale, è in famiglia: e parte la battaglia ‘fratricida’ con il timore di essere i soli a perdere. Due ‘cartelli’, tre sedi: Rifondazione si dà appuntamento al partito in via del Policlinico, Sinistra e Libertà poco distante a via Napoleone III. Ma, a sorpresa, anche il Pdci decide di attendere il responso delle urne in proprio (in un palazzo a Piazza Augusto Imperatore).
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